sabato 19 maggio 2012

Oggi hanno voluto uccidere.

Lunga è la notte
e senza tempo.
Il cielo gonfio di pioggia
non consente agli occhi
di vedere le stelle.
Non sarà il gelido vento
a riportare la luce,
nè il canto del gallo,
nè il pianto di un bimbo.
Troppo lunga è la notte,
senza tempo,
infinita.

E’ una poesia di Peppino Impastato. Peppino Impastato venne assassinato dalla mafia il 9 maggio 1978, qualche giorno prima delle elezioni amministrative al Comune di Cinisi in Provincia di Palermo (dove era candidato nella lista di Democrazia Proletaria) e qualche giorno dopo l'esposizione di una documentata mostra fotografica sulla devastazione del territorio operata da speculatori e gruppi mafiosi: il suo corpo fu dilaniato da una carica di tritolo posta sui binari della linea ferrata Palermo-Trapani.
Probabilmente io e Peppino Impastato, se fossimo stati contemporanei, tra gli anni ’60 e ’70, non ci saremmo ritrovati dalla stessa parte politica; oggi, forse, sarebbe stato diverso.
La poesia che ho voluto proporre in questo post interpreta i sentimenti che molti, e tra questi io stesso, avvertono stasera: la tristezza, lo scoramento, l'incapacità, per dirla con Franco Battiato, di "trovare l'alba dentro l'imbrunire".
Ma noi sappiamo che possiamo e dobbiamo reagire. E ciò anche se il disagio sociale diffuso  - accresciuto dalla crisi economica e, soprattutto, dalla disoccupazione che svilisce le giovani generazioni -  ci scopre vulnerabili, impreparati.
Penso che la forza stia nella coesione, nell’incontro tra i diversi, nella ricerca delle ragioni profonde che accomunano la gente che non vuole smettere di credere in un futuro più a misura d’uomo.
Per questo, tra tanti possibili, ho voluto richiamare Peppino Impastato, nella circostanza tragica dell’attentato consumatosi stamane nei pressi dell’Istituto “Morvillo – Falcone” di Brindisi: per mettere sul tavolo del dialogo il mio modesto contributo di disponibilità. Perché la vera sicurezza non la dà, a mio avviso, la militarizzazione del territorio ma la riscoperta del gusto e della capacità del dialogo franco, del confronto onesto e rispettoso: i veri motori di una crescita, per tutti, all'insegna della speranza.
Solo se saremo uniti  - soprattutto nel ricacciare le facili scorciatoie del compromesso -  chi vuole destabilizzarci non l’avrà vinta!
Io credo che ne usciremo, e ne usciremo bene, da questo periodo buio. Credo pure che il giovanissimo sangue ingiustamente versato oggi debba scuoterci a divenire persone migliori, anche nell’esercizio delle nostre rispettive responsabilità.   

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