martedì 25 dicembre 2018

Marcia cittadina della Pace

Domenica 30 dicembre 2018 si svolgerà la 37^ edizione della Marcia cittadina della Pace, organizzata dal Comune di Latiano e dalla Parrocchia Santa Maria della Neve nel solco della tradizione che fu intrapresa da don Antonio Ribezzi.
Il programma di quest’anno prevede, alle ore 18, la celebrazione della Santa Messa in Chiesa Madre; al termine della celebrazione il prof. Pierdamiano Mazza, Direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Oria, presenterà il messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale della Pace.
Alle ore 19.30 si avvierà la fiaccolata, attraverso il seguente itinerario: via Angelo Ribezzi, via Baracca, via Francesco D’Ippolito, via Roma (prima tappa, nei pressi dei giardini pubblici, con animazione a cura dell’Azione Cattolica Ragazzi), piazza Umberto I (seconda tappa, con saluto del Sindaco ed augurio di Pace al mondo da parte dei cittadini stranieri residenti a Latiano, nelle lingue dei Paesi di rispettiva provenienza; il saluto e gli auguri saranno trasmessi in diretta dalla pagina facebook della Parrocchia Santa Maria della Neve @chiesamadrelatiano), via Santa Margherita (terza tappa e conclusione nei pressi della casa del Beato Bartolo Longo, realizzatore  - nel 1901, a Pompei -  del monumento dedicato alla Pace universale).
Il Parroco della Chiesa Madre, don Salvatore Rubino, ed il Sindaco di Latiano, avv. Mino Maiorano, invitano tutta la cittadinanza  - ed i cittadini, anche stranieri, residenti nei Comuni limitrofi -  a partecipare all’iniziativa. 

domenica 23 dicembre 2018

Salviamo la “Gazzetta”

“La Gazzetta del Mezzogiorno”  - che da oltre 130 anni racconta le speranze e le delusioni, i successi e le sconfitte, le piccole aspirazioni ed i grandi progetti delle donne e degli uomini di Puglia e Basilicata -  vive un momento difficile: la società proprietaria della testata è infatti sottoposta ad un provvedimento di sequestro – confisca da parte del Tribunale di Catania e l’amministrazione giudiziaria che è subentrata non può attingere alla leva finanziaria concessa alle imprese.
Oggi più che mai la voce di Puglia e di Basilicata è esposta ad un incerto destino e non è, dunque, retorico affermare che i lettori sono rimasti gli unici veri editori de “La Gazzetta del Mezzogiorno”.
Sabato 29 dicembre sarà possibile lanciare un potente messaggio, simbolico ed allo stesso tempo concreto, acquistando una copia del giornale (o una copia in più, da regalare magari agli amici, per chi ha già la buona abitudine di acquistare la “Gazzetta” ogni giorno), prenotandola due giorni prima in edicola.
Sono certo che istituzioni, enti pubblici, scuole, associazioni culturali e sportive  - tutti coloro, insomma, che chiedono, ed ottengono, visibilità su “La Gazzetta del Mezzogiorno” -  aderiranno all’invito per contribuire a difendere questo storico, prezioso, patrimonio del nostro Sud.  

sabato 1 dicembre 2018

Libro su don Tonino

Giovedì prossimo, 6 dicembre, a partire dalle ore 19 presso la sala “Murra” del Polo Museale in Latiano, avrà luogo un incontro di presentazione del libro “Su altre orme – lettera di don Tonino Bello venticinque anni dopo”.
Il libro  - scritto da don Antonio Ruccia, parroco di “San Giovanni Battista” in Bari, già direttore della Caritas dell’Arcidiocesi Bari – Bitonto -  propone un’attualizzazione del pensiero di don Tonino Bello alla luce del magistero di Papa Francesco.
L’iniziativa di presentazione è organizzata dal Comune di Latiano in collaborazione con le tre Comunità Parrocchiali cittadine.
Introdurrà i lavori il Sindaco di Latiano, Mino Maiorano; interverranno  - oltre l’autore del libro -  Pippo Scarafile, operatore pastorale di Latiano, e don Antonio Andriulo, parroco di Villa Castelli, vicario episcopale per il coordinamento pastorale (per me e per la mia famiglia, in particolare per Laura, anzitutto caro Amico dei tempi della Scuola e del comune impegno in Azione Cattolica); io avrò il piacere di coordinare i lavori.
Nel corso dell’incontro, il parroco della Chiesa Madre di Latiano, don Salvatore Rubino, illustrerà il programma della trentasettesima edizione della Marcia cittadina della Pace, che avrà luogo domenica 30 dicembre 2018.
“Su altre orme”, edito da “Il pozzo di Giacobbe”, è distribuito a Latiano da Theotokos Articoli Religiosi. 

venerdì 30 novembre 2018

Lipidomica

Lunedì prossimo, 3 dicembre, alle ore 18 presso il teatro Olmi in Latiano, avrà luogo un incontro sull’analisi lipidomica, organizzato dalla cooperativa sociale “San Bernardo”.
La cooperativa “San Bernardo” rappresenta certamente una delle esperienze imprenditoriali di maggior successo mai realizzate sul territorio latianese  - peraltro con il valore aggiunto della caratterizzazione non lucrativa di utilità sociale -  e, grazie all’impegno infaticabile del Presidente Pino Natale, è portatrice della “latianesità” in ogni parte della Puglia, con articolazioni organizzative che si sviluppano ormai a livello nazionale ed anche internazionale.
Io interverrò con piacere all’evento di lunedì 3 dicembre, portando i saluti in qualità di Presidente del Consiglio Comunale di Latiano.
Sono previsti anche gli interventi di Andrea Gigliobianco, Direttore Sanitario della ASL di Brindisi, di Vincenzo Di Donna, Responsabile del Centro di Medicina e Chirurgia Vascolare e Rigenerativa presso il Centro Medico Radio – Diagnostico e Fisioterapico IGEA di Grottaglie, di Fabio Colonna, Coordinatore Responsabile Sanitario del Servizio di Assistenza Domiciliare Integrata in partenariato pubblico – privato ASL Brindisi / RTI San Bernardo, e di Carla Ferreri, Primo Ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Bologna e co-fondatore nonché Direttore Scientifico di Lipinutragen.    

