L’Associazione
“L’isola che non c’è” chiede, a me - in
qualità di Presidente pro tempore del Consiglio Comunale - ed al Sindaco, la convocazione di
un’assemblea pubblica “al fine di poter discutere e raccogliere eventuali
contributi di idee e progetti su un argomento strategico per il futuro, non
solo culturale, della Città”: l’argomento è l’individuazione dei criteri a cui
improntare l’individuazione dei soggetti ai quali affidare la gestione dei
contenitori culturali di Latiano (polo museale, torre del Solise, casa natale
del Beato Bartolo Longo).
La
richiesta è, a mio parere, corretta e legittima.
E’,
infatti, legittimo, sempre, che su decisioni di importante rilevanza pubblica i
soggetti interessati possano chiedere un momento “aperto”, di discussione e di
confronto, prima dell’assunzione degli atti di indirizzo da parte dei
competenti organi politici.
E
l’istanza dell’Associazione “L’isola che non c’è” si contestualizza in
un’attività assidua (direi insistente, talvolta anche indisponente: ma… sbaglio
o fa così chiunque, con tenacia, crede in qualcosa e lotta perché quel
“qualcosa” si realizzi?), ed ormai consolidata, che ha capisaldi nella tutela e
nella valorizzazione del patrimonio naturale e culturale della città di
Latiano.
Nel
sottolineare, anche, la correttezza dell’istanza prodotta dall’Associazione
“L’isola che non c’è”, ho l’opportunità di riportare la differenza tra
l’assemblea pubblica, di cui in questo caso si tratta, e le adunanze “aperte”
del Consiglio Comunale.
L’articolo
20 del Regolamento per il funzionamento del Consiglio Comunale di Latiano
disciplina, appunto, le “adunanze aperte” (il ricorso alle quali, negli ultimi
anni, è stato ripetutamente accordato dalla Conferenza dei Capigruppo sulla
base di istanze pervenute dalla società civile).
Il
Regolamento stabilisce che “Quando
rilevanti motivi di interesse generale lo richiedono, il Presidente, sentita la
Conferenza dei Capigruppo e, se costituite, i Presidenti delle Commissioni
Consiliari Consultive Permanenti, indice adunanze consiliari aperte. Tali
adunanze hanno carattere straordinario ed alle stesse, con i Consiglieri
Comunali, possono essere invitati Parlamentari, rappresentanti della Regione,
della Provincia, di altri Comuni, delle Associazioni Sociali, Politiche e
Sindacali interessate al tema da trattare. In tali adunanze può essere trattato
il solo argomento all’ordine del giorno. In tali particolari adunanze il
Presidente, garantendo la piena libertà di espressione dei membri del Consiglio
Comunale, consente anche interventi dei rappresentanti come sopra invitati, che
portano il loro contributo di opinioni, di conoscenze, di sostegno e illustrano
al Consiglio Comunale gli orientamenti degli Enti e delle Parti Sociali
rappresentate. Durante le adunanze aperte del Consiglio Comunale non possono
essere adottate Deliberazioni od assunti, anche in linea di massima, impegni di
spesa a carico del Comune”.
Il
ricorso alle adunanze “aperte” ha, dunque, un carattere di straordinarietà che
deve essere preservato, atteso che il Consiglio Comunale riveste competenze
ordinariamente deliberanti.
Non
ha, pertanto, senso, un abusato ricorso alla richiesta di convocazione di
adunanze aperte del Consiglio Comunale, a meno che non si metta in dubbio l’effettiva
capacità, del Consiglio Comunale in carica, di rappresentare le diverse
sensibilità presenti nell’ambito della comunità: a pensarci bene, si
tratterebbe, in tal caso, di porre in dubbio l’autorevolezza di un organo di
rappresentanza politica democraticamente eletto. Ebbene, per parlare, nello
specifico, del Consiglio Comunale attualmente in carica, io non solo ritengo
che Esso (già indubbiamente legittimato dal mandato popolare) sia ampiamente
rappresentativo delle diverse sensibilità presenti nella comunità latianese
(come testimonia, tra l’altro, l’asprezza dei toni del confronto assunta in più
di una circostanza) ma considero un privilegio poter presiedere oggi quell’Assise,
in ragione delle sue alte prerogative nonché per la qualità politica ed
esperienziale che i suoi componenti sanno esprimere.
Quindi,
ben vengano le richieste di assemblee pubbliche, quali sedi democratiche di
libero confronto proteso all’individuazione di più consapevoli decisioni
politiche da parte di coloro che sono responsabilmente chiamati ad assumerle
(qualora questi intendano rendersi disponibili ad una benefica “osmosi”: in
ciò, tuttavia, si esprimono la cultura, il senso civico e l’educazione di
ciascuno).
Sono
certo che il Sindaco, avv. Mino Maiorano, la cui disponibilità al confronto,
sempre e con tutti, è ormai proverbiale, vorrà agevolare la realizzazione dell’assemblea
pubblica autorevolmente richiesta dall’Associazione “L’isola che non c’è”: so
che il Sindaco aveva già in programma di determinare, in merito ai criteri per l’individuazione
dei soggetti a cui affidare la gestione dei contenitori culturali della Città,
un coinvolgimento delle Consulte, prima ancora di giungere nelle sedi
decisionali (Consiglio Comunale e/o Giunta), e dunque saprà certamente trovare
modi e forme per coniugare il tutto nell’ottica della più ampia partecipazione.
Insomma,
il passo avanti è compiuto: quella dei contenitori culturali (aggiungerei, tra
questi, in una prospettiva di breve – medio termine, anche la biblioteca
comunale che è oggetto di un importante finanziamento intercettato di recente) è
divenuta questione di rilevanza strategica unanimemente riconosciuta (nell’organizzazione
degli Uffici della Regione Puglia si parla, già da tempo, di “economia della
cultura”).
Concludo
cedendo alla tentazione di esporre il mio pensiero di approccio alla
discussione su quanto in argomento: in linea generale, immagino che la mancanza
di esperienza (per Latiano, è “la prima volta” nella gestione di un patrimonio
culturale composito) sconsigli di “scommettere” su una soluzione “monolitica”;
credo che la carenza di risorse economiche e la necessità di rendersi
disponibili ad una prima fase avente carattere “sperimentale” non possano che
determinare la chiamata all’appello di tutte le esperienze locali (anche la
scuola), per quanto capaci e per quanto disponibili, e quindi la scommessa, in
particolare, sulla qualità e sulle attitudini che il mondo del volontariato
organizzato (perché occorre individuare soluzioni che garantiscano continuità
di impegno) può esprimere; credo che la gestione dei contenitori culturali debba
necessariamente rappresentare, almeno nella prima fase attuativa, una palestra
di convivenza civile improntata alla concorrenza in funzione del conseguimento di
obiettivi, condivisi, di interesse pubblico; credo che, sul polo museale, il
Consiglio Comunale abbia offerto già un importante contributo con l’approvazione,
all’unanimità dei presenti, dell’apposito Statuto (Deliberazione n. 4 del 12
marzo 2012).
Comunque,
io seguirò con interesse il percorso partecipativo, di confronto e di ascolto,
che il Sindaco vorrà realizzare, esprimendo, sin da ora, rispetto verso la
responsabilità - che ad Egli stesso
compete nella significativa, contestuale, veste di titolare della delega alla
Cultura - di elaborazione delle proposte
da riportare nelle sedi deliberanti.
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