lunedì 25 ottobre 2010

Su Dossetti, ancora una volta grazie a Gilberto

Nel pomeriggio di sabato scoso, 23 ottobre, presso il salone del monastero di Cotrino, su invito dell'insegnante Maria De Nitto, ho partecipato ad un incontro con don Athos Righi, priore della Piccola Famiglia dell'Annunziata fondata da don Giuseppe Dossetti. Erano presenti diversi laici (nella mattinata don Athos aveva già incontrato un gruppo di sacerdoti pugliesi e nella giornata di venerdì era stato con i seminaristi di Molfetta) che avevo conosciuto negli anni dell'impegno diocesano in Azione Cattolica e, tra loro, tanti amici di Gilberto De Nitto. E' stata una occasione per riflettere insieme - ripercorrendo le tappe fondamentali della vita di don Giuseppe Dossetti: giovane cattolico dalla rigida educazione, poi padre costituente, eremita, sacerdote, consulente del Concilio Vaticano II, "sentinella" della democrazia italiana al crepuscolo della sua vita terrena - sul valore della giustizia sociale, oggi minacciato dall'egoismo dominante tra i popoli e dalla volontà di prevaricazione dei più forti sui più deboli (anche attraverso gli strumenti della politica), nonchè sull'etica della responsabilità e della responsabilità politica.

sabato 16 ottobre 2010

Un Grande Salento in Puglia? Una Regione Salento? Parliamone.

Ho diffuso stamane il seguente comunicato stampa - a firma mia e degli altri tre componenti il gruppo consiliare UDC al Comune di Latiano, Claudio Ruggiero, Mauro Vitale, Salvatore Zucchero, oltre che del commissario cittadino del Partito, Giovanni Bruno - per richiamare l'attenzione sul tema strategico del Grande Salento, come formidabile occasione di sinergia fra tre territori provinciali e come strumento di un dibattito finalizzato ad accrescere la consapevolezza sulle potenzialità di sviluppo della nostra terra.
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Apprendiamo con soddisfazione la notizia della recente sottoscrizione di un protocollo d’intesa, tra i Presidenti delle Province di Brindisi, Lecce e Taranto, in cui si individuano - all’interno di un “Piano per la competitività del Grande Salento” - strategie di azioni ed obiettivi prioritari per aumentare la competitività territoriale attraverso un potenziamento infrastrutturale riguardante la mobilità dell’area jonico-salentina.
Apprezziamo, inoltre, l’attenzione riposta dai Presidenti delle tre Province al tema del marketing territoriale, in una visione di insieme del Grande Salento che conservi le diverse specificità.
Il gruppo consiliare UDC di Latiano ha proposto, nell’ultima seduta del Consiglio Comunale, l’indizione di un referendum cittadino sulla creazione della “Regione Salento”.
Tale iniziativa intende collocarsi a supporto dell’azione del Presidente della Provincia Massimo Ferrarese, nell’ottica della sensibilizzazione sociale sull’identità e sulle potenzialità del nostro territorio.
Firmato:
Il Commissario Cittadino UDC, Giovanni Bruno
I Consiglieri Comunali Gabriele Argentieri, Claudio Ruggiero, Mauro Vitale, Salvatore Zucchero

venerdì 15 ottobre 2010

Sciopero della saponetta alla Ducati

Riporto qui di seguito un articolo pubblicato ieri su http://www.repubblica.it/, poiché ritengo che possa essere molto indicativo dei tempi difficili in cui viviamo: con un Occidente del mondo che non riesce a trovare una via di uscita dalla crisi economica in cui è attanagliato da troppo tempo (e probabilmente oltre che semplicemente economica, questa crisi è valoriale, identitaria) ed un Sud che risponde con sempre maggiore lucidità, determinazione e fierezza (come dimostra la prova di coesione e di solidarietà offerta dal Cile nella vicenda dei 33 minatori). Noi, oggi, sembriamo capaci solo di “trovate” più o meno condivisibili ma comunque dal “respiro corto”, come questa della Ducati o come la decisione dei vertici Rai di sospendere-non sospendere dal servizio il giornalista Michele Santoro. Crediamo davvero che siano queste le “ricette” per uscire dalla crisi?

