La crisi economica che attanaglia ormai sempre più ampi strati della società, richiede la predisposizione di una risposta pubblica concreta alla crescente condizione di disagio.
Al di là delle politiche nazionali o comunitarie in materia economica, gli Enti Locali sono chiamati a fare la loro parte concentrando le (poche) risorse disponibili in interventi ad immediato impatto sociale.
Occorre insomma “penetrare” la quotidianità del disagio, apportando - per quanto possibile - un concreto ausilio nel vissuto delle persone.
Non si tratta, però, di incrementare semplicemente le risorse destinate, nei bilanci comunali, al settore delle Politiche Sociali ma di determinare, in un momento storico carico di straordinaria complessità, un nuovo punto di osservazione da cui disegnare la programmazione complessiva degli interventi pubblici.
E così, anche con il contributo del privato sociale, potranno svilupparsi, nelle periferie dai confini sempre più indeterminati, iniziative come la creazione di nuovi servizi alle famiglie ed alle fasce più deboli della popolazione; si potranno, inoltre, incrementare le occasioni di socialità (feste, concerti, manifestazioni…) proprio nelle aree pubbliche decentrate.
E così, ancora, la parola “sicurezza” non apparterrà più, esclusivamente, al vocabolario di una elite che, dal suo sontuoso benessere, rivendica egoisticamente lo sgombero delle diversità: essa sarà, finalmente, declinata come legittima aspirazione di ogni persona che vuole vedere garantita l’incolumità propria e dei propri cari; in questo senso, finché lo Stato non troverà le risorse per potenziare gli organici delle Forze dell’Ordine, gli Enti Locali potranno, ad esempio, migliorare la segnaletica stradale, verificare la corretta manutenzione dei manti stradali, intensificare la pubblica illuminazione nelle periferie e nelle contrade (laddove sempre più famiglie decidono di stabilire la propria residenza abituale).
Su questa traccia forse vale la pena riflettere, anche a Latiano.
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