martedì 14 giugno 2011

Le "Buone ragioni per la vita in comune".

L’associazione culturale “Scenari”, di cui sono tra i fondatori, presenterà sabato prossimo, 18 giugno, alle ore 18 presso la sala conferenze del museo provinciale “F. Ribezzo” in Brindisi, il libro “Buone ragioni per la vita in comune. Religione, politica, economia” del cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia.


I lavori - moderati dal giornalista Mimmo Consales - saranno introdotti da Emanuele Castrignanò, presidente di “Scenari”. Relazioneranno: on. Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera dei Deputati, on. Giuseppe Fioroni, responsabile nazionale Welfare del Partito Democratico, mons. Domenico Laddaga, delegato governatore Ospedale “F. Miulli” di Acquaviva delle Fonti, Enzo Lezzi, segretario generale CISL FP Puglia.


Le conclusioni saranno curate da mons. Rocco Talucci, arcivescovo di Brindisi.


Tutti i relatori daranno vita ad una tavola rotonda intorno al tema: “Quale volto per l’uomo del terzo millennio” e l’occasione offrirà certamente utili spunti di riflessione sul ruolo del cristiano impegnato a costruire una società plurale e solidale, in cui le differenze non siano motivi di deriva e disgregazione ma contribuiscano alla “vita buona nella città comune”.


L’incontro organizzato da “Scenari” - Associazione fortemente radicata nel movimento sindacale cattolico brindisino - rappresenta l’ideale proseguimento di un recente confronto, organizzato dalla CISL Veneto, tra mons. Angelo Scola e Raffaele Bonanni sul tema “Solidarietà, sussidiarietà, sostenibilità, responsabilità: valori e fattori per il nuovo sviluppo”.


All’incontro organizzato da “Scenari” saranno presenti il presidente della Provincia, Massimo Ferrarese, l’on. Gero Grassi (Pd), l’on. Giovanni Carbonella (Pd), l’assessore regionale Fabiano Amati (Pd), il sen. Michele Saccomanno (Pdl), il consigliere regionale Maurizio Friolo (Pdl).

martedì 7 giugno 2011

“Si” al Referendum, per sancire il fallimento della legislatura.

Premetto che il sistematico ricorso alle consultazioni referendarie non mi appassiona, anzi suscita in me delusione, quasi tristezza (se questa possa essere un sentimento che la politica riesce ancora a provocare).
Credo, infatti, nella democrazia partecipata; riconosco il valore della rappresentanza diretta dei cittadini ma non posso non rilevare che, negli ultimi venti anni, si è fatto un frequente ricorso ai Referendum anche per colmare l’insipienza del Legislatore, o l’incapacità dello stesso a recepire, e quindi a rappresentare, i sentimenti prevalenti nella società italiana.
Dunque non discuto il valore della consultazione referendaria, come strumento di affermazione del pensiero politico, ma, contestualmente, prendo atto della crisi in cui versa, in Italia, la democrazia rappresentativa.
E tra le cause di ciò deve annoverarsi il cosiddetto “porcellum”, ovvero il sistema per l’elezione del nostro Parlamento, che consente ai Partiti di indicare gli eletti senza dover sottoporre i candidati al consenso diretto degli elettori, attraverso l’espressione della preferenza.
Con questo stato d’animo saluto il Referendum di domenica e lunedì prossimi ma non mi sottraggo certo all’impegno, anzitutto, per una indicazione favorevole al voto.
Se la classe politica nazionale, o buona parte di essa, ha perso di vista molte delle sue prerogative, la Comunità rappresentata non può declinare dalle proprie responsabilità: una inversione di tendenza può determinarsi, anzi, a mio avviso, proprio attraverso una maggiore partecipazione dei cittadini al governo della Cosa Pubblica.
Facciamo sentire, allora, ai nostri Parlamentari, il fiato sul collo; credo che, così, potranno finalmente darsi una mossa! (ma che peccato, però, avere 630 Onorevoli e 315 Senatori, oltre i Senatori a vita, che, insieme, non riescono a rappresentare la Comunità di cui sono espressione…).
E poi non intendo sottrarmi alla responsabilità di far conoscere come voterò io, domenica prossima.
Tre tematiche, quattro quesiti: per me, personalmente e liberamente, altrettanti “si”.
Sul legittimo impedimento, anzitutto, su cui si è espressa anche la Corte Costituzionale: sarebbe stata comprensibile una tutela per le quattro più alte cariche dello Stato ma l’estensione a tutti i Ministri mi sembra davvero troppo. Dunque un “si” per abrogare una legge, secondo me, non sbagliata ma certo… eccessiva.
Sull’acqua: il Governo avrebbe potuto farsi promotore di una Legge che garantisse la libera concorrenza nella gestione (sono sempre persuaso della maggiore efficienza gestionale dei privati…) ed una congrua soglia di sussistenza a tutti i cittadini. Probabilmente l’avrei sostenuta. Così non è stato (il Governo si è dato, evidentemente, altre priorità) e allora… mettiamoci al sicuro! “Si” all’acqua per tutti, ovviamente,… e speriamo che si vigili almeno sugli sprechi.
Sul nucleare, poi. Ho accolto con favore l’impegno assunto dall’attuale Governo Berlusconi, agli esordi del suo mandato, per la ripresa di un piano per il nucleare. Sono stato un “nuclearista moderato” e ne ho scritto, nel 2008, anche su questo blog: lo ritenevo, quello annunciato dal centrodestra italiano, uno sforzo per uscire dalla forbice del binomio petrolio – carbone, che ha prodotto effetti quantomeno discutibili sul fronte dell’impatto ambientale e che, sul fronte economico, non dà garanzie di lunga prospettiva (anche in considerazione dell’atteggiamento spesso ricattatorio assunto dai Paesi produttori). Mi sarei però aspettato un’azione di ampio respiro ed improntata a caratteristiche di maggiore responsabilità: ad esempio la proposizione di un tavolo europeo sull’energia (del resto, anche in termini di sicurezza, che senso ha non realizzare le centrali nucleari in Italia e poi avere, quelle degli Stati limitrofi, allocate sulle Alpi?). Invece che ad una azione di rilevanza continentale (che avrebbe potuto sortire anche risultati insperati: basti vedere l’abbandono del piano per il nucleare annunciato recentemente dal, certo non “sovversivo”, Governo tedesco) abbiamo assistito, ancora una volta, ad una politica di quartiere, anzi no: di condominio. E così, a poche settimane dalla tragedia di Fukushima, ci è toccato sopportare Berlusconi che tranquillizzava Sarkozy sul rispetto dei contratti per la cessione della tecnologia francese sul nucleare (pare, peraltro, che non sia di ultima generazione…). Come se nulla fosse successo in Giappone, come se - sull’altare di un impegno commerciale assunto - si possano mortificare le ansie ed i timori, legittimi, di una Comunità. Insomma, anche su un tema serio, che ha fortissime ripercussioni sull’ambiente, sulla sicurezza e sull’economia nazionale, si è assistito al solito teatrino. E siccome il nucleare, lo si voglia o no, è una cosa seria, se non si è capaci di gestirla con pari serietà, determinazione, lucidità e lungimiranza, è meglio lasciar perdere. Allora “si” anche su questo… ma stavolta speriamo almeno di avere presto un moderno, ed efficace, piano nazionale per l’energia che non si basi sul carbone, sul petrolio e… sul nucleare.
Buon voto libero a tutti.