È lo "sciopero della saponetta". Tra produttività e igiene, alla vigilia dell'arrivo di Valentino Rossi e del lancio della nuova moto Diavel, l'ultima battaglia sindacale in casa Ducati si gioca su cinque minuti. Anzi dieci, la durata delle due pause concesse fino a pochi giorni fa agli operai per lavarsi le mani prima di pranzo e a fine turno. Un'usanza storica nei capannoni di Borgo Panigale. Ma nel mondo che corre per l'azienda non c'è più tempo per la pausa saponetta.
Via il privilegio, dunque. Unilateralmente. E immediate le proteste degli operai perché, dicono, si è sempre "staccato" cinque minuti prima per togliersi di dosso il grasso dei motori. Un'abitudine regolamentata che ora, in tempo di crisi, l'azienda sacrifica sull'altare della produttività: il permesso è stato tagliato qualche giorno fa scatenando le ire dei sindacati che, come spesso accade, reagiscono a ranghi separati. La Fiom già stamattina a suon di volantini chiederà ai lavoratori di scioperare 15 minuti a pranzo e altri 15 all'uscita (la durata minima di sciopero prevista per legge), per procedere poi a oltranza finché l'azienda non si rimangerà l'affronto. La Fim Cisl organizzerà scioperi simili e annuncia diffide legali per violazione degli accordi contrattuali.
Ma l'azienda non demorde. "Dobbiamo recuperare efficienza, e questo è solo uno dei sistemi, peraltro indolore - spiega il capo del personale Ducati Luigi Torlai - chiediamo agli operai di lavorare dieci minuti in più al giorno, che in un anno per noi significa molto. Le mani del resto se le possono lavare all'uscita". La novità è già stata introdotta in officina, da ieri nel reparto montaggio motori e presto in tutta l'azienda, ma capita in un momento delicato: tra lunedì e mercoledì ci sono le elezioni dei rappresentanti sindacali.
"Forse la Ducati vuole far pagare Valentino Rossi a noi", risponde a stretto giro di posta il segretario bolognese della Fiom Bruno Papignani. "Non vorrei che Del Torchio si sia montato la testa e voglia fare un pò il Marchionne, ma non mi pare la persona giusta", ha aggiunto intervistato su "Radiotau".

Fonte: http://www.repubblica.it/ – 14 ottobre 2010

giovedì 7 ottobre 2010

Consumi. Coldiretti: stop al 30% degli sprechi con i trucchi salva-avanzi.

Finisce nella spazzatura circa il 30 per cento del cibo acquistato dagli italiani che può però essere salvato dai trucchi della cucina antispreco, che utilizza il cibo avanzato grazie ai segreti custoditi nei piatti della nonna. E' quanto afferma la Coldiretti che in occasione della Biodomenica a Roma in Via dei Fori Imperiali ha apparecchiato la prima “tavola degli avanzi”, con piatti semplici che recuperano con gusto il cibo non consumato nei giorni precedenti, svelando così le antiche ricette della tradizione enogastronomica popolare a rischio di estinzione.
Nelle case degli italiani - sottolinea la Coldiretti - ad essere gettati nel bidone sono sopratutto gli avanzi quotidiani della tavola come frutta, verdura, pane, pasta, latticini e affettati che si classificano tra i prodotti piu' a rischio. Dal campo alla tavola si stima che in Italia a causa degli sprechi viene perso cibo sufficiente a nutrire 44 milioni di persone (l’intera popolazione della Spagna) per un valore che ammonta a circa 37 miliardi di euro, ben il 3 per cento del PIL, secondo una indagine di "Last Minute Market" dell’Università di Bologna.
Recuperare con un po’ di fantasia i cibi rimasti sulle tavole non è dunque - precisa la Coldiretti - solo un modo per risparmiare senza rinunciare ad ingredienti naturali e di qualità, ma anche la dimostrazione di un impegno concreto alla riduzione dello spreco delle risorse agro-alimentari. Un aiuto anche per l’ambiente con una minore produzione di rifiuti, il cui smaltimento rappresenta oggi uno dei principali problemi delle economie sviluppate.
L’attenzione alla ricerca della qualità in tavola a buon mercato è confermata da fatto che quasi quattro italiani su dieci (37 per cento) dedicano parte del tempo libero al giardinaggio e alla cura dell'orto, come misura antistress, per passione, per garantirsi cibi di qualità o anche solo per risparmiare, secondo una analisi della Coldiretti.
Recuperare il cibo è una scelta di sobrietà che - secondo la Coldiretti - non solo fa bene all'economia e all'ambiente, ma soprattutto all’umore con maggiore tempo da dedicare ai fornelli, magari in compagnia di tutta la famiglia. I piatti antispreco - precisa la Coldiretti - sono tanti, basta solo un po’ di estro e si possono preparare delle ottime polpette recuperando della carne macinata avanzata semplicemente aggiungendo uova, pane duro e formaggio oppure la frittata di pasta per riutilizzare gli spaghetti del giorno prima e ancora la pizza rustica per consumare le verdure avanzate avvolgendole in una croccante sfoglia. Se avanza del pane, invece, si può optare per la più classica panzanella aggiungendo semplici ingredienti sempre presenti in ogni casa come pomodoro olio e sale per arrivare alla più tradizionale ribollita che utilizza cibi poveri come fagioli, cavoli, carote, zucchine, pomodori e bietole già cotte da unire al pane raffermo. Ma anche la frutta può essere facilmente recuperata se caramellata, cotta per diventare marmellata o semplicemente in macedonia.
Polpette, frittate, pizze farcite, ratatouille e macedonia non sono però solo una ottima soluzione per non gettare nella spazzatura gli avanzi ma aiutano anche a non far sparire tradizioni culinarie del passato secondo una usanza molto diffusa che ha dato origine a piatti diventati simbolo della cultura enogastronomica del territorio come - conclude la Coldiretti - la ribollita toscana, i canederli trentini, la pinza veneta o al sud la frittata di pasta.

