«Nei sette anni da sindaco ho ridato dignità all’istituzione comune e a ciascuno dei cittadini. Ora a 72 anni voglio dare alla mia persona il tempo delle passioni di sempre, scrivere e leggere». Domenico Mennitti, sindaco di Brindisi, già parlamentare nazionale ed europeo, così ha anticipato la sua volontà di dimettersi. E lo farà nel corso del vertice annuale dell’Anci, l’associazione che riunisce tutti i rappresentanti dei Comuni d’Italia, che quest’anno avrà luogo a Brindisi nel prossimo mese di ottobre. Quella circostanza, ha spiegato Mennitti, «è il punto più alto dell’azione svolta in questi anni dall’Amministrazione comunale brindisina. È la più vasta rappresentanza delle istituzioni locali: giungeranno in città anche ministri e forse il Capo dello Stato. Quella è l’occasione che secondo me simboleggia la restituzione della dignità politica alla città. Nel passato alte cariche dello Stato in visita a Brindisi, vi restavano il minimo indispensabile. Oggi chi vi giungesse vi può restare, intrattenersi con i suoi amministratori e tutti i cittadini. Il Comune e i brindisini hanno riacquistato dignità. Non scordiamo che abbiamo vissuto momenti di straordinaria emozione in questi anni, a cominciare dalla visita del Santo Padre, Benedetto XVI. Dopo tutto ciò – ha proseguito Mennitti - che io resti alla guida della città, o subentri un altro, che importanza può avere? Ve lo dico subito. Penso sia giunto il momento che chi mi succederà sia espressione del tempo, che comprenda e gestisca le manifestazioni che il nuovo mondo propone. Sono rientrato a Brindisi - ha concluso - ad un’età che non ci si presenta da candidato sindaco. Per sette anni, dalla mattina alla sera, senza sosta, ho affrontato ogni emergenza. E sono riuscito anche a trasmettere un’idea di città con l’aspirazione ad un futuro di rinascita. Dal mondo del porto, a quello urbanistico della città che si affaccia sul mare, lo spostamento dell’economia dal preponderante ruolo dell’industria ad altri settori come l’agricoltura. E oggi Brindisi sta recuperando la qualifica di città d’arte e di cultura. Il tempo non è quello stabilito da una legislatura. E in politica non è più il tempo di entrarvi con successo, ma di uscirne con dignità, nel momento migliore. Non intendo farmi tirare per la giacca e sentirmi dire che il tempo è finito e bisogna lasciare».
A mio avviso è, questa di Mennitti, una lezione di stile per chi, tra le nuove generazioni, si propone per l’impegno politico.
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