domenica 5 giugno 2011

Quanto vale l’acqua

“La Puglia e il suo Acquedotto”: si intitola così un libro, scritto da Michele Viterbo (1890 – 1973) e pubblicato in prima edizione nel 1954, in seconda edizione nel 1991 (a cura di Antonio Rubino), poi ancora nel 2010, per i tipi di Editori Laterza, ma, in quest’ultima edizione, con prefazione di Fabiano Amati e postfazione del giornalista de “La Gazzetta del Mezzogiorno” Massimiliano Scagliarini.


L’opera riporta la storia delle vicissitudini sopportate dai pugliesi prima di affrancarsi definitivamente dalla antica soggezione della sete.


L’Autore - che fu amministratore illuminato (al suo nome è legato il varo di importanti Istituzioni della nostra Regione) ma anche storico, letterato ed appassionato meridionalista - ripercorre gli atti e le azioni, le ansie e le passioni che condussero alla costruzione di quello che fu definito “il più grande acquedotto del mondo”, le cui reti idriche alimentano la Puglia, la Basilicata, parte dell’Irpinia, del Molise e della Calabria.


L’edizione che ho avuto modo di leggere, l’ultima, riporta, nella postfazione, le vicende degli ultimi 50 anni di vita dell’Acquedotto Pugliese.


Ho regalato questo libro a mio fratello nello scorso mese di settembre, subito dopo la sua elezione a presidente di un piccolo consorzio irriguo, ritenendolo utile viatico all’esordio di una esperienza di organizzazione della condivisione, laddove quest’ultima ha ad oggetto un elemento particolarmente sensibile, fondamentale, come l’acqua.


Mi accade spesso di regalare un libro che mi piace e che ritengo utile, ad una persona, in quel particolare momento della sua vita. E mi ritrovo, talvolta, a farmi poi prestare quello stesso libro, anche per una rilettura, quando ne avverto il bisogno.


Il mio momento per il volume di Michele Viterbo è venuto alcuni giorni addietro, quando il dibattito sul referendum ha fatto capolino un po’ in tutte le case, sospinto - sia pure, all’inizio, timidamente - dai mezzi di informazione.


