martedì 30 ottobre 2012

Paese vivrai

Un’estate del dopo – Muro di Berlino e del poco prima – Seconda Repubblica.
Il convento dei padri Rogazionisti in Oria.
Fu mio padre ad accompagnarmi, a quelle “giornate” dei giovani democristiani della Provincia di Brindisi: forse voleva che ne annusassi l’aria, che mi ci affezionassi; o forse, quando già si presagiva il crepuscolo di un ciclo storico, voleva farmi saggiare le ultime boccate di quell’aria che lui stesso (ex sindaco ed amministratore comunale di lungo corso) aveva respirato, più di vent’anni innanzi, nelle aule della Camilluccia.
Quei giovani, che mediamente avevano una decina d’anni più di me e che potevano, quasi tutti, già votare, erano lì accuditi da Gilberto De Nitto e da mons. (“don”) Angelo Catarozzolo, quest’ultimo presente in veste di guida spirituale.
Un giovane, tra gli altri, tale Fabiano Amati, già si distingueva per l’arguzia, l’assiduità e, talvolta, per l’impertinenza (pur sempre garbata) dei suoi interventi.
Fu lì che conobbi Peppino Giacovazzo.
Fui attratto dallo stile e dall’eleganza asciutta del suo eloquio, dalla versatilità argomentativa, dai toni lontani anni luce dallo stereotipo del meridionale ringhioso o del meridionalista singhiozzante.
Mi colpì, in particolare, della sua relazione, il fatto che rispondesse ad interrogativi, ad “inquietudini politiche” che io  - studente del liceo scientifico -  avevo dentro ma che mai avevo espresso a voce.
Compresi che i “moderati” non sono tali per un freno alla passione, o per una bassa soglia di contenuti, ma per forma espressiva, per propensione convinta, oltre ogni ostacolo, al coinvolgimento partecipativo di qualsiasi interlocutore.
E capii che si può essere “conservatori”, del meglio, senza imbarazzarsi.
E capii pure che le decisioni più coraggiose sono quelle di rimanere seduti ai tavoli, magari proprio quando si deve resistere all’impulso di buttarli in aria, quei tavoli.
Colsi anche un messaggio, che quell’uomo dai capelli brizzolati si portava dietro sin da quando, nel 1951, ebbe l’opportunità di intervistare, a Matera, Alcide De Gasperi. «Presidente  - fu la domanda rivolta allo statista democristiano mentre stazionava commosso di fronte all’umanità povera e dignitosa che, a quel tempo, abitava i Sassi -  quando un giovane può dire di avere la passione per la politica?». «Quando  - fu la risposta -  sente il piacere di risolvere i problemi degli altri».
Giacovazzo è stato giornalista della carta stampata (anche direttore de “La Gazzetta del Mezzogiorno”) e televisivo (in Rai), scrittore apprezzato ed instancabile, senatore ed onorevole della Repubblica Italiana, sottosegretario agli Esteri nei governi Amato e Ciampi.
Lo potei votare alla sua ultima candidatura al Parlamento italiano, nel 1994, quando era segretario regionale del Partito Popolare Italiano (mio padre  - di quel Partito che, insieme all’ormai esigua eredità elettorale, aveva raccolto l’impegnativo bagaglio esistenziale della Democrazia Cristiana -  nel frattempo ne era il segretario cittadino a Latiano) e si candidava quindi con il “Patto per l’Italia” siglato da Mino Martinazzoli e da Mariotto Segni.
Ho sempre letto con attenzione e vivo interesse gli articoli di Peppino Giacovazzo sulla Gazzetta, fino all’ultimo, pubblicato lo scorso 7 settembre: lezioni di scrittura, anzitutto, ma anche testimonianza viva di una capacità di portarsi sempre dietro tutto, armonizzandolo ed arricchendo (non appesantendo) ogni cosa con l’esperienza fatta, con il vissuto, dell’altra; è stato un giornalista – narratore, che ha saputo raccontare alternando fatti ed introspezione psicologica.
Il suo “Paese vivrai”, il periodico di Locorotondo (la sua città), nel titolo della testata esorta ad un futuro, possibile per le comunità locali finché non si volteranno le spalle alla loro storia ed alla loro cultura: per Giacovazzo, quella del trullo (come esperienza antropologica e come paesaggio dell’anima), delle pietre dei muretti a secco, degli ulivi enigmatici e del mare, laggiù all’orizzonte.

giovedì 25 ottobre 2012

Latiano, i Sindacati Confederali - CGIL, CISL e UIL - suonano la “sveglia!”

