Al primo turno delle elezioni presidenziali francesi il candidato socialista Francois Hollande si è imposto, con il 28,63% dei consensi, sul capo dello Stato uscente, Nicholas Sarkozy (27,18%).
Anche i primi sondaggi sul secondo turno, in programma per il prossimo 6 maggio, lasciano esigui margini di speranza al Presidente tuttora in carica.
Sono elezioni importanti, quelle che si stanno celebrando in Francia in questi giorni; importanti per l’Europa.
Ci si chiede, in generale, se i destini dell’Unione debbano rimanere sottesi soprattutto agli umori dell’asse franco – tedesco: ma ciò dipende pure da come si approcciano gli altri Paesi partners, così come dimostra la percezione, che tutti abbiamo avuto, del capovolgimento di considerazione, e di prestigio internazionale, registrato dall’Italia sin dall’insediamento del Governo Monti.
Ritengo che Sarkozy non abbia dato prova di quell’equilibrio che deve caratterizzare una esperienza di guida di un Paese importante.
Tre atteggiamenti assunti da quest’uomo mi hanno colpito negativamente: anzitutto l’approccio di sfida - verso tutta la comunità internazionale, e verso l’Italia in modo particolare - avuto in occasione dell’attacco a Gheddafi. E poi il sorriso sprezzante all’indirizzo di Berlusconi, di fronte alla stampa mondiale, incurante del fatto che l’ostentazione del biasimo per la poca affidabilità di un premier rischiava di offendere un intero Popolo amico. Infine, proprio nei giorni scorsi, in piena campagna elettorale, il gesto di sfilarsi dal polso quel costoso orologio, regalo della moglie Carla Bruni, prima di stringere le mani ai suoi sostenitori, nell’evidente intento di evitare un dannoso scippo.
Ora, insomma, sembra che la “grandeur” di Sarkozy sia destinata a ridimensionarsi.
Ed un bagno di umiltà non potrà che fare bene a questo leader politico verso il quale il centrodestra europeo aveva guardato con fiducia.