venerdì 28 novembre 2014

Anche a Latiano... Si può fare!

La cooperativa Noncello è stata fondata nel 1981, su iniziativa del Centro di Salute Mentale di Pordenone, per aiutare cittadini emarginati, che trovano ostacolo nell’accesso alle opportunità lavorative nel mercato del lavoro ordinario, integrandoli o reintegrandoli nel mondo del lavoro con finalità terapeutico riabilitative e di integrazione sociale.
Noncello è oggi la più grande cooperativa sociale del suo genere in Europa, con oltre 650 soci lavoratori.
Alla cooperativa Noncello in particolare, ed alle tante cooperative sociali nate negli anni ottanta per dare lavoro ai pazienti dimessi dai manicomi chiusi dalla Legge Basaglia, è ispirato il film “Si può fare” (2008), interpretato tra gli altri da Claudio Bisio, esplicitamente dedicato “alle oltre 2.500 cooperative sociali esistenti in Italia ed ai 30.000 soci diversamente abili che vi lavorano”.
Da domani la cooperativa sociale “Si può fare”  - costituita da giovani professionisti latianesi che si richiamano ai valori di Noncello e del film -  apre a Latiano, in via G.B. Papadia n. 11 (nei pressi della stazione ferroviaria), un centro diurno socio – educativo e riabilitativo (art. 60 Regolamento Regionale n. 4/2007).
Farsi carico dei problemi degli altri: forse oggi è una sfida troppo impegnativa? Eppure si può fare. Dunque, si fa!

domenica 16 novembre 2014

Pio Istituto Caterina Scazzeri. Fallimento (o marcia indietro)

Riporto qui di seguito il mio intervento tenuto in Consiglio Comunale nel corso della seduta svoltasi venerdì 7 novembre 2014. Al termine della discussione è venuto a mancare il numero legale ed il Sindaco si è visto costretto a deliberare  - sulle sorti dell’azienda speciale comunale “Pio Istituto Caterina Scazzeri” -  in seconda convocazione, giovedì 13 novembre.