Credo che tra le forze politiche locali sia ormai improcrastinabile una attenta e franca riflessione  - in generale, sul necessario livello qualitativo della interlocuzione istituzionale e, in particolare, sul valore delle relazioni con le Parti Sociali -  tesa a favorire la selezione di una classe dirigente cittadina all’altezza sia della complessità delle problematiche da affrontare (che richiede, nella trasparenza, l’incessante ricerca di ampie concertazioni) e sia degli ambiziosi traguardi che occorre avere l’abilità di conseguire nell’interesse pubblico.
Due recenti documenti  - tra loro ben differenti, anche per portata -  testimoniano l’emergenziale necessità di una presa di coscienza, e di un conseguente intervento, in tal senso: anzitutto le considerazioni descrittive della comunità latianese, riportate dal rappresentante legale dell’Associazione “Mons. Armando Franco” nella richiesta delle aule in comodato per ospitare il proprio Istituto Professionale Paritario (riporto testualmente: “…la presenza accertata nella popolazione latianese di molti soggetti adulti scarsamente secolarizzati o in situazione di stasi socio-culturale, così pure di operai ed operaie, casalinghe e persone anziane ed anche appartenenti a ceti impiegatizzi inferiori, propensi a riprendere gli studi ed a migliorare il proprio livello di cultura…”), alla quale (salvo revoca, solo a seguito della ormai a tutti ben nota determinazione assunta dall’Ufficio Scolastico Regionale) il Sindaco ha ritenuto di aderire senza accennare ufficialmente un disappunto o almeno una puntualizzazione; poi il seguente comunicato stampa  - sottoscritto da CGIL, CISL, UIL e SPI CGIL, FNP CISL, UILP -  diffuso lo scorso 24 ottobre:      

Il Governo attuale, come quello precedente, primeggia nel rigore e nei tagli a senso unico, senza equità e senza misura, sconvolgendo le vite dei lavoratori e dei pensionati, ma purtroppo anche qualche Ente Locale, trascinato dalle ristrettezze economiche (provocate dai vari tagli ai trasferimenti e dalla spending review) è tentato a traslare lo stesso meccanismo dal centro sul proprio territorio: aumentando indiscriminatamente e inopportunamente anche l'IMU sulla prima abitazione.
E' ciò che è accaduto a Latiano, dove l'Amministrazione ha deliberato un aumento dell'IMU anche per la prima casa, nonostante nell'incontro del 2 ottobre avuto con le Segreterie provinciali della Cgil, della Cisl e della Uil, insieme alle categorie dei pensionati Spi, Fnp e Uilp, le rappresentanze sindacali, unitariamente, si fossero dichiarate contrarie rispetto a tale scelta, perché fra i possessori della prima (e unica) abitazione ci sono tantissimi anziani soli, i pensionati al minimo reddituale, le giovani coppie, le famiglie monoreddito, i precari, i lavoratori in cassa integrazione.
I dirigenti sindacali hanno perciò ribadito l'iniquità e l'ingiustizia di tale scelta, che scarica il peso insostenibile di un "interesse più generale" sulle fragili spalle dei lavoratori, dei pensionati e delle famiglie già in gravi difficoltà economiche. Non si possono sacrificare le già misere condizioni di vita di queste persone sull'altare di un "aggiustamento di bilancio".
Sarebbe stato più utile e opportuno confrontarsi con le parti sociali nel momento della elaborazione e della stesura del bilancio di previsione 2012. Possibilità che è stata considerata da pochi Comuni della Provincia, e che invece poteva servire ad individuare altre soluzioni per la quadratura del bilancio valutando le proposte avanzate dal Sindacato, compreso l'utilizzo delle possibili risorse rivenienti dal "patto antievasione" firmato con l'Agenzia delle Entrate e l'individuazione di altre fonti di finanziamento per gli Enti Locali.
Le Organizzazioni Sindacali non possono accettare l'aumento della tassazione locale, in particolare l'aumento dell'IMU sulla prima abitazione, a fronte oltretutto di una diminuzione dell'offerta dei servizi che renderà ancora più difficile l'esistenza della parte più debole delle nostre comunità.
Il Sindacato chiede invece alle Istituzioni locali e alla politica che si occupino delle condizioni degli anziani, dei disoccupati e cassintegrati, delle giovani coppie. Una condizione difficile e drammatica che è sotto gli occhi di tutti e che non è più possibile ignorare.

