Sarà che, se ci dovesse essere un certo esito dei ballottaggi, si sente aria di un “governo di larghe intese” (Pierferdinando Casini auspica che possa essere allargato anche alla “parte migliore del Pdl”: i democristiani, del resto, non hanno governato da soli anche quando avevano la maggioranza assoluta…).
Sarà che… se proprio non se ne vogliono andare… in qualche modo occorre suonare la campanella!
Sarà che la voglia di cambiamento è tale e tanta che anche i “moderati”, talvolta, decidono di lasciare repentinamente la strada vecchia… .
Sarà che non si può più sopportare una immagine internazionale dell’Italia umiliata come all’ultimo G8.
Sarà per tutto questo, e per altro ancora, che, nella osservazione a distanza del ballottaggio di Milano, mi ritrovo a simpatizzare per Giuliano Pisapia.
Per favorirne l’approccio, riporto, qui di seguito, il curriculum di quest’uomo (tratto dal suo sito), certamente diverso da come io idealizzerei il sindaco – tipo di una grande città italiana, che ha però tratti di semplicità, di simpatia, di eccezionale normalità… tali da farmelo cosiderare affidabile: un Sindaco giusto, insomma, a mio avviso, per questi tempi complessi.
«Sono nato a Milano, il 20 maggio del 1949. Faccio l’avvocato e vorrei diventare il sindaco della città che amo e nella quale ho sempre vissuto.
Mi sono laureato in Scienze politiche e Giurisprudenza. Negli anni dell’università ho cominciato a lavorare: educatore al carcere minorile Beccaria, operaio in un’industria chimica, impiegato in banca. Solo a trent’anni ho cominciato a fare l’avvocato. Il mio lavoro di penalista mi ha portato a contatto con le ingiustizie, le disuguaglianze, la mancanza di diritti. Ho seguito, insieme al mio studio, molti tra i processi più importanti di questi ultimi anni – da quello conosciuto come “Toghe sporche” (imputati Previti, i giudici Squillante e Metta ed altri) in cui ero parte civile – ai fatti del G8 di Genova dove sono stato l’avvocato della famiglia di Carlo Giuliani; fino al processo per l’uccisione di Dax. Uno dei processi che ricordo con particolare commozione è quello in cui ho difeso Germano Nicolini, comandante partigiano, accusato e condannato ingiustamente per l’uccisione di Don Pessina, riabilitato al termine del processo di revisione.
Ho partecipato a numerosi collegi internazionali di difesa, tra i quali quello per il leader curdo Ocalan . Ma ho anche continuato a seguire i casi minori, quelli che riguardano la gente comune, gli emarginati, i tossicodipendenti e che non finiscono sulle prime pagine dei giornali. Proprio partendo da questo ho deciso di mettere la mia esperienza a disposizione della città.Sono certo che per essere più ricca, attraente e sicura, una città deve cominciare con l’essere più giusta.
Per me la politica è soprattutto servizio. E’ un insegnamento che ho imparato nella mia famiglia, prima ancora che sui banchi del liceo classico Berchet. Da mio padre, Giandomenico, avvocato, ho ereditato l’amore per il diritto e i diritti; da mia madre, Margherita, cattolica, l’attenzione per i più deboli. Dalla politica intesa come impegno volontario – scout, barelliere per la Croce Rossa, tra gli angeli del fango di Firenze, in delegazione nei luoghi più poveri e in quei Paesi dove il diritto e la dignità delle persone sono calpestate – alla politica nelle istituzioni: il mio impegno sulla città mi ha portato, nel 1996, ad essere eletto deputato come indipendente nelle liste di Rifondazione Comunista. In quella legislatura sono stato presidente della commissione giustizia della Camera dei deputati. Nel 2001 sono stato rieletto deputato e sono stato presidente del Comitato carceri. Credo nel ricambio, penso che la politica non debba essere un mestiere a vita, per questo non ho accettato di candidarmi per la terza volta.
Per la coalizione di centrosinistra, alla vigilia delle elezioni del 2006, ho coordinato il gruppo che ha preparato il programma per la giustizia. Nel 2009 sono stato chiamato a presiedere la Commissione ministeriale per la riforma del codice penale. Ho scritto diversi saggi. L’ultimo, «In attesa di giustizia, dialogo sulle riforme possibili», è il compendio di quelle esperienze: perché cambiare si può.
Non ho figli, ma sono felice di avere intorno a me il figlio di mia moglie e sette nipoti: una squadra di ragazzi tra i 12 e i 30 anni che adoro e che ogni estate riunisco per un viaggio tutti insieme. Sono un gran viaggiatore e sono stato molto sportivo: calcio, sci, pallanuoto a livello agonistico. Adoro il mare e andare in moto. Non so cucinare e la sera mi addormento leggendo Topolino, il mio fumetto preferito fin da quando ce lo contendevamo, nella nostra casa di viale Montenero, io e i miei sei fratelli.»
… Per dirla tutta, anche io uso chiudere le mie giornate leggendo Topolino, come quando, in casa, me lo contendevo con mia sorella, mio fratello ed i miei genitori.
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