Comunicato Coldiretti n. 745 del 3 ottobre 2010. Fonte: www.coldiretti.it

lunedì 4 ottobre 2010

Non per tattica ma per ciò che vale

Riporto qui di seguito l’editoriale di Marco Tarquinio, direttore di “Avvenire”, pubblicato sull’edizione di ieri del quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana.

Si è dunque aperta una nuova fase nella XVI legi­slatura, con solidi intendimenti da parte di chi regge il timone dell’Esecutivo, ma in un quadro po­litico che si è fatto complicato e fragile. E poiché nessuno ha la sfera di cristallo, nessuno è davvero in grado di dire fin dove potrà spingersi l’orizzonte dell’azione di governo e dell’attività parlamentare.
I nostri lettori sanno che noi ci auguriamo anni di lavoro intenso e utile per il Paese. E sanno anche che apprezziamo una maggioranza e un’opposi­zione capaci di assumersi con chiarezza le rispetti­ve responsabilità, ma ancor più forze politiche che si dimostrino in grado di convergere – ogni volta che sarà possibile e opportuno – sulle iniziative e sulle scelte riformatrici necessarie per preparare e ben orientare il futuro dell’Italia. Le cinque 'e' – etica, educazione, energia, equità fiscale, equilibrio istituzionale – sono forse solo un esempio dei terreni sui quali sarebbe indispensabile dare segnali positivi a­gli italiani. Ma è un esempio calzante, che spiega quanto sia urgente concentrarsi con stile adeguato e lungimiranza su una seria agenda di legislatura.
La sensazione è che invece, in questa fase nuova, più che su contenuti legislativi e obiettivi strategici, in troppi – e, sorprendentemente, anche tra coloro che fanno esplicito richiamo all’ispirazione cristiana – si stiano dedicando alla tattica e alle meccaniche di schieramento. Quasi che si fosse imparato poco o nulla dagli errori del passato più recente, quelli che hanno segnato i sedici anni di vita della cosiddetta Seconda Repubblica.
Di quegli errori, qui, ce ne in­teressa, appunto, il principale: la presunzione e­quilibrista di poter costruire coalizioni o soggetti politici solo sulla base di una polemica con il 'ne­mico' prescelto e in forza di 'numeri' potenzial­mente sufficienti a vincere una determinata scom­messa elettorale. Così sono nati e caduti il primo governo Berlusconi, il primo governo Prodi, due go­verni D’Alema e il secondo governo Berlusconi. Co­sì è stato messo a rischio il governo in carica, quel­lo che ora cerca un rilancio.
Nel frattempo, certo, si è governato. Ma quante riforme di sistema sono sta­te portate a buon fine? È un’incompiutezza che pe­sa e, lunedì scorso, il presidente della Conferenza Episcopale Italiana lo ha ri­cordato a tutti con lucidità e angustia. La democrazia dell’alternanza che si è affermata negli ultimi tre lustri si è portata, insomma, in cuo­re un’alternanza delle instabilità, e nessuna alchi­mia elettorale maggioritaria riesce a curarla. Perché i numeri – cioè il consenso popolare e la rappre­sentanza parlamentare – in qualunque democra­zia sono indispensabili, ma non bastano e non ten­gono senza le idee-cardine che danno vera forza a un progetto politico. L’essenzialità di questo punto è sempre più eviden­te.
