Ho letto anche io la lettera con la quale Antonio Distante ha rassegnato le proprie dimissioni da Assessore al Comune di Latiano.
Mi astengo volentieri dal commentare tale decisione poiché ciò che accade (a dire il vero sin da qualche tempo prima delle dimissioni di Distante), o forse sarebbe meglio dire “ciò che non accade”, è ormai sotto gli occhi di tutti.
Tengo invece a condividere alcune considerazioni personali sul livello di capacità di cui sta dando prova la generazione a cui appartengo, nel reggere la sfida che in questi anni le compete: quella di contribuire nel modo più efficace al benessere, presente e futuro, della collettività.
Conosco da un po’ di anni Antonio Distante; a lui mi legano soprattutto ricordi dei luoghi parrocchiali e di qualche esperienza in Azione Cattolica.
Ricordo di aver condiviso, in particolare con lui e con altri due amici, la fondazione e la redazione, per alcuni “numeri”, di un giornalino: “I Care”, chiaramente ispirato, nella testata, al motto coniato da don Lorenzo Milani per la “sua” Scuola di Barbiana.
Ricordo che ben presto, nelle riunioni della “redazione” di “I Care”, il gusto per il confronto tra noi, sulle più diverse tematiche esistenziali e politiche, prese il sopravvento.
Insomma, la scelta degli argomenti su cui incentrare gli articoli (almeno quelli destinati a caratterizzare i vari “numeri”), e poi la selezione delle illustrazioni nonché la definizione dei titoli, divennero la sintesi di una elaborazione sempre più approfondita, che ci esponeva reciprocamente, che ci metteva in discussione.
Eravamo diversi già allora, noi della “redazione” di “I Care”!... Diversi tra noi.
E quella originalità ciascuno di noi teneva ad ostentarla, bonariamente, ed a rivendicarla al cospetto degli altri “colleghi” della “redazione”.
Ma quella diversità non ha mai messo in discussione la stima reciproca e la volontà di realizzare qualcosa insieme.
Era bello stampare le bozze, “a getto d’inchiostro” (magari “in scala di grigio”, per risparmiare), accorgersi del risultato di cui eravamo capaci, sottoporre tutto al “primo esame” (con il Parroco).
Quando si capì che “I Care” poteva avere davvero qualcosa da comunicare - che poteva quantomeno rispecchiare il pensiero più diffuso in un gruppo di giovani e giovanissimi e che, se non era in grado di fare “opinione”, riusciva comunque a suscitare interrogativi, a far scoprire uno stato di condivisione di sentimenti, di ansie, di aspirazioni - ci fu la “consacrazione” in tipografia: si passò infatti dal fotocopiatore della sagrestia alla stampa su carta riciclata, a cura di Giovanni Rubino. E fu, quella, l’occasione per “sdoganare” I Care fuori dal perimetro dei muri parrocchiali.
Il caro Giovanni, ovviamente, non si limitava a stampare; ma era rispettoso, non si intrometteva; dal suo sguardo, quando gli sottoponevamo le bozze, cercavamo però di capire quale reazione sortissero: ci piaceva, un po’ ci emozionava, quel “secondo esame”.
Poi quella esperienza di “I Care” per noi finì… la vita portò altrove ciascuno di noi.
Ho ritrovato Antonio Distante da Assessore comunale, mentre anche io mi cimentavo, per la prima volta, come Consigliere comunale, di opposizione a quella Giunta in cui il “vecchio collega” della “redazione” di “I Care”, sia pure da “esterno”, era stato chiamato a portare il suo contributo, politico e professionale.
Non so, davvero, se il fervore che avevamo confrontato nel nostro precedente incontrarci avrebbe dovuto preparare una prova diversa, da parte nostra, pur nel rispettivo ruolo di Amministratore e di Consigliere comunale. Non so se siamo stati, entrambi, adeguatamente maturi nello svolgimento del nostro compito. Non so se abbiamo tradito le nostre stesse aspirazioni. Non so se avremmo potuto rispettarci di più, come un tempo, nonostante la nostra conclamata “diversità”. Non so se, insieme ma nel rispetto dei ruoli, avremmo potuto costruire di più, nell’interesse esclusivo della comunità in cui sono le nostre radici. So però che - al di là delle vicende di questa Amministrazione (che non mi appassionano), della attuale maggioranza e della attuale opposizione - ci è dato un “secondo tempo”, almeno un altro!, per fare ancora meglio. Magari facendo tesoro degli errori che, eventualmente, si sono commessi. E certo non mancheranno le forme ed i modi (non si vive di sola politica…) per continuare ad offrire un contributo pubblico, perché no? (ancora una volta), integrando e valorizzando le diversità.
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