domenica 21 ottobre 2012

Occhio all’Ufficio “Transazione”

Nel corso dell’ultima seduta del Consiglio Comunale, il Presidente dell’assise, Salvatore De Punzio, ha anticipato la volontà (evidentemente, anche in tale circostanza, ha parlato per conto dell’Amministrazione o della maggioranza, o di parti di esse) di attivare un’azione transattiva finalizzata a decongestionare il contenzioso “inutile” che il Comune di Latiano ha tuttora in corso.
Precisamente De Punzio, in riferimento ai debiti fuori bilancio rivenienti da contenzioso pendente, ha affermato: «Ci sarà un’attività amministrativa sulla quale oggi non c’è nessuna decisione. Voglio ricordare a tutti voi che sia lo Stato italiano, sia la Regione Puglia hanno istituito l’Ufficio Transazione perché si è potuto appurare, verificare, che per gli Enti Pubblici  - il Governo, la Regione, i Comuni -  portare avanti contenziosi inutili per anni, alla fine se li perdi rischi di pagare notevolissime somme di interessi. Così come avviene in questi Enti, anche per il Comune di Latiano (magari chiamerà Commissari, Capigruppo, per decidere) verificheremo di transare su molte questioni. Quindi, non appena ci sarà la decisione definitiva, è evidente che in quel momento quel debito risulterà, ed è un chiarimento che faremo anche successivamente con l’Ufficio di Ragioneria. Ad oggi la situazione è questa».
Ebbene, ferma restando la legittimità del ricorso all’istituto giuridico della transazione quale strumento per definire il contenzioso, credo che  - prima che quanto anticipato da De Punzio diventi realtà -  sia utile provocare una più approfondita riflessione. E ciò anche in considerazione delle discussioni che generalmente proseguono l’attività transattiva posta in essere dagli Enti Pubblici, e dagli Enti Locali in modo particolare.
Credo che occorrerà probabilmente ragionare della gestione complessiva del contenzioso  - posto che non è detto che la transazione (soccorre ampia giurisprudenza in ordine alle responsabilità correlate) costituisca sempre la soluzione più conveniente per la Pubblica Amministrazione -  e riflettere, intanto, sul trattamento dei debiti fuori bilancio.

venerdì 19 ottobre 2012

Benvenuti, “Amici per Latiano”!

Si è costituito nei giorni scorsi il movimento “Amici per Latiano”, su iniziativa di un gruppo di persone che finora hanno avuto orientamenti politici tra loro differenti.
Tra gli intenti dei fondatori vi è quello di porre al centro del dibattito le reali problematiche della comunità locale.
Inoltre il movimento “Amici per Latiano” si impegnerà ad organizzare incontri di approfondimento sulle diverse tematiche che hanno ricadute dirette sul vissuto dei latianesi e percorsi di formazione all’impegno sociale e politico.
Si tratta indubbiamente di un segnale di coesione e di impegno comune, che giunge come un tocco di fiducia nell’attuale scenario di crisi della politica (a tutti i livelli).
Di fronte alla tentazione del disimpegno e della chiusura in un “egoismo difensivo”, che (anche comprensibilmente) pervade un numero purtroppo sempre crescente di persone, c’è chi, invece, decide di mettersi in discussione e di offrire un contributo critico e costruttivo nell’interesse comune.
Insomma: la crisi della politica che si combatte con un lavoro, anche complesso, per l’affermazione della… buona politica!
I fondatori del movimento “Amici per Latiano” si sono resi disponibili, anzitutto, a confrontare le loro idee personali ed a ricercare, sulle varie questioni, una prima sintesi comune, funzionale al determinarsi della voce, della posizione ufficiale, del movimento: un esercizio di democrazia, questo, che trova sempre più resistenze nella nostra società ed a cui volentieri, ormai, tende a sottrarsi chi fa politica nelle sedi istituzionali.
Di fronte al trionfo dei “leaderismi”, c’è quindi chi non ha perso di vista la bussola vera della democrazia, ovvero la partecipazione.
Io so che, oltre “Amici per Latiano”, stanno prendendo forma, nella nostra comunità cittadina, anche altri gruppi, tutti espressione di una libera volontà di partecipazione civica, diversi però tra loro per anagrafica, per ambito di interesse, per modalità espressive ed organizzative.
“Amici per Latiano”  - primo movimento a costituirsi in ambito locale in questa fase storica carica di ansie ma anche di forti speranze -  assume pertanto un ruolo di “apripista” nel percorso di riconquista, da parte della società civile, di spazi che la politica non ha più voluto, o saputo, occupare.
Buon lavoro, allora, a questi “Amici” il cui impegno, certamente, non potrà che rendere migliore la nostra Latiano.