domenica 11 novembre 2018

Bell’incontro su Aldo Moro

L’incontro pubblico dell’altra sera su Aldo Moro ha avuto esiti positivamente sorprendenti, anche per me che, avendo ricevuto il privilegio di coordinare i lavori (ai quali, come già anticipato su questo blog, sono intervenuti il Sindaco di Latiano, avv. Mino Maiorano, e l’on. Gero Grassi), mi ero anticipatamente documentato.
La relazione dell’on. Gero Grassi, puntualmente ancorata agli esiti dei lavori della Commissione Parlamentare Bicamerale “Moro II”, ha offerto un chiaro ritratto della storia recente dell’Italia ed ha fatto riflettere su ciò che è stato, e su ciò che è oggi, il nostro Paese.
Nel corso dell’incontro è stato annunciato che la compagnia teatrale diretta dal concittadino latianese Giuseppe D’Angelo sta preparando un’interessante drammatizzazione incentrata proprio sulla vicenda del sequestro e dell’uccisione di Aldo Moro: si tratta di un lavoro ispirato al libro “Aldo Moro: la verità negata”, scritto proprio da Gero Grassi.
Un “grazie” è stato doverosamente rivolto alla Biblioteca Comunale, per lo stile dell’ospitalità prestata anche a questa iniziativa (ricca la collezione di libri su Aldo Moro esposta nella sala “Flora” di palazzo Imperiali in occasione dell’incontro): un’altra prova, quella di quanti operano presso la Biblioteca Comunale latianese, di grande professionalità; in una serata dedicata ad Aldo Moro, ospitata presso la Biblioteca Comunale di Latiano, non poteva ovviamente mancare un richiamo a Gilberto De Nitto (significativo che, il solo averlo nominato in sala, abbia spontaneamente destato un commosso ed appassionato applauso).
La prof.ssa Teresa Zacheo, impossibilitata a partecipare all’incontro poiché impegnata nel congresso regionale SPI CGIL, mi ha consegnato un suo messaggio che volentieri riporto qui di seguito.
 
«Gentile Dottor Argentieri, avrei volentieri e con slancio democratico partecipato all’incontro sul tema: “Moro: martire laico”, per discutere non solo sul martirio e la laicità, caratteristiche dell’800 mazziniano per il quale “il martirio non è sterile mai”, ma anche su altri argomenti quali la creazione dei gruppi clandestini delle Brigate Rosse, sulla scia di sangue che si lasciarono dietro uccidendo Magistrati, Economisti, Giuristi, Sindacalisti.
Le loro azioni culminarono nel sequestro del Presidente Aldo Moro, che era lì lì per formare un Governo che, a mio avviso e non solo, avrebbe potuto cambiare le sorti del Paese, un Governo di Democristiani appoggiati dal Partito Comunista.
Ho avuto modo di discutere  della figura di Aldo Moro non solo come Statista, Costituente, Deputato, Ministro, Presidente del Consiglio e vittima delle Brigate Rosse ma anche come Docente.
Insieme ad altri componenti dello SPI CGIL (Sindacato dei Pensionati), ho dato vita e portato a compimento un progetto provinciale sulla Costituzione, che abbiamo sviluppato in molte Scuole Secondarie del brindisino, compreso l’Istituto “Palumbo” nelle due sedi di Brindisi e Latiano.
Ci ha spinti a tornare alla nostra professione di Docenti aperti al mondo giovanile la consapevolezza, che è propria di tutta la CGIL, della necessità di far conoscere ai giovani il significato della Carta Costituzionale, dei valori fondanti delle lotte da cui è scaturita, dal sangue di chi ha combattuto per dare a noi tutti la Democrazia larga nella quale siamo vissuti.
Il pensiero è stato e rimane rivolto ai giovani che oggi, a Scuola, non studiano più l’Educazione Civica, che Aldo Moro, da Ministro, inserì tra le materie curriculari.
La memoria storica, il significato di “Stato Libero”, Democratico, Pluralistico, con uguali Diritti per tutti, rischia di sparire.
Per questo, nonostante l’età, le distanze chilometriche tra noi e le Scuole che ci hanno accolti, abbiamo messo a disposizione le nostre persone, il nostro vissuto e la nostra esperienza perché i giovani sappiano cos’è la Costituzione, chi l’ha voluta e perché.
La Costituzione oggi ha compiuto settant’anni, è giovane al confronto di altre Costituzioni ma ciò nonostante non è ben conosciuta e, spesso, non è né amata né voluta.
Non mi riferisco ai Referendum che l’hanno vista protagonista ma ad una certa intolleranza da parte di chi, non ancora, e spero mai, maggioranza, vorrebbe svilirla se non cancellarla.
Nella certezza di poter fare come il piccolo colibrì della favola che vola verso la foresta incendiata avendo sul petto una piccola goccia d’acqua per domare le fiamme e al leone, che gli chiede perché va verso l’incendio, risponde “vado a fare la mia parte”, lo SPI CGIL di Brindisi, ancora per i prossimi anni, proporrà alle Scuole di tutta la Provincia gli incontri sulla Costituzione e sui Padri Costituenti.
Grazie per l’invito rivoltomi ed auguri di buon lavoro in nome della Costituzione che va accarezzata e propagata e, soprattutto, conosciuta.».

lunedì 5 novembre 2018

Un incontro sulla vicenda, umana e politica, di Aldo Moro.

Il Comune di Latiano ha aderito al progetto “Moro: martire laico” approvato dal Consiglio Regionale della Puglia, realizzato in collaborazione con l’ANCI – Associazione Nazionale dei Comuni Italiani e rivolto ai Comuni, alle Biblioteche ed alle Associazioni Culturali del territorio pugliese al duplice fine di mantenere viva la memoria e di diffondere il pensiero di Aldo Moro (statista, cattolico, nato a Maglie il 23 settembre 1916, Accademico e Giurista, Costituente dal 1946 al 1948, Deputato dal 1948 al 1978, Ministro della Giustizia, della Pubblica Istruzione, degli Esteri, Presidente del Consiglio dei Ministri, vittima del terrorismo).
Nell’ambito di questo progetto, giovedì prossimo, 8 novembre, a partire dalle ore 18 presso la sala “Flora” di palazzo Imperiali, avrà luogo un incontro pubblico a cui interverranno il Sindaco di Latiano, Avv. Mino Maiorano, e l’On. Gero Grassi.  

mercoledì 3 ottobre 2018

Gran Galà dello Sport

Venerdì prossimo, 5 ottobre, a partire dalle ore 19 in piazza Umberto I, avrò il piacere di presentare, insieme al Consigliere Comunale delegato allo Sport, Giovanni Bruno (che è anche Consigliere Provinciale), il Gran Galà dello Sport.
L’evento è inserito nel ricco cartellone de “La Fera” – edizione 2018 allestito dal Sindaco di Latiano, Mino Maiorano, e dal Vice – Sindaco (Assessore alle Attività Produttive), Mauro Vitale, come sempre in collaborazione con la Pro Loco.
Nel corso della manifestazione saranno premiate le Associazioni sportive latianesi e sarà presentata la loro attività.
Saranno anche premiati alcuni sportivi latianesi che hanno conseguito brillanti risultati nelle rispettive discipline.
Non mancheranno ospiti d’onore, che si distinguono nella pratica sportiva e nell’impegno al servizio del mondo dello sport.
Al termine del Gran Galà dello Sport avrà luogo un concerto di musica popolare salentina, con pizziche e tarante.
In contemporanea, a cura dell’Officina delle Idee, partirà “Rosso di fera”: un giro nel gusto dei vini locali, da gustare insieme ai piatti ed ai prodotti tipici della tradizione pugliese.
Il Gran Galà dello Sport offrirà, soprattutto, l’occasione per ufficializzare l’impegno dell’Amministrazione Comunale per la ristrutturazione e l’adeguamento del Campo Sportivo Comunale di via Torre Santa Susanna, di cui, con la Deliberazione della Giunta Comunale latianese n. 148 dello scorso 28 settembre (consultabile all’Albo Pretorio, sul sito internet del Comune di Latiano), sono stati approvati il nuovo progetto definitivo ed il quadro economico complessivo rimodulato: un obiettivo, quello della ristrutturazione e dell’adeguamento del Campo Sportivo Comunale, che certamente incontra un consenso politico più vasto degli attuali confini della maggioranza consiliare.

