martedì 11 dicembre 2012

Ci importa dello spread?

Silvio Berlusconi torna in campo e, nel giro di due – tre giorni, monopolizza l’attenzione dei media planetari.
Che l’Uomo di Arcore sapesse suonare i tasti della comunicazione, e della propaganda, con maestria più unica che rara, era già noto a tutti.
Ora però si vedrà quanti italiani decideranno di stare ancora dalla sua parte nonostante già venga spontaneo chiedersi “perché?”, nei lunghi anni del suo potere politico diretto, Egli non abbia fatto ciò che adesso auspica e rivendica per il bene di tutti noi italiani.
Una cosa, però, mi fa riflettere: i proclami di questo “Cavalier Rieccolo” suscitano almeno qualche dubbio anche nel cittadino che gli è più prevenuto.
Certo, al facile populismo, questa volta, preferiremo il ragionevole realismo (anche perché le scottature sono ancora evidenti…)… ma non sarà che, ultimamente, ci siamo un po’ troppo preoccupati degli altalenanti umori sia dell’alta finanza mondiale, sia di qualche (talvolta arrogante, talaltra egoista) Cancelleria europea?
Forse, piuttosto che pendere dalle labbra di saccenti interlocutori esterni, occorrerebbe agire con più determinazione nelle cose di casa nostra: per la riduzione dei costi della Pubblica Amministrazione (ad esempio, chi ha fatto arenare la riorganizzazione delle Province? E quei soldi che, in tal modo, lo Stato intendeva risparmiare, da dove si deciderà di prenderli?), per la lotta all’evasione fiscale, per la (vera) liberalizzazione delle professioni, per la (reale) promozione degli investimenti da parte delle famiglie e da parte delle medie e piccole imprese (con una attenzione privilegiata verso il settore agricolo che, quando esprime qualità, è traino del “made in Italy” in ogni angolo della Terra).
Tutto questo, probabilmente, acquieterebbe lo “spread” ma, soprattutto, migliorerebbe la condizione esistenziale degli italiani.

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