Riporto, qui di seguito, i recapiti di posta elettronica di alcuni tra i fondatori del movimento “Amici per Latiano” per favorirne il contatto diretto: vincenzoparabita@libero.it (Enzo Parabita), carmine.somma1963@libero.it (Carmine Somma), mobilirucco@libero.it (Gianni Rucco), latiano.luca@yahoo.it (Luca Rodia), gino.scalera@alice.it (Gino Scalera), clagius@libero.it (Claudio Pagliara).

lunedì 15 ottobre 2012

Il conto della spesa (ovvero: la “stangata” di dicembre)

E’ stato affisso nel corso della giornata di oggi, per le vie di Latiano, il seguente manifesto a firma, oltre che mia, degli altri due componenti del Gruppo Consiliare a cui appartengo: Claudio Ruggiero e Mauro Vitale.

Nella seduta del Consiglio Comunale svoltasi il 12 ottobre scorso, la Giunta – De Giorgi ha approvato le aliquote comunali all’IMU.
Il nostro gruppo ha ritenuto di doversi opporre con fermezza a tale decisione che ha determinato, per le famiglie latianesi, una pressione impositiva tra le più alte della Regione Puglia.
A questo aggravio di tasse e di imposte senza precedenti  - che, per la Città di Latiano, prosegue la scellerata azione di incremento dei tributi locali sistematicamente perpetrata dalla Giunta – De Giorgi (trasporto scolastico, mensa scolastica…) -  purtroppo non corrisponde una maggiore qualità dei servizi pubblici.
A dicembre, dunque, le nostre famiglie pagheranno il conto di una cattiva Amministrazione Comunale, supportata da una maggioranza sempre accondiscendente e, per questo, assolutamente colpevole.

lunedì 8 ottobre 2012

Secondo tempo o tempi supplementari?