domenica 2 settembre 2018

Fuori dal coro

Riporto qui di seguito una riflessione di Walter Veltroni, pubblicata da “La Repubblica” il 29 agosto scorso, che mi sembra utile portare all’attenzione di Chi usa dedicarmi un po’ del suo tempo.
Io, si sa, non sono uomo di sinistra; avevo creduto nel centrodestra come coalizione di moderati “galantuomini” ma poi i moderati sono stati messi da parte ed i “figli” di quella generazione di galantuomini non sono stati all’altezza dei padri; sono deluso dal Partito Democratico (che, notoriamente, ho votato alle europee del 2014 ed alle regionali del 2015); mi sento parte di quelli (credo siano, oggi, una minoranza) che non sono disponibili a farsi sopraffare dalle logiche dell’egoismo e della paura.
Credo, quindi, che sia il momento, per questa minoranza odierna, di farsi sentire, di far circolare le proprie idee (anche con le relative diversità), di esercitare insomma una qualche “responsabilità educativa”, …se possibile, di organizzarsi: perché la cultura occidentale  - quella dei patrioti come John MacCain, ma anche quella dei visionari come Barack Obama, quella dei grandi umili come Alcide De Gasperi, quella dei pacifisti come Giorgio La Pira, quella dei profeti come Giuseppe Dossetti… e tantissimi altri -  non ci ha insegnato a costruire muri, o a sopraffare l’altro. Quella cultura, che è il nostro vero patrimonio di civiltà, ci ha insegnato che la pace e la buona convivenza si realizzano attraverso il diritto (“Giustizia e pace si baceranno”, Salmo 84).

