Nel tardo pomeriggio di venerdì scorso il Tribunale di Taranto ha emesso sentenza di assoluzione nei miei confronti, con formula piena, nell’ambito di un procedimento penale incentrato sulla correttezza di emolumenti corrisposti dall’ASL di Taranto a fronte di attività svolte come progetti obiettivo, da una trentina di Dirigenti e Funzionari, nel corso dell’anno 2006.
Quel processo ha rappresentato per me un’esperienza particolarmente formativa, che mi ha insegnato a credere davvero nel ruolo dello Stato, “padre” esigente il rispetto di regole e ruoli che, nel suo ambito, si materializzano: ciò senza cedere all’insofferenza, senza arroccarsi in un arrogante sentimento di lesa maestà.
Ho assimilato la connotazione fisiologica della dinamica incessante, dell’azione e del controllo, nel divenire quotidiano della Cosa Pubblica, che giustamente impone di dover “dare conto” a chi, come me, per mestiere opera disponendo di risorse appartenenti al patrimonio dell’intera comunità.
Ho esercitato la pazienza della lunga attesa.
Ho apprezzato chi sa, e vuole, guardare il valore di una persona oltre la sua vicenda giudiziaria,
Ho riconosciuto chi si è invece preoccupato di etichettare, chi si è adoperato in strumentalizzazioni.
Sono stato tentato, a volte, durante il lungo dibattimento, di dimettermi da Consigliere Comunale, in modo da circoscrivere ogni effetto finale del processo al piano strettamente personale e professionale: l’esortazione di tanti amici e colleghi - a cui rimango grato - mi ha però indotto a non fare “passi indietro” o “di lato”.
Ho imparato, allora, a non vivere il condizionamento della ipotetica prospettiva, a stare ai fatti, ad essere ogni giorno, semplicemente, me stesso.
Oggi mi scopro più sicuro, più consapevole, più entusiasta di una carriera che mi offre grandi opportunità (sono il più giovane Dirigente Amministrativo del Servizio Sanitario della Puglia) e mi chiede, “semplicemente”, di scegliere, di operare un ordine di priorità: dopo la famiglia, che ruolo, e che spazio, dare al lavoro? E l’impegno politico?
Ma ora non è il tempo, per me, di decidere; piuttosto, è il momento del (meritato) riposo e della riflessione.
Purtroppo ho appreso che, fino a poche ore prima della sentenza dell’altro giorno, qualcuno a Latiano si interrogasse sulla mia condizione di “candidabilità”. Ebbene, “tranquillizzo”: oggi non sono indagato, non sono imputato, non sono stato condannato ma anzi assolto, e con formula piena, dunque sono candidabile, a tutto (mi si propone, tra l'altro, un impegno per le prossime elezioni regionali); anche se potrei decidere, in base al mio libero discernimento, di non candidarmi a nulla e di esplicare dunque, nei prossimi anni, la pubblica utilità della mia esistenza attraverso una più approfondita dedizione al mio lavoro.
Non mi sottraggo, certo, ad un esame sull’utilità del contributo che potrei dare attraverso il proseguimento dell’impegno politico al servizio della comunità di Latiano ma confesso che, al momento, non vedo ancora progetti in grado di entusiasmarmi e di entusiasmare la comunità o di motivare l’elettorato (solo il 43,95% dei latianesi si è recato alle urne per le elezioni europee dello scorso mese di maggio).
Sul fronte politico, dunque, non si tratta tanto della volontà di proseguire un impegno personale ma è necessario definire un progetto per il quale valga la pena sollecitare la fiducia dei cittadini.
C’è molto da fare, insomma; non vedo “giganti” politici in circolazione (e se lo dico io…); l’impegno sarebbe dunque gravoso; deciderò il da farsi, al momento opportuno, come al solito insieme alla mia famiglia.
Sarà fondamentale, comunque, cercare di comprendere il vero disegno della Provvidenza.