Così mi sono fatto prestare “La Puglia e il suo Acquedotto” e ne ho completato la lettura in pochi giorni: una esperienza che consiglio, poiché suscita una ampia riflessione etica sul valore reale dei bisogni primari, sul consumo responsabile e sulla ottimale gestione delle risorse disponibili.

venerdì 3 giugno 2011

Incendio a Muro Tenente: chiediamo spiegazioni

Ho depositato stamane, presso l’Ufficio Protocollo del Comune di Latiano, una interrogazione urgente - a firma mia, di Claudio Ruggiero e di Mauro Vitale - in merito all’incendio che si sarebbe verificato nei giorni scorsi presso l’area archeologica di Muro Tenente. Non abbiamo notizie precise sull’accaduto ma, in considerazione dell’inestimabile valore degli scavi, riteniamo di dover chiedere conferme ufficiali, e spiegazioni in ordine alle responsabilità, direttamente all’Amministrazione Comunale nelle persone del Sindaco e dell’Assessore alla Cultura.

«A norma dell’art. 13 del Regolamento per il funzionamento del Consiglio Comunale approvato con D.C.C. n. 95 del 10/10/1996, i sottoscritti Consiglieri Comunali formulano la seguente interrogazione da inserire all’ordine del giorno della prossima seduta della Pubblica Assise Cittadina.

Si apprende, dagli organi di informazione, la notizia di un incendio che, in data 30 maggio 2011, avrebbe interessato l’area archeologica di Muro Tenente.
Nel rilevare che un simile accadimento umilierebbe il lavoro di chi, ormai da tanti anni, si spende nella ricerca dei siti e per la salvaguardia del patrimonio archeologico custodito in quello scrigno di storia e di cultura che è Muro Tenente, si chiede di conoscere:
1. Quale zona dell’area archeologica sarebbe stata aggredita dalle fiamme;
2. Quale dinamica avrebbe avuto l’azione incendiaria, posto che fonti giornalistiche affermano che il fuoco sarebbe divampato da diversi punti, anche notevolmente distanti tra loro, con ciò accreditando l’ipotesi dell’origine dolosa;
3. Se risponde al vero che, in data 30 maggio 2011, l’area archeologica di Muro Tenente fosse invasa da sterpaglie;
4. Nel caso in cui l’incendio si fosse realmente verificato, quali danni siano stati arrecati all’area archeologica e se si sia provveduto a sporgere denuncia alle Autorità competenti;
5. Se, nel caso in cui l’incendio si fosse realmente verificato e fosse stata esposta denuncia dell’accaduto, gli organi inquirenti abbiano già informato l’Amministrazione Comunale latianese in ordine alla formulazione di una ipotesi investigativa

F.to: Claudio Ruggiero, Gabriele Argentieri, Mauro Vitale.


Ritengo che, se fosse confermato l’accadimento dei fatti, il Consiglio Comunale debba farsi carico di una seria analisi delle politiche culturali in ambito locale, in esito alla quale dovrebbe poi trarsi ogni necessaria conseguenza.

mercoledì 1 giugno 2011

Furto dei cavi in rame della rete elettrica: rimediare presto ai danni. Un richiamo all'Enel.

Le cronache riportano sempre più spesso la notizia di furti di cavi in rame della rete elettrica. Tale fenomeno crimonoso è indotto dall’alto costo ormai stabilmente acquisito dal rame sul mercato. Anche nelle nostre campagne si sono registrati episodi criminosi di questo genere. I danni arrecati, all’Enel, dai furti, si estendono direttamente anche sui privati cittadini, costretti a rimanere senza corrente elettrica, talvolta, per alcuni mesi. E’ ciò che sta accadendo in alcune contrade del territorio latianese, poste al confine con San Vito dei Normanni e San Michele Salentino.


Sull’argomento, al fine di richiamare l’attenzione di tutte le Autorità competenti, ho diffuso stamane il seguente comunicato stampa, a firma, oltre che mia, degli altri due componenti il gruppo consiliare Udc al Comune di Latiano: Claudio Ruggiero e Mauro Vitale.



«Da ormai circa due mesi le contrade Tussano, Grottole, Asciulo e Ospedale, ubicate in agro di Latiano, al confine con San Vito dei Normanni, sono al buio.


E ciò a causa del furto di diversi chilometri di cavi in rame dai pali della rete elettrica.


Il disagio causato da tale criminosa sottrazione si accrescerà nei prossimi giorni per effetto dell’inizio del periodo di villeggiatura, che determinerà la legittima aspettativa degli utenti a fruire di un servizio già contrattualizzato.


Comprendiamo le difficoltà del gestore della rete elettrica, nel dover fronteggiare fenomeni straordinari come il furto di cavi in rame, ma richiamiamo la necessità di un tempestivo intervento risolutore che determini il ripristino di un servizio, in favore di abitazioni ed attività produttive, il perdurare della cui mancanza non potrà che accrescere il computo dei danni già arrecati».


F.to: Gabriele Argentieri, Claudio Ruggiero, Mauro Vitale.