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Luciano Gallino, intellettuale di sinistra  - definizioni che sembrano diventate brutte parole -  scrisse più di venti anni fa l'introduzione a un libro nella quale diceva "la distruzione di una comunità politica, la fine della democrazia, è sempre possibile... Oggi come allora gli avversari della democrazia circolano numerosi tra noi, ma stanno anche dentro di noi, nel perenne conflitto, che è a un tempo sociale e psichico, tra bisogno di sicurezza e desiderio di libertà". Il volume era Come si diventa nazisti di William Allen, uno storico che si incaricò di raccontare come una piccola comunità dell'Hannover si trasformò da città storicamente di sinistra a feudo del nazismo, in cinque anni passato dal 5 per cento al 62,3. Allen scrive che "il problema del nazismo fu prima di tutto un problema di percezione". Non esiste evidentemente in Italia e altrove un pericolo nazista, anche perché la storia non si ripete mai nello stesso modo. Ma la mia angoscia, l'angoscia di un uomo che ha dedicato tutta la sua vita a ideali di democrazia e progresso, è che non si abbia la "percezione" di quello che sta accadendo. Che non ci si accorga che parole un tempo impronunciabili stanno diventando normali.
Non mi interessa qui la miseria della polemica politica quotidiana che ha perso la dignità minima. Sembrano tutti il Malvolio di La dodicesima notte di Shakespeare che dice, tronfio, "Su tutti voialtri prenderò la mia vendetta". Credo si debba uscire dal presentismo che domina il nostro tempo, che toglie respiro, serietà, credibilità alle parole e ai gesti. Guardare il mondo e interpretare i segni che ci pervengono. Fu quello che nell'estate del 1939 non si fu capaci di fare, mentre l'umanità precipitava in una guerra terribile. Guerra come quella che solo vent'anni prima aveva fatto diciassette milioni di vittime. Mentre sulle spiagge si prendeva ignari il sole e nei cuori si inneggiava al duce e al fuhrer, si stava preparando un conflitto che avrebbe prodotto 68 milioni di morti e la tragedia della Shoah.
Papa Francesco ha parlato più volte, inascoltato, di una terza guerra mondiale. Per molti nostri coevi la guerra non è un deposito della storia o un monumento alla memoria. È la vita quotidiana, il dolore quotidiano in un mondo sordo e cieco. È lo stupore del bambino di Aleppo che seduto in un'ambulanza si tocca il viso scoprendolo pieno di sangue, è il corpo di Alan con la sua maglietta rossa sulla spiaggia turca e quello di suo fratello Galip, cinque anni, inghiottito dal mare. Ma noi, l'Occidente che ha attraversato la seconda guerra mondiale e l'orrore dei regimi autoritari, dell'hitlerismo e dello stalinismo, noi dove stiamo andando?
Intervenendo al Festival delle idee di Repubblica, mesi fa, sono tornato sul paragone con Weimar. Non sono pessimista, non lo sono per carattere. Ma non voglio assuefarmi alla legge del "politicamente corretto" per cui si finisce con l'omettere o l'umettare la sostanza delle proprie ragioni. Guardiamoci intorno. Cito due macrofenomeni: i dazi e la messa in discussione dell'Europa. Nella storia l'apposizione dei dazi è sempre stata la premessa per conflitti sanguinosi. Nel tempo della globalizzazione, fenomeno oggettivo, è impensabile agire lo strumento del protezionismo esasperato. Il conflitto tra Usa e Cina e tra Usa ed Europa, segnato dalle politiche di Trump, potrà avere effetti rilevanti sulla distensione internazionale. Ma il secondo dato è il più grave. Quando Spinelli pensò l'Europa unita, il nostro continente era in fiamme. È stata la più grande conquista di pace della storia umana, in questa parte del mondo. Ma ora tutto sta crollando. Logorato prima dalle timidezze dei governi democratici e ora dalla esplicita volontà antieuropea di un numero crescente di Stati. La Gran Bretagna è uscita, con il voto degli inglesi, e il gruppo di Visegrad si propone un'Europa minima, senza principi, valori, strategie comuni.
Il nostro Paese, fondatore dell'unità europea, improvvisamente ha come riferimento Orban e la sua "democrazia autoritaria". Un modello che tende ad affermarsi, dalla Russia alla Turchia. Si fanno strada regimi che tendono a concentrare nelle mani di pochi il potere, che limitano la libertà di stampa e di pensiero, che incarcerano gli oppositori. Qui, in Europa. La "fine della democrazia è sempre possibile", anche in forme storicamente inedite. Come ai tempi di Weimar, quando la crisi delle istituzioni e dei partiti, spesso divorati dalla corruzione, si intreccia con la recessione economica, si genera un bisogno di sicurezza che può essere più forte del bisogno di libertà.
Il populismo, espressione comoda per indicare una politica che a questo disagio si rivolge, è, per tutto questo, una definizione sbagliata. È destra, la peggiore destra. Quella contro la quale un galantuomo come John McCain ha combattuto fino all'ultimo. Definirla populista è farle un favore. Chiamiamo le cose con il loro nome. Chi sostiene il sovranismo in una società globale, chi postula una società chiusa, chi si fa beffe del pensiero degli altri e lo demonizza, chi anima spiriti guerrieri contro ogni minoranza, chi mette in discussione il valore della democrazia rappresentativa, altro non fa che dare voce alle ragioni storiche della destra più estrema.
Altro che populismo. Qualcosa di molto più pericoloso.
Ma ciò che la sinistra, impegnata a dividersi e rimirarsi allo specchio, non ha capito è che in questi anni è andata avanti una gigantesca riorganizzazione della intera struttura sociale. Qualcosa di paragonabile agli effetti della rivoluzione industriale. Il lavoro ha cambiato natura, facendosi aleatorio e precario. E se la macchina a vapore ha creato l'industria moderna e con essa le classi sociali e le città, così la nuova rivoluzione tecnologica, ancora agli inizi, finisce con il sostituire tendenzialmente l'uomo con la macchina e con il mutare tutti i codici cognitivi e comunicativi. La società è segnata da una sensazione di precarietà che la domina, che ne mina la fiducia sociale nel futuro. Non si può pensare che un tempo in cui le famiglie italiane hanno perso undici punti di reddito rispetto alla fase precrisi, in cui la differenza tra ricchi e poveri è aumentata, non sia carico di un drammatico disagio.
Un disagio che fa sì che prevalga la paura sulla speranza. La società, come un corpo contratto, si ritrae in una posizione orizzontale. Rifiuta ogni delega, anima della vera democrazia. Non vuole sapere la verità dai giornali, non accetta il parere degli scienziati, contesta persino fisicamente professori e medici, nega il valore della competenza politica fino a mettere in discussione il parlamento, per il quale si ipotizza una estrazione a sorte dei suoi membri.
Ma la società orizzontale finisce col postulare un potere verticale. La sinistra non ha capito che quando si è posto, da Calamandrei in poi, il problema della trasparenza e della velocità della democrazia si cercava esattamente di rispondere a questo bisogno. In una società veloce una democrazia lenta e debole finisce con l'essere travolta. Più la democrazia decide, più resterà la democrazia. Meno decide e più sarà esposta alla pantomima di questa estate allucinante, con un governo che le spara grosse su tutto. Che arriva a sequestrare una nave militare italiana in un porto italiano, a giocare spregiudicatamente la vita di esseri umani per qualche voto esacerbato. Che minaccia l'Europa con un misto di arroganza e incompetenza. Che annuncia cose che non può fare, non sa fare, non farà.
Ma nel presentismo assoluto resta nell'aria solo il grido acuto dell'intemerata. Trump in campagna elettorale disse che, se anche avesse preso un fucile e fosse andato sulla Quinta strada a sparare, non avrebbe perso un voto. Temo fosse vero. E così un ministro dell'Interno indagato per abuso d'ufficio si deve dimettere se è di centrosinistra e uno di destra, indagato per sequestro di persona, deve restare al suo posto. Non discuto il merito, noto la differenza. E se un deputato della maggioranza dice, come un vero fascista, che "se i magistrati attaccano il capo, li andiamo a prendere casa per casa" nessuno nella stessa maggioranza dice nemmeno poffarbacco.
Ma nei confronti dei cinquestelle la sinistra ha compiuto gravi errori. Ha cambiato mille volte atteggiamento, ha demonizzato e cercato alleanze organiche o viceversa, senza capire che molti di quei voti sono di elettori di sinistra. Che molti dei sei milioni di cittadini che avevano votato per il Pd nel 2008 hanno finito con lo scegliere i pentastellati o sono restati a casa. Un dolore profondo, un malessere che meritava molto di più delle piccole risse quotidiane o dei corteggiamenti subalterni. Molti di quegli elettori oggi sono certamente in sofferenza per il dominio della Lega sul governo e ad essi, e a chi non ha votato, senza spocchia da maestrino, la sinistra deve rivolgersi.
Come? Sia chiaro: la crisi della sinistra non è un fenomeno esclusivamente italiano, è mondiale. Solo Obama, come immaginammo nel 2008, è restato vivido nella memoria come esempio universale di coerenza programmatica e valoriale. Ma poi ha vinto Trump. Perché la sinistra o accende un sogno o non è. Perché la sinistra o è popolo o non è. Ma io non condivido i discorsi che sento fare sulla fine della sinistra o delle idee dei democratici.
È la sinistra, nella storia, che ha cambiato il mondo. Sono state le lotte contro lo schiavismo, per la liberazione delle donne, contro l'alienazione e lo sfruttamento, per i diritti civili e umani, contro le discriminazioni. È questo sistema di valori che ha reso la vita di ognuno sulla terra più libera e migliore. La sinistra lo ha saputo fare quando ha parlato al cuore delle persone, quando ha interpretato i bisogni di giustizia sociale, quando ha scelto la libertà. Cosa che non ha sempre fatto. Cinquant'anni fa la sinistra, per come la intendo, era nel sacrificio di IanPalach e non nei carri armati con la falce e il martello.
Sogno e popolo, ciò che è stato perduto.
Due cose semplici e difficili insieme. Sono più chiaro ancora: o la sinistra definirà una proposta in grado di assicurare sicurezza sociale nel tempo della precarietà degli umani o sparirà. O la sinistra la smetterà di rimpiangere un passato che non tornerà e si preoccuperà di portare in questo tempo i suoi valori o sparirà. O la sinistra immaginerà nuove forme di partecipazione popolare alla decisione pubblica, una nuova stagione della diffusione della democrazia, o prevarranno i modelli autoritari. Nelle future esperienze di governo della sinistra ci dovrà essere una più marcata radicalità di innovazione. Allo stesso tempo, la sinistra non deve dimenticare chi è, ne deve anzi avere orgoglio. Non sarà inseguendo la destra o, in questo caso, il populismo che si eviterà il peggio. La sinistra non può avere paura di dire che è per una società dell'accoglienza, dire che è nella sua natura - oltre che in quella che dell'essere umano - la solidarietà, la condivisione del dolore, l'aiuto nel bisogno. La sinistra non deve aver paura di dire che non si deve mai deflettere dal rigoroso presidio della sicurezza dei cittadini imponendo a tutti il rispetto delle regole che ci siamo dati.
La sinistra non deve inseguire nessuno sul tema dell'Europa immaginandone una versione bonsai ma, al contrario, deve rilanciare con forza l'idea degli Stati Uniti d'Europa, meravigliosa utopia realizzabile. Deve riscoprire, dopo averlo dimenticato, il tema dello sviluppo compatibile, vera incognita sul futuro della specie umana. E non deve assuefarsi alla barbarie del linguaggio semplificato, della rissa permanente, dell'insulto all'avversario. Anche in questo deve essere se stessa, non fare come Zelig. Deve coltivare la scuola, la ricerca, la cultura, l'identità profonda di un Paese che è sempre stato aperto al mondo. Non deve aver paura di unire anche quando la diffusione dell'odio sembra prevalere. Deve innovare la sua identità e avere rispetto della sua storia. Si possono, ed è giusto, sostituire generazioni di dirigenti. Io mi sono presto fatto da parte per mia scelta e ho iniziato una nuova vita, come era corretto facessi.
Ma non è giusto cancellare la storia collettiva, le battaglie, i sacrifici, il senso di quella cosa enorme che nella storia italiana è stata la sinistra, è stato il pensiero democratico. Ha scritto, sul tema della memoria, il priore di Bose Enzo Bianchi: "Per ogni cultura, la memoria dei momenti e delle forze che l'hanno generata è essenziale; è proprio nella memoria degli eventi fondatori che la democrazia si afferma e si manifesta come valore".
Un esempio: la parola rottamazione fu usata, la prima volta, da Berlusconi in tv per attaccare Romano Prodi. Non è una nostra parola, figlia della nostra cultura. Neanche gli avversari si "rottamano", perché un essere umano e le sue idee non sono mai da cancellare, se espresse per e con la libertà.
Quando - è successo varie volte - in Italia si sono prese sbandate per il demagogo di turno, alla sinistra democratica è toccato poi salvare il Paese. Per essere all'altezza di questa responsabilità la sinistra e i democratici devono unirsi e smetterla con la prassi esasperante delle divisioni e delle scissioni testimoniali. Anche quella è un'abitudine spesso coincisa con tragiche sconfitte. Il Pd che io immaginavo è durato pochi mesi, raggiunse il 34 per cento in condizioni terribili e si trovò, orgoglioso e emozionato, in un Circo Massimo oggi inimmaginabile per chiunque. Era l'idea di un partito orizzontale, fatto di cittadini e movimenti, di associazioni e autonome organizzazioni. Un partito a vocazione maggioritaria perché aperto, che usava le primarie come cemento per unire questo arcobaleno. Il contrario di un "partito liquido", come poi si è purtroppo rivelato essere, per paradosso, quando ha prevalso il rimpianto per forme partito che non sono più date in questo tempo. Quel partito è stato in questi anni, per responsabilità di tutti, dominato dalle correnti e dai gruppi organizzati e il suo spazio vitale si è ristretto, come la stanza del funzionario Rai di La Terrazza di Ettore Scola. Quei muri vanno tirati giù e il Pd deve apparire un luogo aperto, plurale, fondato sui valori e non sul potere. Bisogna inventare una forma originale di movimento politico del nuovo millennio.
Forse quella idea era sbagliata, forse troppo avanti. Ne ho preso atto, credo con misura, senza cessare mai di dare una mano alle ragioni che hanno ispirato la mia vita.
Per questo ho scritto oggi. Perché non smetto di credere alla sinistra, perché temo per il futuro della vita democratica e dell'Europa, perché penso che l'idea di un soggetto politico aperto del campo democratico sia più che mai necessaria. Nessuno perda tempo a strologare sulla ragione di questo scritto. È solo amore per la propria comunità e per il proprio Paese. Tutto qui.
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Walter Veltroni

