Qualche
giorno addietro mi è stato inviato uno dei tanti video commemorativi di
Graziano Zizzi, che circolano sul web.
Ho ricordato
che il prossimo lunedì 21 ottobre ricorrerà il decimo anniversario della
scomparsa del giovane “grande Sindaco” di Latiano.
So che la
famiglia, di fronte a diverse proposte, ragionevolmente pervenute anche da
parte dell’Amministrazione Comunale attualmente in carica, ha preferito una
forma privata della celebrazione di questa ricorrenza, anche al fine di
salvaguardare la memoria di Graziano da ogni forma di strumentalizzazione
(peraltro nell’approssimarsi delle elezioni amministrative comunali).
Ho
apprezzato molto questo intendimento di Giuseppina e, soprattutto, di Pietro.
Conobbi
Graziano nel 1991: fu lui ad iscrivermi al movimento giovanile della Democrazia
Cristiana (i miei “presentatori” furono Gilberto De Nitto e Michele Panà);
pochi mesi più tardi avrei votato per la prima volta in vita mia, alle elezioni
politiche del 1992: quelle che anticiparono la rivoluzione giudiziaria, quelle
che precedettero la diaspora democristiana.
Io penso che
se Graziano fosse venuto a mancare senza mai essere diventato Sindaco di
Latiano, staremmo ugualmente a ricordarlo per la sua grandezza (non solo fisica
ma anche sociale e politica): l’alta carica ricoperta ha accresciuto la
visibilità, non la portata (già alla medesima stregua) della sua testimonianza di
vita.
Graziano di
destra o Graziano di sinistra?
Graziano, a
mio avviso, è stato, piuttosto, “popolare” in tutti i sensi, in ogni istante ed
in ogni espressione della sua esistenza: da operatore sociale, da amico, da
marito, da padre, da vicino di casa, da lavoratore, da politico (fuori e dentro
le sedi istituzionali).
Dietro
l’apparente semplicità di Graziano c’era una profonda cultura, non solo
politica, che la sua sensibilità rendeva divulgativa (alla portata di tutti),
che non provocava soggezione negli interlocutori: anche in questo era la sua
grandezza.
La cultura
di Graziano era di quelle… che non bastano i banchi di scuola, …e nemmeno la
strada.
Molto,
certamente, aveva influito il padre, Pietro, con la sua attività, con la
produzione letteraria e con le sue frequentazioni: posso testimoniare quanto
arricchente possa essere stata, per i “figli”, la vita di Partito di un padre,
lo scambio di pensieri e di esperienze incessante con i suoi “Amici”, il
confronto sulla “visione delle cose”, la sistematica proiezione “orizzontale”
cioè naturalmente protesa al futuro, il fondamentale tramandarsi della memoria
(per dire dell’importanza della memoria, ancora oggi, in tempi “social”, in cui
si rivendica pure il “diritto all’oblio”: pochi giorni fa si è celebrato il
trentacinquesimo anniversario della riapertura al culto della Chiesa del SS.
Rosariuo di Latiano; i lavori di recupero di quella Chiesa furono realizzati
anzitutto grazie al finanziamento - di ben trecento milioni di lire -
che fu appositamente erogato dalla Regione Puglia al Comune di Latiano;
non ricordavo tale circostanza, o forse non ne ero mai venuto a conoscenza, ma
me l’hanno riportata Bruno Montanaro, che fu il principale artefice
dell’acquisizione di quel finanziamento, e Vittorio Madama).
Si faceva
squadra, fuori e dentro le Istituzioni.
E noi
“figli” ci sentivamo parte di quella squadra, anzi lo eravamo effettivamente ed
originariamente; quella situazione (nel bene e nel male, verrà da puntualizzare
a qualcuno…) inevitabilmente influiva sulla nostra formazione.
Ed a quella
“squadra”, o comunque a ciò che ne rimane dopo l’ormai ultraventennale
diaspora, si continua ad appartenere, nonostante le divisioni “tattiche” (o
comunque determinate da opzioni contingenti) che talvolta viviamo con esternazioni
accese (provocate proprio da quella passione che, ancora, ci accomuna).
Qualche mese
fa, mentre ero con un mio amico, giornalista e docente universitario, ho
incontrato Pietro, il figlio di Graziano; ho invitato quell’amico ad osservare
bene quel giovane latianese e gli ho chiesto: “secondo te di chi è figlio?”;
pronta la risposta: “di Graziano!” e io, ancora, “…e secondo te, come si chiama
questo giovane?”: quasi ovvia la (giusta) risposta: “Pietro!”.
Graziano,
allora, è stato “Graziano” - politico sempre, fuori e dentro le
Istituzioni - in ogni espressione della sua vita: da Consigliere
Comunale; da Assessore Comunale ed anche dopo aver rassegnato le dimissioni da
Assessore; da candidato al Consiglio Regionale (quando, nonostante una concorrenza
agguerritissima, raccolse un consenso personale pressoché inarrivabile, a
Latiano); da Sindaco ma anche, lo ripeto, da semplice cittadino.
Giuseppina,
in questi dieci anni, ha saputo andare avanti senza Graziano, portandosi
Graziano ovunque.
Pietro, lo
amo ripetere (e so che Graziano sorriderebbe), è la bella copia estetica del
padre ed ha carattere in abbondanza per non subirne il confronto.
Poco prima
del 20 luglio scorso, quindi nell’approssimarsi della festa patronale di Santa
Margherita – edizione 2019, una mattina sono stato invitato ad una intervista
in diretta radiofonica su Idea Radio, per illustrare le iniziative che
avrebbero avuto luogo in quella giornata.
Sapevo che
si sarebbe parlato del corteo storico di Santa Margherita e dell’inaugurazione
di un defibrillatore, presso il parco Pigna, che un gruppo di giovani aveva
acquistato, con il ricavato dell’organizzazione di un torneo di calcio
intitolato al loro amico Antonio Lamarina, e donato - in sua memoria -
alla comunità latianese.
Sapevo anche
che in studio ci sarebbe stato il mio amico Pierpaolo Di Bello, per il corteo
storico di Santa Margherita, e due rappresentanti del gruppo di ragazzi che
avevano acquistato il defibrillatore per il parco Pigna.
Io avrei
partecipato a quell’intervista telefonicamente.
Quando mi
chiamarono, pochi minuti prima di andare in diretta, chiesi alla redazione di
Idea Radio chi fosse presente in studio; mi confermarono la presenza di
Pierpaolo e mi dissero che, per il defibrillatore, c’erano Pietro Zizzi ed
Antonio Natale.
Mi ero
fermato ad una piazzola di sosta lungo la Strada Statale per Bari, dove si vede
il mare Adriatico dopo gli ulivi ed i trulli; chiesi meglio: “il figlio di
Graziano ed il figlio di Pino?”; mi risposero di si; feci l’intervista ma non
ero più concentrato; alla fine scesi dalla macchina, pensavo che la vita ci
sorprende sempre; pensavo che, se fosse stato eletto Sindaco in quella
primavera del 2007, forse Pino Natale non sarebbe diventato il più importante
imprenditore sociale del Salento (ed anche oltre), come è adesso; e pensavo
che, se non fosse stato eletto Sindaco in quella stessa primavera del 2007,
forse Graziano sarebbe ancora qui con noi (dentro o fuori dalle Istituzioni,
sempre con la stessa efficacia, sempre con la stessa passione), mai pago di
protendere ad una società sempre più giusta: come solo i veri “cavalli di
razza” sanno essere.
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