domenica 13 ottobre 2019

Graziano Zizzi, moderno gigante del popolarismo salentino.

Qualche giorno addietro mi è stato inviato uno dei tanti video commemorativi di Graziano Zizzi, che circolano sul web.
Ho ricordato che il prossimo lunedì 21 ottobre ricorrerà il decimo anniversario della scomparsa del giovane “grande Sindaco” di Latiano.
So che la famiglia, di fronte a diverse proposte, ragionevolmente pervenute anche da parte dell’Amministrazione Comunale attualmente in carica, ha preferito una forma privata della celebrazione di questa ricorrenza, anche al fine di salvaguardare la memoria di Graziano da ogni forma di strumentalizzazione (peraltro nell’approssimarsi delle elezioni amministrative comunali).
Ho apprezzato molto questo intendimento di Giuseppina e, soprattutto, di Pietro.
Conobbi Graziano nel 1991: fu lui ad iscrivermi al movimento giovanile della Democrazia Cristiana (i miei “presentatori” furono Gilberto De Nitto e Michele Panà); pochi mesi più tardi avrei votato per la prima volta in vita mia, alle elezioni politiche del 1992: quelle che anticiparono la rivoluzione giudiziaria, quelle che precedettero la diaspora democristiana.
Io penso che se Graziano fosse venuto a mancare senza mai essere diventato Sindaco di Latiano, staremmo ugualmente a ricordarlo per la sua grandezza (non solo fisica ma anche sociale e politica): l’alta carica ricoperta ha accresciuto la visibilità, non la portata (già alla medesima stregua) della sua testimonianza di vita.
Graziano di destra o Graziano di sinistra?
Graziano, a mio avviso, è stato, piuttosto, “popolare” in tutti i sensi, in ogni istante ed in ogni espressione della sua esistenza: da operatore sociale, da amico, da marito, da padre, da vicino di casa, da lavoratore, da politico (fuori e dentro le sedi istituzionali).
Dietro l’apparente semplicità di Graziano c’era una profonda cultura, non solo politica, che la sua sensibilità rendeva divulgativa (alla portata di tutti), che non provocava soggezione negli interlocutori: anche in questo era la sua grandezza.
La cultura di Graziano era di quelle… che non bastano i banchi di scuola, …e nemmeno la strada.
Molto, certamente, aveva influito il padre, Pietro, con la sua attività, con la produzione letteraria e con le sue frequentazioni: posso testimoniare quanto arricchente possa essere stata, per i “figli”, la vita di Partito di un padre, lo scambio di pensieri e di esperienze incessante con i suoi “Amici”, il confronto sulla “visione delle cose”, la sistematica proiezione “orizzontale” cioè naturalmente protesa al futuro, il fondamentale tramandarsi della memoria (per dire dell’importanza della memoria, ancora oggi, in tempi “social”, in cui si rivendica pure il “diritto all’oblio”: pochi giorni fa si è celebrato il trentacinquesimo anniversario della riapertura al culto della Chiesa del SS. Rosariuo di Latiano; i lavori di recupero di quella Chiesa furono realizzati anzitutto grazie al finanziamento  - di ben trecento milioni di lire -  che fu appositamente erogato dalla Regione Puglia al Comune di Latiano; non ricordavo tale circostanza, o forse non ne ero mai venuto a conoscenza, ma me l’hanno riportata Bruno Montanaro, che fu il principale artefice dell’acquisizione di quel finanziamento, e Vittorio Madama).
Si faceva squadra, fuori e dentro le Istituzioni.
E noi “figli” ci sentivamo parte di quella squadra, anzi lo eravamo effettivamente ed originariamente; quella situazione (nel bene e nel male, verrà da puntualizzare a qualcuno…) inevitabilmente influiva sulla nostra formazione.
Ed a quella “squadra”, o comunque a ciò che ne rimane dopo l’ormai ultraventennale diaspora, si continua ad appartenere, nonostante le divisioni “tattiche” (o comunque determinate da opzioni contingenti) che talvolta viviamo con esternazioni accese (provocate proprio da quella passione che, ancora, ci accomuna).
Qualche mese fa, mentre ero con un mio amico, giornalista e docente universitario, ho incontrato Pietro, il figlio di Graziano; ho invitato quell’amico ad osservare bene quel giovane latianese e gli ho chiesto: “secondo te di chi è figlio?”; pronta la risposta: “di Graziano!” e io, ancora, “…e secondo te, come si chiama questo giovane?”: quasi ovvia la (giusta) risposta: “Pietro!”.
Graziano, allora, è stato “Graziano”  - politico sempre, fuori e dentro le Istituzioni -  in ogni espressione della sua vita: da Consigliere Comunale; da Assessore Comunale ed anche dopo aver rassegnato le dimissioni da Assessore; da candidato al Consiglio Regionale (quando, nonostante una concorrenza agguerritissima, raccolse un consenso personale pressoché inarrivabile, a Latiano); da Sindaco ma anche, lo ripeto, da semplice cittadino.
Giuseppina, in questi dieci anni, ha saputo andare avanti senza Graziano, portandosi Graziano ovunque.
Pietro, lo amo ripetere (e so che Graziano sorriderebbe), è la bella copia estetica del padre ed ha carattere in abbondanza per non subirne il confronto.
Poco prima del 20 luglio scorso, quindi nell’approssimarsi della festa patronale di Santa Margherita – edizione 2019, una mattina sono stato invitato ad una intervista in diretta radiofonica su Idea Radio, per illustrare le iniziative che avrebbero avuto luogo in quella giornata.
Sapevo che si sarebbe parlato del corteo storico di Santa Margherita e dell’inaugurazione di un defibrillatore, presso il parco Pigna, che un gruppo di giovani aveva acquistato, con il ricavato dell’organizzazione di un torneo di calcio intitolato al loro amico Antonio Lamarina, e donato  - in sua memoria -  alla comunità latianese.
Sapevo anche che in studio ci sarebbe stato il mio amico Pierpaolo Di Bello, per il corteo storico di Santa Margherita, e due rappresentanti del gruppo di ragazzi che avevano acquistato il defibrillatore per il parco Pigna.
Io avrei partecipato a quell’intervista telefonicamente.
Quando mi chiamarono, pochi minuti prima di andare in diretta, chiesi alla redazione di Idea Radio chi fosse presente in studio; mi confermarono la presenza di Pierpaolo e mi dissero che, per il defibrillatore, c’erano Pietro Zizzi ed Antonio Natale.
Mi ero fermato ad una piazzola di sosta lungo la Strada Statale per Bari, dove si vede il mare Adriatico dopo gli ulivi ed i trulli; chiesi meglio: “il figlio di Graziano ed il figlio di Pino?”; mi risposero di si; feci l’intervista ma non ero più concentrato; alla fine scesi dalla macchina, pensavo che la vita ci sorprende sempre; pensavo che, se fosse stato eletto Sindaco in quella primavera del 2007, forse Pino Natale non sarebbe diventato il più importante imprenditore sociale del Salento (ed anche oltre), come è adesso; e pensavo che, se non fosse stato eletto Sindaco in quella stessa primavera del 2007, forse Graziano sarebbe ancora qui con noi (dentro o fuori dalle Istituzioni, sempre con la stessa efficacia, sempre con la stessa passione), mai pago di protendere ad una società sempre più giusta: come solo i veri “cavalli di razza” sanno essere.