martedì 26 dicembre 2017

“Buoni servizio” per anziani e disabili. Buoni… ma non per tutti!

Ho diffuso stamane la seguente “lettera aperta” che ho voluto indirizzare al Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ed al Presidente della Commissione Consiliare della Regione Puglia per Sanità e Welfare, Pino Romano.

Il criterio di finanziamento dei “buoni servizio” per anziani e disabili rischia di privare tantissime persone, che versano in condizioni di oggettiva fragilità, dell’accesso a prestazioni indispensabili i cui costi non sono interamente sostenibili per le loro rispettive famiglie.
Questa volta però, ed in ciò risiede un paradosso, non si tratta della solita “coperta troppo corta”, cioè della mancanza di risorse economiche disponibili, e non si tratta neppure di “porta troppo stretta”, cioè di requisiti inappropriatamente selettivi nell’accesso alle graduatorie per il contributo pubblico.
Scrivo a Voi, Presidente della Regione Puglia e Presidente della Commissione consiliare regionale per Sanità e Welfare, poiché interlocutori sempre attenti, sia del “terzo settore” e sia del mondo del disagio e della fragilità in genere, con l’auspicio che da un Vostro autorevole intervento possa scaturire una soluzione della delicata problematica.
L’accesso ai “buoni servizio” viene riconosciuto, a partire dall’annualità 2016 – 2017, ad una platea di persone che ne facciano istanza entro i termini delle “finestre temporali” indicate dalla Regione.
Le graduatorie  - stilate tenendo conto dei seguenti criteri: data ed ora di presentazione dell’istanza, ISEE familiare, ISEE nucleo ristretto, componenti del nucleo familiare -  si scorrono fino all’esaurimento della dotazione finanziaria riservata a ciascuna “finestra”.
Tale dotazione finanziaria  - e qui nasce il problema -  è calcolata su dati che tengono notevolmente conto (sia pure non del tutto) delle domande utili pervenute con riferimento alla finestra temporale precedente.
Nella prima annualità (2016 – 2017), non avendo un riferimento a finestre precedenti, la dotazione finanziaria è stata calcolata anzitutto sulla base di dati demografici (e ne sono risultate economie che hanno consentito di elevare la soglia di ISEE familiare da 25.000 a 40.000 euro).
La progressiva “scoperta” dell’opportunità offerta dai “buoni servizio” ha determinato un “boom” di domande nell’ultima finestra resasi finora disponibile.
Ebbene, va sottolineato, a questo punto, che l’accrescersi del numero di istanze non è frutto di una domanda inappropriata: le persone che concorrono per l’accesso ai “buoni” fruiscono infatti, effettivamente, di servizi socio – sanitari ed i rispettivi nuclei familiari non dispongono di ISEE superiore ai quarantamila euro. Parliamo, dunque, di persone che gli stessi Uffici regionali che gestiscono il procedimento definiscono “ammesse ma non attualmente finanziabili” e che, senza il contributo riveniente dai “buoni”, rischiano di rimanere escluse dalla rete dei servizi. E ciò non in ragione della mancanza di requisiti o della carenza di risorse economiche regionali bensì a causa di un criterio burocratico di predeterminazione del finanziamento.
Il reale fabbisogno, peraltro, va tendenzialmente definendosi con il succedersi delle “finestre” e sarà dunque possibile, molto presto, quantificare una dotazione finanziaria sufficiente.
Ciò che si sta verificando nei buoni servizio per anziani e disabili potrà replicarsi, probabilmente con ancora maggiore sperequazione, nei buoni servizio per minori, che hanno registrato una prenotazione assai esigua, nella prima annualità, a fronte di un fabbisogno, ben più rilevante, che si va manifestando già nella seconda annualità.

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