Lo sforzo per avvicinare culture ed esperienze politiche diverse è certo importante e può diventa­re addirittura meritorio, ma non può mai essere pa­gato in termini di chiarezza. Perché non tutti i pro­getti sono compatibili, e i fatti si sono incaricati di confermare – e questo a noi importa molto – una condizione di disagio e persino d’insignificanza per i politici di ispirazione cristiana disposti a mettere tra parentesi, per tattica, un impegno coerente su ciò che davvero conta. E ciò che davvero conta per chi voglia fare politica con una limpida visione umani­stica e, a maggior ragione, da cristiano e da cattoli­co è la determinazione a non dimenticare mai e a tenere per bussola i «valori non negoziabili».
Papa Benedetto XVI li indicò magistralmente, era il mar­zo del 2007, ai leader del Partito popolare europeo. Il cardinale Angelo Bagnasco, nella sua prolusione ai lavori del Consiglio permanente dell’episcopato che si è appena concluso e in questa vigilia della Settimana Sociale dei cattolici di Reggio Calabria, li ha richiamati con altrettanta forza e chiarezza: vita (dal concepimento alla morte naturale), famiglia uomo-donna, libertà religiosa e libertà educativa. È questo il «fondamento» che garantisce ogni altro valore e impegno, ha detto il presidente della CEI. Sta alla base di un’azione politica davvero orienta­ta alla costruzione del bene comune. Perciò, ieri, non doveva essere messo tra parentesi e, oggi, non può essere lasciato cadere sotto il tavolo di alcuna trattativa.

Fonte:
www.avvenire.it

domenica 3 ottobre 2010

Asella home: dall'Italia, la "casa" per i fratelli etiopi.

Venerdì scorso, 1 ottobre, ho partecipato alla serata di beneficenza organizzata presso Tenuta Moreno dall'associazione "Ama il prossimo". Erano presenti tantissime persone. A fare gli onori di casa, naturalmente, è stato Pietro Donativo, che da tanti anni è impegnato per la realizzazione di opere di carità (scuole, ospedali, alloggi, mense) particolarmente in Etiopia. Molto toccante è stato il video, che ha consentito a tutti di prendere coscienza dello stato di estrema povertà in cui sono costretti a vivere migliaia (o, più probabilmente, milioni) di uomini e donne, bambini ed anziani, la cui unica ragione di sventura è stata quella di nascere in un luogo della Terra diverso da quello in cui siamo nati noi. Alla fine, durante il buffet offerto da aziende locali, tra i giusti e ripetuti segni di ammirazione per Pietro, ho avuto modo di condividere, con alcuni amici imprenditori, l'idea (per ora solo tale, poi potrebbe divenire un programma e, quindi, realtà) di organizzare un viaggio in Etiopia, nell'abisso della povertà più estrema, laddove grazie a Pietro Donativo ed al gruppo SISA si parla ormai pure l'italiano e, perchè no, il latianese, e laddove - grazie anche a loro - l'Italia non è più un Paese di colonizzatori: per toccare con mano; per dare una mano concreta; per diventare testimoni di una ingiustizia distributiva che va cancellata; per agire poi, con determinazione e per quanto è nelle nostre possibilità, al fine di evitare, alle future generazioni, la piaga dell'odio e del risentimento provocati da una volontà di riscatto che, dal Sud del mondo, non potrà che divenire sempre più forte.