Lo scorso 16 settembre io e Mauro Vitale abbiamo diffuso una lettera aperta - indirizzata al Sindaco ed a tutte le forze politiche cittadine - nella quale (è ovviamente pubblicata in questo blog…), muovendo dalla notizia della probabile sospensione del servizio di assistenza scolastica (che in quei giorni aveva animato un acceso dibattito pubblico), evidenziavamo che l’ormai esigua disponibilità di risorse degli Enti Locali italiani determina la diffusa necessità di una riprogrammazione delle attività in ogni settore con previsione, spesso, di dolorosi tagli e ripiegamenti.
In tal senso richiamavamo tutti, maggioranza ed opposizione, ad una azione comune di responsabilità, senza nascondersi dietro un dito (tanto tutti sanno che lo Stato italiano, da qualche lustro, opera sistematicamente tagli, più o meno giustificati, alla spesa pubblica) e senza indulgere alla tentazione di strumentalizzare il disagio che vive chi - nella contingenza - ha l’onere (e l’onore) di amministrare la Cosa Pubblica.
Scrivevamo, in quella lettera aperta, che urge a nostro avviso, data la particolare sensibilità delle questioni che interessano tale settore, «una chiara programmazione delle attività possibili nel campo dei servizi sociali, improntata sia alla necessaria corrispondenza alle situazioni di disagio nelle differenti fasce sociali ed anagrafiche, sia alla distribuzione delle risorse tra le diverse voci del bilancio comunale».
«Non è il tempo, questo, per garantire tutto a tutti», commentavamo io e Mauro, «riteniamo tuttavia - proseguivamo - che vada operato, dalla politica, un ordine di priorità nell’utilizzo delle risorse disponibili».
E noi dell’Udc - è noto a tutti già da tempo - privilegiamo l’attenzione verso i servizi sociali, che si occupano dei più deboli, convinti, come siamo, del valore (assoluto, prioritario rispetto a tutto) della persona umana e del dovere pubblico, dunque, di operare una azione incessante tesa all’inclusione di tutti e mirata chiaramente a non lasciare mai nessuno indietro.
Al cospetto di questa ardua sfida - del rispetto per la tenuta dei conti pubblici e della solidarietà verso i più deboli, coloro i quali vivono in condizioni di marginalità (“categoria” sociale in inesorabile e diversificata estensione…) - ci permettevamo di suggerire, come strumento di programmazione, «l’attivazione di una conferenza cittadina dei servizi sociali, che coinvolga tutti i soggetti istituzionali interessati e che, muovendo dalla considerazione delle disponibilità economiche, contribuisca a definire condivisi livelli minimi essenziali di intervento da garantire nei prossimi anni ai cittadini latianesi».
Qualche autorevole esponente della maggioranza consiliare ha lanciato segnali di attenzione verso questa proposta ma poi nulla ne è seguìto. Dall’opposizione (anche quella che si esprime fuori dal Consiglio Comunale e dai Partiti) ho registrato, in merito, solo un gran silenzio.
Ora apprendo che il servizio di refezione scolastica, che partirà lunedì prossimo, ha subìto un incremento del suo costo a carico delle famiglie: tre euro a pasto nella scuola elementare (lo scorso anno era di € 2,30); due euro e trenta centesimi nella scuola dell’infanzia (invariato rispetto allo scorso anno).
Ebbene, quando la coperta è corta, o si interviene per razionalizzare il tutto oppure chi arriva per ultimo rimane… con i piedi al freddo.
Questa volta è toccato ai bambini, le cui famiglie, per acquistare un blocchetto di venti buoni – pasto, dovranno spendere ben 14 euro in più rispetto allo scorso anno.
In conclusione: siamo sicuri che la responsabilità di tutto ciò risieda solo in chi ha vinto le ultime elezioni comunali?
P.S.: Ora non mi si venga a proporre di sottoscrivere documenti per la riduzione del costo della mensa scolastica: io sono per una seria riprogrammazione dei servizi sociali comunali e per una ponderata redistribuzione delle risorse disponibili. Il resto è solo grancassa.
E i genitori, giustamente contrariati dall’aumento del costo della mensa scolastica, diffidino di chiunque - tra gli esponenti politici locali - vorrà, nei prossimi giorni, ergersi a paladino di questa loro (giusta) causa.