domenica 27 maggio 2018

Latiano, “contenitori culturali”… al centro.

L’Associazione “L’isola che non c’è” chiede, a me  - in qualità di Presidente pro tempore del Consiglio Comunale -  ed al Sindaco, la convocazione di un’assemblea pubblica “al fine di poter discutere e raccogliere eventuali contributi di idee e progetti su un argomento strategico per il futuro, non solo culturale, della Città”: l’argomento è l’individuazione dei criteri a cui improntare l’individuazione dei soggetti ai quali affidare la gestione dei contenitori culturali di Latiano (polo museale, torre del Solise, casa natale del Beato Bartolo Longo).
La richiesta è, a mio parere, corretta e legittima.
E’, infatti, legittimo, sempre, che su decisioni di importante rilevanza pubblica i soggetti interessati possano chiedere un momento “aperto”, di discussione e di confronto, prima dell’assunzione degli atti di indirizzo da parte dei competenti organi politici.
E l’istanza dell’Associazione “L’isola che non c’è” si contestualizza in un’attività assidua (direi insistente, talvolta anche indisponente: ma… sbaglio o fa così chiunque, con tenacia, crede in qualcosa e lotta perché quel “qualcosa” si realizzi?), ed ormai consolidata, che ha capisaldi nella tutela e nella valorizzazione del patrimonio naturale e culturale della città di Latiano.
Nel sottolineare, anche, la correttezza dell’istanza prodotta dall’Associazione “L’isola che non c’è”, ho l’opportunità di riportare la differenza tra l’assemblea pubblica, di cui in questo caso si tratta, e le adunanze “aperte” del Consiglio Comunale.
L’articolo 20 del Regolamento per il funzionamento del Consiglio Comunale di Latiano disciplina, appunto, le “adunanze aperte” (il ricorso alle quali, negli ultimi anni, è stato ripetutamente accordato dalla Conferenza dei Capigruppo sulla base di istanze pervenute dalla società civile).
Il Regolamento stabilisce che “Quando rilevanti motivi di interesse generale lo richiedono, il Presidente, sentita la Conferenza dei Capigruppo e, se costituite, i Presidenti delle Commissioni Consiliari Consultive Permanenti, indice adunanze consiliari aperte. Tali adunanze hanno carattere straordinario ed alle stesse, con i Consiglieri Comunali, possono essere invitati Parlamentari, rappresentanti della Regione, della Provincia, di altri Comuni, delle Associazioni Sociali, Politiche e Sindacali interessate al tema da trattare. In tali adunanze può essere trattato il solo argomento all’ordine del giorno. In tali particolari adunanze il Presidente, garantendo la piena libertà di espressione dei membri del Consiglio Comunale, consente anche interventi dei rappresentanti come sopra invitati, che portano il loro contributo di opinioni, di conoscenze, di sostegno e illustrano al Consiglio Comunale gli orientamenti degli Enti e delle Parti Sociali rappresentate. Durante le adunanze aperte del Consiglio Comunale non possono essere adottate Deliberazioni od assunti, anche in linea di massima, impegni di spesa a carico del Comune”.
Il ricorso alle adunanze “aperte” ha, dunque, un carattere di straordinarietà che deve essere preservato, atteso che il Consiglio Comunale riveste competenze ordinariamente deliberanti.
Non ha, pertanto, senso, un abusato ricorso alla richiesta di convocazione di adunanze aperte del Consiglio Comunale, a meno che non si metta in dubbio l’effettiva capacità, del Consiglio Comunale in carica, di rappresentare le diverse sensibilità presenti nell’ambito della comunità: a pensarci bene, si tratterebbe, in tal caso, di porre in dubbio l’autorevolezza di un organo di rappresentanza politica democraticamente eletto. Ebbene, per parlare, nello specifico, del Consiglio Comunale attualmente in carica, io non solo ritengo che Esso (già indubbiamente legittimato dal mandato popolare) sia ampiamente rappresentativo delle diverse sensibilità presenti nella comunità latianese (come testimonia, tra l’altro, l’asprezza dei toni del confronto assunta in più di una circostanza) ma considero un privilegio poter presiedere oggi quell’Assise, in ragione delle sue alte prerogative nonché per la qualità politica ed esperienziale che i suoi componenti sanno esprimere.
Quindi, ben vengano le richieste di assemblee pubbliche, quali sedi democratiche di libero confronto proteso all’individuazione di più consapevoli decisioni politiche da parte di coloro che sono responsabilmente chiamati ad assumerle (qualora questi intendano rendersi disponibili ad una benefica “osmosi”: in ciò, tuttavia, si esprimono la cultura, il senso civico e l’educazione di ciascuno).
Sono certo che il Sindaco, avv. Mino Maiorano, la cui disponibilità al confronto, sempre e con tutti, è ormai proverbiale, vorrà agevolare la realizzazione dell’assemblea pubblica autorevolmente richiesta dall’Associazione “L’isola che non c’è”: so che il Sindaco aveva già in programma di determinare, in merito ai criteri per l’individuazione dei soggetti a cui affidare la gestione dei contenitori culturali della Città, un coinvolgimento delle Consulte, prima ancora di giungere nelle sedi decisionali (Consiglio Comunale e/o Giunta), e dunque saprà certamente trovare modi e forme per coniugare il tutto nell’ottica della più ampia partecipazione.
Insomma, il passo avanti è compiuto: quella dei contenitori culturali (aggiungerei, tra questi, in una prospettiva di breve – medio termine, anche la biblioteca comunale che è oggetto di un importante finanziamento intercettato di recente) è divenuta questione di rilevanza strategica unanimemente riconosciuta (nell’organizzazione degli Uffici della Regione Puglia si parla, già da tempo, di “economia della cultura”).
Concludo cedendo alla tentazione di esporre il mio pensiero di approccio alla discussione su quanto in argomento: in linea generale, immagino che la mancanza di esperienza (per Latiano, è “la prima volta” nella gestione di un patrimonio culturale composito) sconsigli di “scommettere” su una soluzione “monolitica”; credo che la carenza di risorse economiche e la necessità di rendersi disponibili ad una prima fase avente carattere “sperimentale” non possano che determinare la chiamata all’appello di tutte le esperienze locali (anche la scuola), per quanto capaci e per quanto disponibili, e quindi la scommessa, in particolare, sulla qualità e sulle attitudini che il mondo del volontariato organizzato (perché occorre individuare soluzioni che garantiscano continuità di impegno) può esprimere; credo che la gestione dei contenitori culturali debba necessariamente rappresentare, almeno nella prima fase attuativa, una palestra di convivenza civile improntata alla concorrenza in funzione del conseguimento di obiettivi, condivisi, di interesse pubblico; credo che, sul polo museale, il Consiglio Comunale abbia offerto già un importante contributo con l’approvazione, all’unanimità dei presenti, dell’apposito Statuto (Deliberazione n. 4 del 12 marzo 2012).  
Comunque, io seguirò con interesse il percorso partecipativo, di confronto e di ascolto, che il Sindaco vorrà realizzare, esprimendo, sin da ora, rispetto verso la responsabilità  - che ad Egli stesso compete nella significativa, contestuale, veste di titolare della delega alla Cultura -  di elaborazione delle proposte da riportare nelle sedi deliberanti.    

