Ho
diffuso stamane la seguente “lettera aperta” che ho voluto indirizzare al
Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ed al Presidente della
Commissione Consiliare della Regione Puglia per Sanità e Welfare, Pino Romano.
Il criterio di finanziamento dei “buoni servizio” per anziani e disabili rischia di privare tantissime persone, che versano in condizioni di oggettiva fragilità, dell’accesso a prestazioni indispensabili i cui costi non sono interamente sostenibili per le loro rispettive famiglie.
Il criterio di finanziamento dei “buoni servizio” per anziani e disabili rischia di privare tantissime persone, che versano in condizioni di oggettiva fragilità, dell’accesso a prestazioni indispensabili i cui costi non sono interamente sostenibili per le loro rispettive famiglie.
Questa
volta però, ed in ciò risiede un paradosso, non si tratta della solita “coperta
troppo corta”, cioè della mancanza di risorse economiche disponibili, e non si
tratta neppure di “porta troppo stretta”, cioè di requisiti inappropriatamente
selettivi nell’accesso alle graduatorie per il contributo pubblico.
Scrivo
a Voi, Presidente della Regione Puglia e Presidente della Commissione
consiliare regionale per Sanità e Welfare, poiché interlocutori sempre attenti,
sia del “terzo settore” e sia del mondo del disagio e della fragilità in
genere, con l’auspicio che da un Vostro autorevole intervento possa scaturire
una soluzione della delicata problematica.
L’accesso
ai “buoni servizio” viene riconosciuto, a partire dall’annualità 2016 – 2017,
ad una platea di persone che ne facciano istanza entro i termini delle
“finestre temporali” indicate dalla Regione.
Le
graduatorie - stilate tenendo conto dei
seguenti criteri: data ed ora di presentazione dell’istanza, ISEE familiare,
ISEE nucleo ristretto, componenti del nucleo familiare - si scorrono fino all’esaurimento della
dotazione finanziaria riservata a ciascuna “finestra”.
Tale
dotazione finanziaria - e qui nasce il
problema - è calcolata su dati che
tengono notevolmente conto (sia pure non del tutto) delle domande utili
pervenute con riferimento alla finestra temporale precedente.
Nella
prima annualità (2016 – 2017), non avendo un riferimento a finestre precedenti,
la dotazione finanziaria è stata calcolata anzitutto sulla base di dati
demografici (e ne sono risultate economie che hanno consentito di elevare la
soglia di ISEE familiare da 25.000 a 40.000 euro).
La
progressiva “scoperta” dell’opportunità offerta dai “buoni servizio” ha determinato
un “boom” di domande nell’ultima finestra resasi finora disponibile.
Ebbene,
va sottolineato, a questo punto, che l’accrescersi del numero di istanze non è
frutto di una domanda inappropriata: le persone che concorrono per l’accesso ai
“buoni” fruiscono infatti, effettivamente, di servizi socio – sanitari ed i
rispettivi nuclei familiari non dispongono di ISEE superiore ai quarantamila
euro. Parliamo, dunque, di persone che gli stessi Uffici regionali che
gestiscono il procedimento definiscono “ammesse ma non attualmente
finanziabili” e che, senza il contributo riveniente dai “buoni”, rischiano di
rimanere escluse dalla rete dei servizi. E ciò non in ragione della mancanza di
requisiti o della carenza di risorse economiche regionali bensì a causa di un
criterio burocratico di predeterminazione del finanziamento.
Il
reale fabbisogno, peraltro, va tendenzialmente definendosi con il succedersi
delle “finestre” e sarà dunque possibile, molto presto, quantificare una
dotazione finanziaria sufficiente.
Ciò
che si sta verificando nei buoni servizio per anziani e disabili potrà
replicarsi, probabilmente con ancora maggiore sperequazione, nei buoni servizio
per minori, che hanno registrato una prenotazione assai esigua, nella prima
annualità, a fronte di un fabbisogno, ben più rilevante, che si va manifestando
già nella seconda annualità.