Oggi prendiamo atto di un fallimento, un fallimento tanto più grave, dal punto di vista mio e di Mauro Vitale, perché verificatosi su un’iniziativa  - quella di costituire l’azienda speciale “Pio istituto Caterina Scazzeri” -  in cui noi fondamentalmente, culturalmente, politicamente, credevamo. Ma la gestione politica di questa iniziativa, da parte della maggioranza (o forse è meglio dire da parte di chi ne tiene le fila) e da parte dell’Amministrazione Comunale, ci ha portati a non esprimere mai, in questa vicenda, e  - lo ammetto -  con nostro rammarico, un voto favorevole. L’azienda speciale avrebbe potuto essere una grande opportunità per Latiano ma voi l’avete voluta e condotta a vostra immagine e somiglianza politica (lo dicevamo già nella seduta di Consiglio Comunale del 22 novembre 2010) e questi sono i risultati: appunto, un fallimento!
Un fallimento peraltro certificato dal revisore unico dell’azienda speciale, che nella sua relazione ha chiaramente indicato l’art. 42 dello statuto, che rimanda alle procedure di liquidazione.
Meraviglia, sconcerta, certo, che l’Amministrazione Comunale sia giunta in questa sede, oggi, disponibile ad una discussione sull’evidenza del fallimento ma senza una proposta concreta da offrire alla discussione.
E così, come da quel 22 novembre 2010 ci siamo costretti ad un ruolo passivo su un’iniziativa in cui fondamentalmente avremmo voluto crederci, allo stesso modo non ci si aspetti che oggi ci assumiamo la responsabilità di indicare una strada: perché questo fallimento lo avete prodotto voi e voi dovete assumervene la responsabilità, sotto tutti i profili.
Da parte nostra, ovviamente, non possiamo esimerci dall’auspicare la salvaguardia dei posti di lavoro, nell’ambito delle previsioni di legge e non senza chiedere spiegazioni al Sindaco, in questa sede, su cosa intendesse il presidente del consiglio di amministrazione dell’azienda speciale quando, nella sua lettera protocollo n. 96 del 4 agosto 2014, tra quelle che definiva “azioni ostative al risanamento possibile” indicava testualmente «errori commessi all’atto dell’assunzione del personale (sia) per quanto riguarda il numero delle ausiliarie ed il loro riconoscimento al tempo indeterminato (…)».
E oltre l’auspicio della salvaguardia, in termini di legge, dei posti di lavoro (ovviamente previo assolvimento dei pagamenti pregressi, anche attraverso il richiamo alla responsabilità contabile di quanti dovessero eventualmente accertarsi come responsabili di questo disastro), auspichiamo ovviamente che le porte dell’istituto “Caterina Scazzeri” non tornino a chiudersi. Ma anche su questo punto non intendiamo cimentarci propositivamente poiché l’esperienza che abbiamo fatto di questa maggioranza e di quest’Amministrazione Comunale  - nonché la tempistica sospetta di questa convocazione del Consiglio Comunale (quando il conto consuntivo dell’esercizio finanziario 2013 dell’azienda speciale risulta approvato addirittura nello scorso mese di agosto) -  ci fanno immaginare che qualche consueto ineffabile ispiratore politico abbia già pronto, anche in questa occasione, il suo coniglio nel cilindro.
Poche amare considerazioni rimangono dunque a noi  - oltre quella del mancato coinvolgimento (non ora; ma quando l’azienda speciale si costruiva ed iniziava, operando, a prendere forma) -  su ciò che si sarebbe dovuto fare, e non si è fatto, e non lo si è voluto fare a tempo debito, per proiettare l’azienda speciale verso un futuro lungo.
Già più di un anno fa mi chiedevo, in Consiglio Comunale, il perché dell’acquisizione dall’esterno, da parte del Comune di Latiano, del servizio di assistenza domiciliare, quando questo servizio avrebbe potuto essere offerto, con proprie professionalità interne, e determinando economie di scala, dall’azienda speciale. E poi mi chiedo perché non si sia voluto utilizzare le cucine, di recente ben attrezzate, del “Caterina Scazzeri”, ovviamente dotandosi dei necessari presupposti organizzativi, per realizzare “in house” il servizio di mensa scolastica: anche in quel caso si sarebbero potute realizzare economie per le casse del Comune, ed economie di scala nella gestione dell’azienda speciale.
Mi permetto, allora, di sintetizzare il mio pensiero, pur con una buona dose di approssimazione, su ciò che è accaduto: con l’azienda speciale “Pio istituto Caterina Scazzeri” avreste potuto, a mio modo di vedere, nell’interesse di tutta la comunità latianese, guidare una “Ferrari”. Invece avete preferito portare un cane al guinzaglio!
Avete nominato consigli di amministrazione di primissimo piano  - che non possiamo che ringraziare per l’operato svolto a titolo gratuito -  le cui potenzialità sono state però mortificate.
Dove risiede, mi si chiederà dunque, la vostra grave responsabilità politica? Semplicemente nella mancanza di coraggio; nel fatto che, una volta deciso di attivare l’azienda speciale, si sarebbe dovuto  - così come noi abbiamo suggerito più volte -  operare una sorta di “rivoluzione”, convergendo per quanto possibile sulla soluzione “in house” per la predisposizione di tutti i servizi comunali alla persona. Insomma, se in una cosa ci si crede… ci si scommette sopra fino in fondo. Invece si è voluto, come al solito, seguire in parallelo tutte le strade (si è scelto… di non scegliere). Badate bene: io non sono contro il privato, e il privato sociale in particolare, ma al vostro posto avrei scommesso sull’azienda speciale (io ci avrei scommesso davvero…) e, allo scopo di determinare economie gestionali, avrei fatto erogare ad essa tutti i servizi alla persona di competenza esclusiva del Comune. E’ una scelta di campo. La destra probabilmente, e coerentemente, non l’avrebbe mai fatta. Io si; e ci avrei creduto fino in fondo, ponendo i servizi sociali, erogati “in house” dal Comune, come faro di qualità nella bellissima, e dinamicissima, realtà del privato sociale latianese.
E  - se mi è consentito sognare -  avrei anche agganciato la realtà strutturale dell’istituto ad un presidio permanente di servizio, di testimonianza e di raccordo al lascito originario di Caterina Scazzeri: in tal modo, agli operatori laici avrei cercato di affiancare la presenza di una congregazione religiosa (come è stato in passato, per lungo tempo). Ma questo è, semplicemente, un mio modo di vedere.
In conclusione, ci viene chiesto, ora, di accorrere al capezzale di una creatura agonizzante. Noi questa creatura avremmo potuto amarla ma non l’abbiamo mai conosciuta: il nostro pensiero, in proposito, non è stato mai tenuto in considerazione. Pertanto oggi non la riconosciamo. Solo l’auspicio, quindi, da cittadini responsabili, della salvaguardia del personale, per quanto sarà consentito dal doveroso rispetto della legge, e l’auspicio che quell’istituto, dopo tanti investimenti realizzati, non torni a rimanere chiuso.

lunedì 3 novembre 2014

Sull’enfiteusi, una proposta interessante di SEL

Io e Mauro Vitale abbiamo diffuso oggi il seguente comunicato stampa per esprimere condivisione sulla proposta di affrancazione dall’enfiteusi, per i terreni sui quali è il Comune di Latiano ad esercitare la titolarità del diritto di concedente: una proposta, a nostro avviso, seria, interessante e ben elaborata grazie anche all’apporto fornito da giovani e validi professionisti locali.

Esprimiamo condivisione per la proposta di Deliberazione del Consiglio Comunale elaborata da SEL, avente ad oggetto “Enfiteusi: indirizzi per la determinazione del valore di affrancazione”, incentrata sui terreni per i quali il Comune di Latiano detiene la titolarità del diritto di concedente.
Sosterremo questa iniziativa in Consiglio Comunale, con ciò confermando ancora una volta il nostro convincimento che le decisioni vadano assunte senza pregiudizio alcuno in merito a chi, volta a volta, ne sia il proponente: è notoria, infatti, la nostra non condivisione del giudizio che SEL esprime sull’operato dell’Amministrazione Comunale in carica ma, sia pure nella contingente distinzione delle posizioni, non abbiamo difficoltà a condividere una proposta  - come quella, appunto, sull’affrancazione dall’ormai anacronistico istituto giuridico dell’enfiteusi -  valida e frutto anche dell’elaborazione di giovani professionisti latianesi.
Apprezziamo inoltre la concretezza della proposta di destinazione- delle risorse rivenienti dall’affrancazione dall’enfiteusi -  alla manutenzione del patrimonio scolastico.
F.to: Gabriele Argentieri, Mauro Vitale