Ho già scritto su questo blog (vedi post del 7 giugno 2011) che non mi appassionano i referendum popolari abrogativi poiché il ripetuto ricorso a tale strumento di partecipazione democratica, negli ultimi venti anni, più che concrete innovazioni normative ha prodotto l’effetto (comunque positivo, della serie: “il Re è nudo!”) di evidenziare la difficoltà, del nostro Parlamento, a legiferare, ad introdurre innovazioni normative in sintonia con i sentimenti, con le sensibilità nuove, del Popolo Italiano. Non sempre, dunque, mi sono recato a votare per i referendum abrogativi; l’ho fatto solo quando ci ho creduto davvero, quando ho ritenuto che quella partecipazione potesse sortire effetti positivi sulla vita della comunità-Paese a cui, con orgoglio, appartengo. Raramente ho partecipato a sottoscrizioni per promuovere un referendum: l’ho fatto per sostenere i referendum promossi da Mario Segni, che si celebrarono il 18 aprile 1993 e che avrebbero poi prodotto, con la vittoria del “si”, l’introduzione del sistema elettorale maggioritario verso cui in molti, illudendoci, avevamo guardato come l’affaccio verso un provvidenziale orizzonte nuovo per la politica italiana (che già allora mostrava tutti i segni della sua inadeguatezza…). Ora una proposta di referendum abrogativo torna a darmi motivazioni; e così ho deciso di sostenerla, non solo sottoscrivendola ma anche invitando i miei concittadini a fare la stessa cosa. In tal senso, insieme ad un gruppo di persone che stimo, spontaneamente, abbiamo voluto lanciare un appello, formulando, in data odierna, il seguente comunicato stampa:
Presso l’Ufficio Segreteria del Comune di Latiano è possibile sottoscrivere, fino al prossimo 30 luglio, la proposta di referendum popolare abrogativo - ai sensi dell’art. 75 della Costituzione e in applicazione della Legge 25 Maggio 1970, n. 352 - sul seguente quesito: “Volete voi che sia abrogato l’art. 2 della legge 31 ottobre 1965, n. 1261 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale 20 novembre 1965, n. 290?”.
Con l’abrogazione di tale disposizione, ai Parlamentari italiani non verrà più corrisposta la “diaria a titolo di rimborso delle spese di soggiorno a Roma”. Resta comunque ferma la corresponsione dell’indennità disciplinata dall’art. 1 della predetta legge.
Il comitato promotore del referendum (l’Unione Popolare, che ha sede a Roma) fa osservare che la norma di cui si propone l’abrogazione prevede un "rimborso spese" - che sarebbe pari a circa 48 mila euro annui per ogni deputato o senatore - in cifra fissa uguale per tutti e senza l'obbligo di dimostrarne l'effettiva spesa.
I sottoscritti - a titolo personale, fatta salva la rispettiva appartenenza politica e comunque senza alcun legame con il comitato nazionale promotore dell’iniziativa - invitano tutti i cittadini a riflettere, ad approfondire e, se lo ritengono giusto, a recarsi presso il Comune con carta d’identità, o altro valido documento di riconoscimento, per sottoscrivere la proposta.
Firmato:
Gabriele Argentieri, Gianni Rucco, Luca Rodia, Luigi Errico, Eupremio Calò, Diego Calò, Giorgio Errico, Carmine Somma, Vittoria Menga,Vincenzo Parabita.
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