domenica 29 aprile 2018

10 anni di “M’impegno”.

L’1 maggio 2008 pubblicavo il primo post del mio blog; da allora, con questo post, se ne contano ben 354.
E’ un vero e proprio diario, che ho tenuto aperto sin da quando ho voluto rendere pubblici sia il mio pensiero, sia la finalità del mio (piccolo) impegno.
Non ho mai cancellato nulla.
Andando a ritroso, sembra effettivamente un percorso segnato da attenzioni ripetitive (che ci posso fare se ho… le mie fissazioni?), da lacune (si, di molte cose non mi sono occupato affatto), da ripensamenti (chi non sbaglia mai strada? Poi però, per fortuna, esiste pure la retromarcia!).
Questo sono io; o meglio, questi  - per grande parte -  sono stati i miei ultimi dieci anni: pubblici, per scelta e per passione.
Ora che si fa? Non lo so.
Intanto si va avanti, con la maturata consapevolezza che, da queste parti, davvero …da soli non c’è storia, che occorre fare …e il “buon fare”, qui al Sud, non c’è se non “insieme”.
Inutile sentirsi “grandi”, o “autosufficienti”, se quasi tutto va cominciato dall’inizio.
Si va avanti, allora, con il piccolo impegno quotidiano, finché ce n’è.
Si va avanti, con la caparbietà di chi ambisce ad un mondo migliore; si va avanti, con l’umiltà di chi sa di dover continuare sempre ad imparare; si va avanti, non lasciandosi sopraffare dall’indifferenza.  
Perché questo è il nostro tempo e non possiamo sottrarci a fare, responsabilmente, la nostra parte; con chi ha voglia di rimboccarsi le maniche, con chi  - come noi -  non si sente infallibile, con chi  - come noi -  si sveglia di notte e pensa a come sarà domani, con chi se la sente di contribuire a rendere grande l’insieme delle piccole opere di tanti.

domenica 8 aprile 2018

Si riapre il ponte sul canale Reale

Domani mattina, lunedì 9 aprile, alle ore 10,30, sarà riaperto al traffico il ponte sul canale Reale posto al raccordo tra la Strada Statale 7 Brindisi – Taranto e la Strada Provinciale 46 che collega Latiano a San Vito dei Normanni.
I lavori di sostituzione del vecchio ponte erano iniziati nel mese di giugno 2016 e si sono conclusi il 29 marzo scorso, osservando un lungo periodo di interruzione a causa di imprevisti tecnici che ne hanno prolungato la conclusione.
Questa nuova opera, illuminata e realizzata con tecniche d’avanguardia, annuncia l’ormai imminente avvio dei lavori di rifacimento di diverse strade nel centro urbano: interventi, questi, che dovrebbero completarsi, in base ai programmi del Sindaco Maiorano e della sua Giunta, entro la prossima estate.

