domenica 15 gennaio 2012

L'Assessorato alla Felicità... e la crisi... utile.

Nelle scorse settimane i media hanno dato risalto al Sindaco di Ceregnano  - un Comune di quattromila abitanti in Provincia di Rovigo -  che ha istituito l’Assessorato alla Felicità. In sostanza si è trattato di una iniziativa semplice, accompagnata da sforzi interpretativi forse eccessivi (lo stesso Sindaco di Ceregnano, dopo aver correttamente osservato, in riferimento all’attuale momento storico, che «gli italiani sono venuti fuori in passato da situazioni ben peggiori di questa e ora non sarà lo spread a schiacciarci», ha disquisito di «ottimismo a prescindere da tutto» ed ha esortato a «sorridere un po’ di più alla vita»…), che è stata concretamente sintetizzata dalle parole dell’Assessore preposto, una quarantaduenne che di professione fa la cuoca presso una casa di riposo: «il Comune che ha istituito l’Assessorato alla Felicità non può che cercare, oltre a regolare la vita amministrativa nel miglior modo possibile, di ideare iniziative per fornire ai suoi abitanti momenti di svago e di felicità».
Insomma non so se l’idea del Sindaco di Ceregnano meriti di essere “esportata”: del resto, insieme ad un Assessorato alla Felicità, in ogni Comune se ne potrebbe attivare anche uno alla Concordia, o alla Convivenza Civile, o al Rispetto Reciproco, o al Buon Gusto… o, perché no?, al Buon Senso.
Certo, un autorevole riferimento storico è rinvenibile nella Dichiarazione di indipendenza americana, del 4 luglio 1776, che sancisce che a tutti gli uomini vada riconosciuto il diritto “alla vita, alla libertà e al perseguimento della felicità”.
Ma al di là degli Assessorati, più o meno improbabili che possano venire alla mente, emerge oggi un sentimento diffuso di ansia, di insoddisfazione, di incertezza e di scoramento a cui chi ha qualche responsabilità sulla “cosa pubblica” si sforza di corrispondere.
Non credo, però, che il rimedio stia nella istituzione di un nuovo Assessorato o di un nuovo Ministero.
E non credo che ci siano ricette, o soluzioni, a portata di mano: nessuna alchimia, politica o amministrativa, può infatti rappresentare un rimedio che accontenti tutti.
E’ ineludibile, ritengo, che al cospetto della attuale situazione socio – economica, si debbano operare delle scelte chiare, secondo un ordine di priorità.
Nelle famiglie, anzitutto, credo che si stia già tornando a porre al centro “i valori”, sforzandosi di individuare il superfluo ed esercitandosi a cominciare a farne a meno.
E, a livello generale, credo che ormai occorra discernere, stabilire cosa abbia diritto di precedenza e cosa invece vada garantito appena dopo.
La classe politica, ad esempio, a mio modo di vedere, deve avere il coraggio di operare scelte che favoriscano i “figli” a scapito di qualche privilegio ormai acquisito dai “padri”.
Penso, a tal proposito, in particolare, alle liberalizzazioni, soprattutto quelle che riguardano le professioni, ed immagino che si possa agire, finalmente, con coraggio, così come il Governo italiano ha saputo fare, poche settimane addietro, sulle pensioni.
Solo così si potrà davvero iniziare a fare il necessario, il dovuto, per riconoscere alle nostre giovani generazioni il sacrosanto diritto… alla Felicità.         

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