lunedì 26 agosto 2013

UDC, FLI, Noi Centro, Scelta Civica, Centro Democratico… dove va il CENTRO?

Abbiamo diffuso stamattina la seguente nota, a firma mia e di Mauro Vitale, al fine di apportare pubblicamente un contributo di analisi e di riflessione nella situazione di grande fermento che ormai da qualche settimana caratterizza, a livello nazionale, il campo politico dei moderati.

La strategia del “terzismo responsabile”, come l’ha definita Ferdinando Adornato, lanciata con coraggio da Pierferdinando Casini già nel 2008, ha avuto ragione al cospetto sia della, ormai a tutti evidente, crisi del bipolarismo italiano (così come si è realizzato finora) e sia della esperienza delle larghe intese  - dapprima con Monti e poi con Letta -  a cui la politica nazionale ancora fatica ad offrire una vera alternativa.
Tuttavia questa strategia, che ha visto cimentarsi l’Udc in un impegnativo, e per certi versi estenuante, ruolo di raccordo, ha perso nelle urne.
E allora  - con  la forza delle ormai acclarate ragioni politiche ma nella consapevolezza di un chiaro indirizzo, favorevole alla semplificazione del quadro politico, espresso dall’elettorato -  occorre passare alla costruzione di un bipolarismo europeo.
Questa nuova, entusiasmante, sfida determina evidentemente il fermento che in queste settimane caratterizza il cosiddetto “campo” dei moderati.
Le posizioni che si appalesano sono differenti ma non manca il consueto minimo comune denominatore che, al di là dei tatticismi, accomuna tutti nel contesto di un’unica strategia: l’affermazione dei valori su cui si è fatta l’Italia democratica e su cui sono state poste le basi dell’Europa unita, primo fra tutti la solidarietà tra i popoli e tra le persone.
C’è chi punta a caratterizzare e ad organizzare un’ampia area politica che faccia riferimento al Partito Popolare Europeo, sottraendola alla omologazione sotto le insegne di un unico partito personale.
Ma c’è anche chi riflette, a tal proposito, sulla capacità e sulla volontà, del Partito Popolare Europeo, di essere, nel terzo millennio, scrigno dei tradizionali valori del popolarismo e non, piuttosto, cartello di vecchi e nuovi populismi.
C’è chi invece guarda al centrosinistra, intravedendo  - nella concorrenza, su una futura premiership, tra i due cattolici Enrico Letta e Matteo Renzi -  le condizioni di agibilità per una significativa componente moderata (anche a prescindere dal determinarsi di fratture nell’ambito del Partito Democratico).
Ma c’è anche chi riflette, a tal proposito, sulla capacità e sulla volontà, dei due giovani leaders emergenti, di appropriarsi in pienezza della missione di incarnare un progetto politico di lungo respiro, che sia veicolo per condurre l’Italia fuori dalla crisi e verso una stagione di nuovo benessere.
E poi c’è chi, forse trascurando un naturale istinto auto-conservativo dei due poli attualmente prevalenti, auspica di trovare, in una improbabile nuova legge elettorale improntata al doppio turno, il riconoscimento di uno spazio di manovra alle ragioni del centro: e ciò magari sull’altare della buona politica e, prima ancora, della credibilità della politica italiana in Europa.
La Provincia di Brindisi, anche nelle sue distinte realtà locali, è stata negli ultimi anni teatro del “laboratorio” che ha visto affermarsi, anche elettoralmente, la componente moderata nel ruolo di guida di una alleanza, con le forze di sinistra, sempre attenta alla valorizzazione delle esperienze di aggregazione civica (che spesso, va rilevato, costituiscono le uniche fonti di novità nella elaborazione di idee e di programmi per il governo della Cosa Pubblica): tanto basta per accostarsi, al dibattito in atto, con un originale bagaglio di esperienze e di sensibilità.
In questo dibattito si ritiene comunque che non si debbano trascurare la voce ed il sentimento delle “periferie”, a meno che non le si voglia definitivamente consacrare come serbatoio elettorale dell’antipolitica.

mercoledì 21 agosto 2013

Stimoli da Facebook

Riporto un recentissimo intervento di “Franco Bollo”, che credo mi riguardi e che, comunque, mi fa riflettere.

Mi mpinnulu
Carissimu Carbieli, spetta spetta
ca t’ogghiu da signari nna rizzetta
nnu pinnulu, nnu pinnulu ti quiddi…
bbrau, ticimu puru ca è pi lli capiddi
perza ci sa si ntosta mar’a nnui
la pposizioni ca no ffani cchiui

giovedì 8 agosto 2013

Perifericità

La crisi economica che attanaglia ormai sempre più ampi strati della società, richiede la predisposizione di una risposta pubblica concreta alla crescente condizione di disagio.
Al di là delle politiche nazionali o comunitarie in materia economica, gli Enti Locali sono chiamati a fare la loro parte concentrando le (poche) risorse disponibili in interventi ad immediato impatto sociale.
Occorre insomma “penetrare” la quotidianità del disagio, apportando  - per quanto possibile -  un concreto ausilio nel vissuto delle persone.
Non si tratta, però, di incrementare semplicemente le risorse destinate, nei bilanci comunali, al settore delle Politiche Sociali ma di determinare, in un momento storico carico di straordinaria complessità, un nuovo punto di osservazione da cui disegnare la programmazione complessiva degli interventi pubblici.
E così, anche con il contributo del privato sociale, potranno svilupparsi, nelle periferie dai confini sempre più indeterminati, iniziative come la creazione di nuovi servizi alle famiglie ed alle fasce più deboli della popolazione; si potranno, inoltre, incrementare le occasioni di socialità (feste, concerti, manifestazioni…) proprio nelle aree pubbliche decentrate.
E così, ancora, la parola “sicurezza” non apparterrà più, esclusivamente, al vocabolario di una elite che, dal suo sontuoso benessere, rivendica egoisticamente lo sgombero delle diversità: essa sarà, finalmente, declinata come legittima aspirazione di ogni persona che vuole vedere garantita l’incolumità propria e dei propri cari; in questo senso, finché lo Stato non troverà le risorse per potenziare gli organici delle Forze dell’Ordine, gli Enti Locali potranno, ad esempio, migliorare la segnaletica stradale, verificare la corretta manutenzione dei manti stradali, intensificare la pubblica illuminazione nelle periferie e nelle contrade (laddove sempre più famiglie decidono di stabilire la propria residenza abituale).
Su questa traccia forse vale la pena riflettere, anche a Latiano.