Il nostro Presidente della Repubblica assicura che l'Italia farà "tutto il necessario" per proteggere, insieme alle forze alleate, la popolazione civile libica dalla reazione del "rais".
Gheddafi, infatti, con accanita ed inaudita violenza, ha voluto sopprimere il "Risorgimento" libico, cioè quel moto rivoluzionario di liberazione che si è espresso sin dallo scorso mese di febbraio in quella terra a soli cento chilometri dalle nostre coste.
Ora siamo in guerra. Anzi, per dirlo senza ipocrisia, la guerra è in Libia e le nostre navi, i nostri aerei, sono lì.
Le nostre basi sono in allerta ed ospitano i mezzi militari dei Paesi occidentali "volenterosi", che muovono verso Bengasi e Tripoli.
Chi glielo dice ora, ai civili libici, che gli interventi di quegli aerei occidentali che, in nome della libertà, volano sulle loro teste, potrebbero produrre qualche "effetto collaterale"? Come si può fare ragione di una morte "amica", portata da una mano "liberatrice"?
Non illudiamoci: per quanto Gheddafi possa essere un uomo spregevole, un pazzo senza scrupoli, un oppressore ormai palesemente nemico del suo popolo, anche questa non è una guerra giusta.
Non esiste una guerra giusta.
E non è meno sbagliata, una guerra, se ci si impegna ad essere tanto forti ed "efficaci" da farla finire presto.
E non è meno sbagliata, una guerra, se in palio ci sono pure tanti pozzi di petrolio.
Anche questa guerra è frutto del fallimento della politica e della ragione.
La Russia, che nel Consiglio di Sicurezza dell'ONU si è astenuta dalla votazione sull'intervento militare in Libia, stasera ha bollato come "affrettate" le decisioni della comunità internazionale.
Ma la non partecipazione della Russia e della Germania non sono meno colpevoli, perchè interessate.
Probabilmente la maggiore fetta di responsabilità, in questa vicenda, è da attribuire proprio al Governo italiano che, in pochi mesi, è passato dal baciamano (di Berlusconi a Gheddafi) all'elmetto.
Se l'Italia si fosse "lasciata andare" un po' meno, soprattutto negli ultimi anni, forse oggi avrebbe potuto svolgere un ruolo diverso, addirittura decisivo, per evitare la strage di innocenti che, in Libia, già si è consumata nelle ultime settimane e, prevedibilmente, continuerà a consumarsi nelle prossime ore.
Il senso della misura, spesso, aiuta a non perdere la ragione. E a non doverne, poi, pagare le inevitabili conseguenze.
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