L’Amministrazione Comunale latianese ha concesso in comodato per due anni, all’Associazione “Mons. Armando Franco”, otto aule allocate nei plessi 2 e 4 della sede della Scuola Statale “Bartolo Longo”, in viale Fosse Ardeatine.
Tale Associazione andrà ad ospitare, presso i locali del Comune di Latiano, il proprio Istituto Professionale Paritario per i Servizi Turistici – Aziendali e Sociali.
Questa vicenda ha levato un vespaio di polemiche: i genitori dei ragazzi che frequentano la Scuola Primaria hanno attivato una petizione; il gruppo Ecopacifisti  - attraverso il suo rappresentante in Consiglio Comunale, Nino Calcagno -  ha presentato, in merito, una mozione che sarà discussa nella prossima seduta della Pubblica Assise Cittadina; sono intervenute le Rappresentanze sindacali; i docenti della Scuola Primaria hanno “rivendicato” l’utilità di quei locali per attività progettuali correlate a quelle d’istituto; altre realtà del privato sociale, dell’associazionismo, operanti a Latiano anche in settori diversi da quello della formazione, hanno manifestato delusione per non aver trovato, presso l’Amministrazione Comunale latianese, analoga accoglienza e considerazione di quella riscontrata dall’Associazione “Mons. Armando Franco”. Ovviamente c’è stato chi, in questo tourbillon di polemiche, ha sottolineato il silenzio di buona parte dell’opposizione, la quale comunque, insieme ai Consiglieri Comunali di maggioranza, dovrà necessariamente esprimersi, sulla questione, nella convocazione di venerdì prossimo o, al più tardi, di lunedì 15 ottobre (seconda convocazione, già “prudenzialmente” stabilita dalla Presidenza del Consiglio Comunale per il caso in cui venerdì 12 ottobre non dovesse esserci il numero legale sufficiente a garantire lo svolgimento dei lavori).
La Scuola “Armando Franco”, fino alla conclusione dello scorso anno scolastico, è stata ospitata presso locali del Comune di Mesagne, che ne ha poi richiesto ed ottenuto la disponibilità per un differente uso.
Chi si iscrive a questo Istituto mesagnese, giustamente, paga; personalmente non so quanto paghi; ma è certo che è prevista una retta mensile (chiedere agli allievi iscritti, o agli ex allievi, per avere conferma).
Insomma si tratta di una realtà del privato sociale che da diversi anni offre sul mercato la sua originalità in termini di offerta formativa.
Fin qui tutto bene, a mio modesto avviso, poiché ritengo che il riconoscimento e l’autonomia delle “Scuole private” rappresenti una opportunità di arricchimento del patrimonio di offerta formativa di cui dispone il nostro Paese.
Ciò che però, secondo me, proprio non va bene, in questa storia, è che una Associazione  - che eroga, a pagamento, i suoi servizi e che dunque concorre, sul mercato dell’offerta formativa privata, con altri “competitors” -  debba incontrare il braccio accondiscendente di una Amministrazione Comunale che concede in comodato i propri locali, di fatto determinando una condizione esistenziale più favorevole rispetto a quella di altre realtà private che devono dotarsi, a proprie spese, di locali idonei per svolgere la loro attività.
Allora che si fa: si offrono locali comunali, in comodato, a tutte le scuole private presenti sul territorio? E’ grottesco anche ipotizzarlo!
Sorprende, peraltro, che nella deliberazione con la quale la Giunta Comunale latianese ha concesso il comodato a questa Associazione cattolica mesagnese non si sia evidenziata alcuna concreta utilità per l’Ente Locale!
Io, quindi, sono contrario alla concessione di locali all’Associazione “Mons. Armando Franco” e mi auguro pertanto che l’Amministrazione Comunale ritorni sui suoi passi, considerando anche le ragioni di quanti, in questi giorni, in vari modi hanno voluto levare la loro voce critica su questa decisione improvvisa (si pensi che l’istanza dell’Associazione “Mons. Armando Franco” è stata protocollata presso il Comune di Latiano il 20 settembre 2012 e che la deliberazione della Giunta è datata 24 settembre 2012…), non suffragata da alcun preventivo indirizzo espresso dal Consiglio Comunale.
Credo che la discussione sulla concessione delle aule in comodato all’Associazione “Mons. Armando Franco” possa rappresentare una grande opportunità per tutto il Consiglio Comunale latianese: maggioranza ed opposizione. Spero che non ci si avviti intorno a questioni ideologiche; spero che le diverse ragioni di contrarietà alla decisione assunta dall’Amministrazione Comunale non rappresentino motivi di divisione.
Piuttosto ritengo che, dai banchi della maggioranza, soprattutto, e anche dai banchi dell’opposizione, si debba offrire una prova di maturità e di autonomia e possa levarsi, finalmente, un monito chiaro e forte all’indirizzo di chi (?) determina le decisioni dell’Amministrazione Comunale attualmente in carica. Non si può proseguire con un decisionismo anzitutto sporadico, ma anche avulso dalla contestualizzazione in una ampia visione strategica orientata alla pubblica utilità, ma anche sprezzante del ruolo e della funzione di indirizzo che è propria  - piaccia o no -  del Consiglio Comunale.
Capiamoci: sulla questione – comodato all’Associazione “Mons. Armando Franco”, anche se il Consiglio dovesse bocciare la decisione assunta dal Sindaco e dai suoi Assessori, certo non potrà cadere l’Amministrazione Comunale… ma si tratta comunque di una deliberazione che ha già suscitato ampie contrarietà, che è carica di elementi simbolici, che è temporalmente calata in una fase determinante del percorso politico della Giunta – De Giorgi (ormai proiettata, stando ai “si dice”, verso l’inizio di un “secondo tempo” della sua esperienza). E’ l’occasione giusta, insomma, per ripristinare una correttezza di relazioni, nel rispetto dei ruoli e compiti di ciascuno e nell’interesse esclusivo della comunità latianese.
Dalla condotta che assumeranno i Consiglieri Comunali si capirà davvero chi, in Consiglio Comunale (che stia in maggioranza o all’opposizione), tiene alla libertà del suo pensiero ed alla dignità del suo ruolo e chi, invece, ha ormai delegato ogni prerogativa concessagli dall’elettorato.
Lo dico da Consigliere Comunale di opposizione che, dunque, certamente, non entrerà a far parte di questa Giunta Comunale anche dopo il pluriannunciato “turnover” (e mi rivolgo, soprattutto, ai “colleghi” della maggioranza): uno scossone, in questa fase, improntato ad una sana “correzione fraterna”, non potrà che rendere più “tonica”, e soprattutto più consapevole, l’azione futura dell’Amministrazione. E inoltre contribuirebbe a restituire, in pienezza, ruolo e dignità al Consiglio Comunale.
In conclusione, a scanso di equivoci (“a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca”: era un vecchio adagio andreottiano), preciso che  - nell’auspicare il riconoscimento pieno del ruolo dei Consiglieri Comunali da parte dell’Amministrazione ed il ripristino, all’interno della Pubblica Assise Cittadina, di corrette relazioni tra maggioranza ed opposizione (nella chiarezza e nella distinzione dei compiti affidati dall’elettorato) -  esprimo semplicemente la convinzione che una Giunta Comunale possa agire bene solo se supportata da una maggioranza partecipe, coinvolta, motivata e se non si sottrae al confronto con una opposizione responsabile.