domenica 25 marzo 2018

Si inaugura il Polo Museale di Latiano

Domani, lunedì 26 marzo, sarà inaugurato il Polo Museale della Città di Latiano, che ha sede presso la stupenda cornice dell’ex convento dei padri domenicani. L’intervento di recupero della struttura e di riqualificazione quale, appunto, sede del Polo Museale è stato reso possibile nell’ambito dei fondi PO FESR 2007 – 2013 transitati attraverso la Regione Puglia.
Il Polo Museale completerà il percorso turistico – religioso – culturale che caratterizza l’asse viario centrale dell’abitato latianese, muovendo dalle due chiese di sant’Antonio e Cristo Crocifisso per poi attraversare via SS. Crocifisso, laddove è ubicato il museo della fondazione Ribezzi – Petrosillo, quindi la Chiesa Madre, la suggestiva piazzetta capitano D’Ippolito, la piazza Umberto I dominata da palazzo Imperiali (sede dell’antica pinacoteca comunale e della raccolta archeologica Marseglia), la via Santa Margherita che lambisce la casa del beato Bartolo Longo e l’antica torre del Solise, infine il Polo Museale presso l’ex convento dei padri domenicani e l’attigua chiesa del SS. Rosario.
Lungo questo itinerario si svilupperanno ulteriori progetti ed iniziative, nell’intento di favorirne la riconoscibilità anche sotto il profilo urbanistico e dell’animazione culturale.   
L’evento inaugurale prevede l’accoglienza delle autorità presso palazzo Imperiali, alle ore 17,30; si proseguirà con la visita della pinacoteca, della raccolta archeologica Marseglia, della casa – museo della fondazione Ribezzi – Petrosillo, della casa del beato Bartolo Longo e della torre del Solise: tutti questi luoghi rimarranno aperti al pubblico per l’intero pomeriggio del 26 marzo e fino a sera.
A partire dalle ore 18,30  - presso la sala polifunzionale dell’ex convento dei domenicani, intitolata al prof. Vincenzo Murra, già presidente dell’associazione Pro Loco e fondatore del Museo delle arti e tradizioni di Puglia -  avrà luogo l’incontro pubblico che precederà immediatamente l’inaugurazione del Polo Museale.
Interverranno, oltre al Sindaco Mino Maiorano, che farà gli onori di casa, il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, il prefetto di Brindisi, Valerio Valenti, l’assessore regionale Loredana Capone, la direttrice della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio delle province di Brindisi, Lecce e Taranto, Maria Piccarreta, la senatrice Adriana Poli Bortone, il questore di Brindisi Maurizio Masciopinto, il comandante provinciale dei Carabinieri, Giuseppe De Magistris, il comandante provinciale della Guardia di Finanza, Pierpaolo Manno, il direttore del Dipartimento turismo, economia della cultura e valorizzazione del territorio della Regione Puglia, Aldo Patruno, la dirigente dello stesso Dipartimento regionale, Silvia Pellegrini, la dirigente dei Beni museali ed archivistici della Regione Puglia, Maria Delle Foglie, Rita Caforio, già responsabile dei Servizi Culturali della Città di Latiano, Massimo Guastella, dell’Università del Salento (relazionerà su “Museo diffuso o di comunità: metodologie per nuovi percorsi museali”), Michele Camassa, Cosimo Galasso, Marcello Ignone e Fabio Pierri – Pepe.
Intorno alle ore 19,30 è prevista l’inaugurazione ufficiale delle nuove sedi, presso il Polo Museale della Città di Latiano, del Museo delle arti e tradizioni di Puglia, del Museo del sottosuolo, del Museo della storia della farmacia.
L’inaugurazione del Polo Museale è un traguardo importante, per la comunità latianese, un traguardo che proietta verso una dimensione nuova, completamente diversa, di opportunità: città dei musei, città di cultura, città di tradizioni, città di turismo. Sono queste le sfide prossime, da realizzare per non tradire un sogno ormai a portata di mano.
Se domani si inaugura il Polo Museale, è perché dapprima c’è stato chi ha creduto nella potenzialità dei musei, poi c’è stato chi ha custodito, completato e divulgato, per quanto possibile, le raccolte disponibili, poi ancora chi ha voluto organizzare i contesti, immaginare il “percorso”, provare a “mettere in rete” il patrimonio disponibile… insomma, se domani si inaugura il Polo Museale è perché ieri, come oggi, in tanti ci hanno creduto.
E domani, quindi, sarà la festa di quei “tanti”.
Poi, insieme, dovremo provare ad essere all’altezza delle sfide nuove che, necessariamente, comporterà  la valorizzazione di cotanto patrimonio.
Il sindaco Mino Maiorano c’è: ha dato prova, con le sue Giunte, delle necessarie sensibilità e determinazione per realizzare questo passo; saprà muovere anche i passi successivi.  

giovedì 22 marzo 2018

La mediazione penale e la giustizia riparativa

Sono stato invitato a partecipare ad un evento formativo organizzato dall’Associazione “Asse” – Accademia di sviluppo socio – educativo e dall’Aimepe – Associazione italiana mediatori penali in collaborazione con la Camera minorile di Brindisi e la Camera penale di Brindisi, con il patrocinio morale della città di Latiano.
L’iniziativa  - che ha ottenuto il riconoscimento dei crediti formativi per Avvocati ed Assistenti Sociali -  avrà luogo domani, a partire dalle ore 15, presso il teatro Olmi in Latiano.
Sono previsti gli interventi di Tiziana Recchia, mediatrice familiare e penale, di Cristina Ciambrone, presidente Aimepe, di Maria Esposito, psicologa – vicepresidente Aimepe, di Fabio Di Bello, avvocato - presidente della Camera penale di Brindisi, di Vita Calò, avvocato – presidente della Camera minorile di Brindisi, di Annamaria Casaburi, criminologa – giudice onorario presso il Tribunale per i minori di Lecce, di Cecilia Caforio, assistente sociale specialista – coordinatrice dell’Ufficio servizio sociale minorenni di Brindisi, di Rosaria Longo, assistente sociale specialista – direttrice dell’Ufficio locale di esecuzione penale di Brindisi, di Emilia Pugliese, mediatrice familiare – presidente dell’associazione Asse.
Parteciperanno anche il sindaco di Latiano, Mino Maiorano, e l’assessore comunale alle Politiche Sociali, Tiziana Rizzo.
Offrirà il proprio contributo ai lavori la compagnia teatrale “Mino Di Maggio”, di Torre Santa Susanna.

domenica 18 marzo 2018

Olio buono 2018

Ho avuto il piacere di partecipare, ieri, alla giornata “Olio buono 2018”, organizzata a Latiano, presso palazzo Imperiali, dall’Aipop – associazione interprovinciale produttori olivicoli pugliesi in collaborazione con il Comune di Latiano e con la Pro loco.
In realtà si è trattato di una due giorni: venerdì 16 marzo, infatti, l’iniziativa si è svolta presso il Comune di Cisternino ed il giorno seguente il “testimone”, dal sindaco Luca Convertini, è passato idealmente al sindaco di Latiano, Mino Maiorano.
In mattina sono state proposte esperienze di conoscenza dell’olio extravergine di oliva, e di sensorialità, ai ragazzi della prima classe della scuola secondaria di primo grado.
Nel pomeriggio ha avuto luogo un seminario tecnico – divulgativo rivolto ad operatori di filiera e consumatori.
Gli stands espositivi hanno visto la presenza di una decina di aziende, oltre la stessa Aipop.
L’agronomo Cosimo Rubino, ispiratore ed animatore della giornata, ha svolto ancora una volta un ottimo lavoro, confermandosi come punto di riferimento per tante aziende olivicole impegnate a qualificare ed a promuovere il loro prodotto.

