domenica 27 maggio 2018

Latiano, “contenitori culturali”… al centro.

L’Associazione “L’isola che non c’è” chiede, a me  - in qualità di Presidente pro tempore del Consiglio Comunale -  ed al Sindaco, la convocazione di un’assemblea pubblica “al fine di poter discutere e raccogliere eventuali contributi di idee e progetti su un argomento strategico per il futuro, non solo culturale, della Città”: l’argomento è l’individuazione dei criteri a cui improntare l’individuazione dei soggetti ai quali affidare la gestione dei contenitori culturali di Latiano (polo museale, torre del Solise, casa natale del Beato Bartolo Longo).
La richiesta è, a mio parere, corretta e legittima.
E’, infatti, legittimo, sempre, che su decisioni di importante rilevanza pubblica i soggetti interessati possano chiedere un momento “aperto”, di discussione e di confronto, prima dell’assunzione degli atti di indirizzo da parte dei competenti organi politici.
E l’istanza dell’Associazione “L’isola che non c’è” si contestualizza in un’attività assidua (direi insistente, talvolta anche indisponente: ma… sbaglio o fa così chiunque, con tenacia, crede in qualcosa e lotta perché quel “qualcosa” si realizzi?), ed ormai consolidata, che ha capisaldi nella tutela e nella valorizzazione del patrimonio naturale e culturale della città di Latiano.
Nel sottolineare, anche, la correttezza dell’istanza prodotta dall’Associazione “L’isola che non c’è”, ho l’opportunità di riportare la differenza tra l’assemblea pubblica, di cui in questo caso si tratta, e le adunanze “aperte” del Consiglio Comunale.
L’articolo 20 del Regolamento per il funzionamento del Consiglio Comunale di Latiano disciplina, appunto, le “adunanze aperte” (il ricorso alle quali, negli ultimi anni, è stato ripetutamente accordato dalla Conferenza dei Capigruppo sulla base di istanze pervenute dalla società civile).
Il Regolamento stabilisce che “Quando rilevanti motivi di interesse generale lo richiedono, il Presidente, sentita la Conferenza dei Capigruppo e, se costituite, i Presidenti delle Commissioni Consiliari Consultive Permanenti, indice adunanze consiliari aperte. Tali adunanze hanno carattere straordinario ed alle stesse, con i Consiglieri Comunali, possono essere invitati Parlamentari, rappresentanti della Regione, della Provincia, di altri Comuni, delle Associazioni Sociali, Politiche e Sindacali interessate al tema da trattare. In tali adunanze può essere trattato il solo argomento all’ordine del giorno. In tali particolari adunanze il Presidente, garantendo la piena libertà di espressione dei membri del Consiglio Comunale, consente anche interventi dei rappresentanti come sopra invitati, che portano il loro contributo di opinioni, di conoscenze, di sostegno e illustrano al Consiglio Comunale gli orientamenti degli Enti e delle Parti Sociali rappresentate. Durante le adunanze aperte del Consiglio Comunale non possono essere adottate Deliberazioni od assunti, anche in linea di massima, impegni di spesa a carico del Comune”.
Il ricorso alle adunanze “aperte” ha, dunque, un carattere di straordinarietà che deve essere preservato, atteso che il Consiglio Comunale riveste competenze ordinariamente deliberanti.
Non ha, pertanto, senso, un abusato ricorso alla richiesta di convocazione di adunanze aperte del Consiglio Comunale, a meno che non si metta in dubbio l’effettiva capacità, del Consiglio Comunale in carica, di rappresentare le diverse sensibilità presenti nell’ambito della comunità: a pensarci bene, si tratterebbe, in tal caso, di porre in dubbio l’autorevolezza di un organo di rappresentanza politica democraticamente eletto. Ebbene, per parlare, nello specifico, del Consiglio Comunale attualmente in carica, io non solo ritengo che Esso (già indubbiamente legittimato dal mandato popolare) sia ampiamente rappresentativo delle diverse sensibilità presenti nella comunità latianese (come testimonia, tra l’altro, l’asprezza dei toni del confronto assunta in più di una circostanza) ma considero un privilegio poter presiedere oggi quell’Assise, in ragione delle sue alte prerogative nonché per la qualità politica ed esperienziale che i suoi componenti sanno esprimere.
Quindi, ben vengano le richieste di assemblee pubbliche, quali sedi democratiche di libero confronto proteso all’individuazione di più consapevoli decisioni politiche da parte di coloro che sono responsabilmente chiamati ad assumerle (qualora questi intendano rendersi disponibili ad una benefica “osmosi”: in ciò, tuttavia, si esprimono la cultura, il senso civico e l’educazione di ciascuno).
Sono certo che il Sindaco, avv. Mino Maiorano, la cui disponibilità al confronto, sempre e con tutti, è ormai proverbiale, vorrà agevolare la realizzazione dell’assemblea pubblica autorevolmente richiesta dall’Associazione “L’isola che non c’è”: so che il Sindaco aveva già in programma di determinare, in merito ai criteri per l’individuazione dei soggetti a cui affidare la gestione dei contenitori culturali della Città, un coinvolgimento delle Consulte, prima ancora di giungere nelle sedi decisionali (Consiglio Comunale e/o Giunta), e dunque saprà certamente trovare modi e forme per coniugare il tutto nell’ottica della più ampia partecipazione.
Insomma, il passo avanti è compiuto: quella dei contenitori culturali (aggiungerei, tra questi, in una prospettiva di breve – medio termine, anche la biblioteca comunale che è oggetto di un importante finanziamento intercettato di recente) è divenuta questione di rilevanza strategica unanimemente riconosciuta (nell’organizzazione degli Uffici della Regione Puglia si parla, già da tempo, di “economia della cultura”).
Concludo cedendo alla tentazione di esporre il mio pensiero di approccio alla discussione su quanto in argomento: in linea generale, immagino che la mancanza di esperienza (per Latiano, è “la prima volta” nella gestione di un patrimonio culturale composito) sconsigli di “scommettere” su una soluzione “monolitica”; credo che la carenza di risorse economiche e la necessità di rendersi disponibili ad una prima fase avente carattere “sperimentale” non possano che determinare la chiamata all’appello di tutte le esperienze locali (anche la scuola), per quanto capaci e per quanto disponibili, e quindi la scommessa, in particolare, sulla qualità e sulle attitudini che il mondo del volontariato organizzato (perché occorre individuare soluzioni che garantiscano continuità di impegno) può esprimere; credo che la gestione dei contenitori culturali debba necessariamente rappresentare, almeno nella prima fase attuativa, una palestra di convivenza civile improntata alla concorrenza in funzione del conseguimento di obiettivi, condivisi, di interesse pubblico; credo che, sul polo museale, il Consiglio Comunale abbia offerto già un importante contributo con l’approvazione, all’unanimità dei presenti, dell’apposito Statuto (Deliberazione n. 4 del 12 marzo 2012).  
Comunque, io seguirò con interesse il percorso partecipativo, di confronto e di ascolto, che il Sindaco vorrà realizzare, esprimendo, sin da ora, rispetto verso la responsabilità  - che ad Egli stesso compete nella significativa, contestuale, veste di titolare della delega alla Cultura -  di elaborazione delle proposte da riportare nelle sedi deliberanti.