P.S.: Ho riflettuto in silenzio alcuni giorni, prima di intervenire sull’argomento di questo post, per non determinare il “fumus” di conflitto d’interessi poiché è noto a tutti i latianesi… l’interesse di un membro della mia famiglia nel campo della formazione. Ma, come al solito, non mi sottraggo alle mie responsabilità e poi… la Scuola “Rousseau” (lo ricordo ad eventuali miei detrattori dell’ultima ora) si occupa di formazione professionale ed è sede universitaria; dunque ha ben altro a cui pensare e non sussistono antagonismi diretti con un Istituto Professionale Paritario.     

martedì 2 ottobre 2012

Riordino delle Province – la posizione unitaria del Consiglio Comunale di Latiano, al di là degli opposti tatticismi di alcuni leaders politici della nostra (ex?) Provincia.

Il Consiglio Comunale di Latiano, nei giorni scorsi, ha dato prova di maturità votando all’unanimità un documento con il quale si è anzitutto formulata una istanza al Consiglio dei Ministri, di ripensamento in ordine ai criteri utilizzati per il riordino delle Province  - i quali non danno ragione della importanza storica, o della complessità geo – morfologica, o della valenza strategica dei territori -  ed in tal modo si è affermato l’auspicio della salvaguardia della autonomia della Provincia di Brindisi.
In subordine, la Pubblica Assise latianese ha manifestato favore per la costituzione di una Provincia unica del Grande Salento, con previsione della suddivisione delle competenze fra i tre capoluoghi Brindisi, Lecce e Taranto: ipotesi che, peraltro, sarebbe in piena sintonia con l’azione di riduzione della spesa pubblica intensificata dal Governo Monti.
In ultima analisi si è considerata la previsione di una soluzione unitaria per tutti i Comuni del territorio brindisino, affinché non si disperdano tante stagioni di coesione la cui continuità agevolerebbe probabilmente, in qualsiasi nuova contestualizzazione, una maggiore forza contrattuale.
In caso ulteriormente negativo, il Consiglio Comunale di Latiano ha invocato un differimento dei termini previsti per l’accorpamento, in modo da consentire lo svolgimento di una consultazione popolare.
Insomma, in una contingenza politica caratterizzata, in terra di Brindisi, da ormai inutili rimpalli di responsabilità e da sterili tatticismi pre – elettorali mentre il destino della nostra realtà territoriale sembra inesorabilmente segnato, a Latiano si è almeno avuta la lucidità di trovare una sintesi dignitosa e coerente con i sentimenti della comunità.
Credo comunque che in questa fase storica, al di là della dialettica, occorra stimolare la consapevolezza comune della necessità e dell’urgenza di destarsi, di ritrovare le motivazioni per concorrere, perché il nostro futuro, mai più di adesso, dobbiamo costruircelo e difendercelo noi.