domenica 11 marzo 2018

Crazy for football

“Città Solidale” mi ha invitato a partecipare alla presentazione del libro “Crazy for football – storia di una sfida davvero pazzesca”.
L’incontro avrà luogo domani, 12 marzo, a partire dalle ore 18 preso la sala “Flora” di palazzo Imperiali in Latiano.
Interverranno, oltre il presidente di “Città Solidale”, Roberto Longo, il Sindaco di Latiano, Mino Maiorano, il Direttore del Dipartimento di Salute Mentale della ASL di Brindisi, Domenico Suma, uno di due autori di “Crazy for football”, Francesco Trento, e lo psichiatra, ideatore del progetto, Santo Rullo.
Apprezzo “Città Solidale” anche perché è consapevole che per far funzionare un’impresa sociale su un territorio è necessario che la comunità di quel territorio conosca, condivida, partecipi del progetto e della missione di quell’impresa sociale: “Città Solidale” è sempre stata, e rimane, aperta al territorio, disponibile ad un dialogo, ad uno scambio culturale incessante.    

martedì 6 marzo 2018

La vita non è un gioco

Sono stato invitato a partecipare all’incontro di presentazione dell’Associazione “Ricominciamo insieme”: un sodalizio, presieduto da Valentino Di Salvatore, che si occuperà di ludopatie.
L’iniziativa avrà luogo giovedì prossimo, 8 marzo, a partire dalle ore 18 presso la sala “Flora” di palazzo Imperiali in Latiano.
Farà, naturalmente, gli onori di casa, ed introdurrà i lavori, il sindaco Mino Maiorano; dopo i saluti degli assessori Tiziana Rizzo e Michele Locorotondo, interverranno il direttore della Struttura Sovradistrettuale Dipendenze Patologiche dell’ASL di Brindisi, Franco Catalucci, la psicologa della stessa Struttura ASL Br, Laura Muraglia, il presidente della cooperativa sociale “Le ali”, Giuseppe Mingolla, e il vicario generale della Diocesi di Oria, mons. Franco De Padova.
Durante l’incontro saranno prodotte le testimonianze dirette di due giocatori compulsivi in recupero.
Valentino Di Salvatore ha all’attivo una consolidata esperienza quale volontario nei Giocatori Anonimi e si occupa, quindi, con competenza, di sensibilizzazione sulle ludopatie e di riabilitazione dalle stesse.
Nei programmi dell’Associazione “Ricominciamo insieme” c’è la realizzazione di un progetto gratuito di prevenzione rivolto ai ragazzi della scuola secondaria di primo grado e, inoltre, è prevista l’attivazione di una linea telefonica nazionale di ascolto.    

domenica 28 gennaio 2018

Il 4 marzo io vado a votare.

Tra pochi giorni inizia, ufficialmente, una campagna elettorale per le elezioni politiche che, di fatto, dura ormai da diversi mesi.
L’appuntamento è importante. Si tratta di eleggere il Parlamento italiano.
Eppure, confesso che questa volta mi appassiono meno di tutte le altre da che, maggiorenne, ho avuto il privilegio democratico di poter esprimere il mio voto.
Credo che non sia stato colto lo spirito innovativo della bocciatura del referendum svoltosi a dicembre 2016: proteggere la nostra Costituzione e rilanciare convintamente, con un concetto moderno, lo spirito di unità dell’Italia in un’Europa unita; un’Italia che non ha paura di crescere, di “contaminarsi”, di scommettere sul futuro; un’Italia che paga i suoi debiti, che mitiga i conflitti tra le generazioni, che sa esprimere coraggiosi “no” e coraggiosi “si” nei consessi internazionali; un’Italia consapevole del suo ruolo strategico nel Mediterraneo.
Credo che l’esito di quel referendum avrebbe dovuto stimolare una destrutturazione degli schemi politici consolidatisi dopo il 1992.
Invece non si è visto nulla di nuovo.
La legge elettorale  - che non consente di esprimere una reale preferenza per le figure più rappresentative dei territori -  ci ha messo il resto.
Tempo addietro avevo pubblicamente auspicato di poter esprimere il mio consenso verso quegli esponenti politici che, a mio parere, sono stati più presenti, negli ultimi anni, per risolvere le problematiche della nostra comunità e per sostenere le potenzialità che essa sa esprimere: Pino Romano e Toni Matarrelli.
Entrambi, però, non hanno trovato condizioni adeguate per potersi confrontare, come avrebbero meritato, in questa campagna elettorale. Non so se il destino politico li vedrà ancora insieme.
Nel centrodestra, stessa sorte mi sembra sia toccata ad un altro esponente politico di tutto rispetto: Michele Saccomanno.
Manca, nello scenario nazionale, il progetto politico nuovo intorno a cui chi la pensa come me (e mi sembra che non siamo pochi) possa tornare a spendersi con convinzione.
E mancano anche (almeno per ciò che concerne le elezioni politiche, le più importanti) regole del gioco selettive di una classe dirigente che sia all’altezza del compito.
Non mancano però, anche fuori dall’agone politico, le donne e gli uomini di qualità; non mancano le donne e gli uomini che sono pronti, che conoscono le strade da percorrere per rendere l’Italia un luogo migliore.
Anche in ambito locale ci sono capacità, emergenti dal mondo delle professioni, che andrebbero seriamente valorizzate nelle sedi politiche (penso, ad esempio, a Pierangelo Argentieri). E poi c’è un tessuto sociale e produttivo, fatto dall’associazionismo, dal mondo cooperativo e della piccola e media impresa, che vede la persona come valore e la natura come risorsa da promuovere e tutelare.
Per questo, pur essendo oggi deluso, non perdo la speranza.
Sono tra quelli che hanno apprezzato il governo di Enrico Letta e molte cose del governo Gentiloni.
Ho grande rispetto verso il Partito Democratico ma penso che il “renzismo” (che, per fortuna, non esaurisce tutto ciò che è oggi il Partito Democratico) avrebbe potuto essere un’opportunità per l’Italia e si è invece trasformato in un problema.
Ritengo significativa la testimonianza di Pietro Grasso (i sondaggi di “Liberi e Uguali”, intesi come coalizione autonoma, non vanno molto oltre il significato di “testimonianza”), perché la Politica si deve distinguere come sede principale della legalità e del servizio, prestato con onore, alle Istituzioni.
Apprezzo molto le battaglie che Michele Emiliano conduce, senza riserve e senza timore di rimanere isolato (anche da chi dovrebbe essergli più vicino ma, per calcolo, si eclissa), per la dignità della nostra Puglia e dei pugliesi, per la tutela del nostro patrimonio ambientale.
Ammiro, in particolare, come, giudiziosamente, il Presidente Emiliano rimanga… un passo indietro rispetto al clima di questa campagna elettorale.
Allora, concludo: io il 4 marzo andrò a votare; ma le prossime settimane non mi vedranno impegnato in campagna elettorale; incontrerò i miei Amici, come al solito parleremo anche di politica, ci confronteremo e decideremo a chi dare fiducia. Null’altro.