martedì 2 ottobre 2012

Riordino delle Province – la posizione unitaria del Consiglio Comunale di Latiano, al di là degli opposti tatticismi di alcuni leaders politici della nostra (ex?) Provincia.

Il Consiglio Comunale di Latiano, nei giorni scorsi, ha dato prova di maturità votando all’unanimità un documento con il quale si è anzitutto formulata una istanza al Consiglio dei Ministri, di ripensamento in ordine ai criteri utilizzati per il riordino delle Province  - i quali non danno ragione della importanza storica, o della complessità geo – morfologica, o della valenza strategica dei territori -  ed in tal modo si è affermato l’auspicio della salvaguardia della autonomia della Provincia di Brindisi.
In subordine, la Pubblica Assise latianese ha manifestato favore per la costituzione di una Provincia unica del Grande Salento, con previsione della suddivisione delle competenze fra i tre capoluoghi Brindisi, Lecce e Taranto: ipotesi che, peraltro, sarebbe in piena sintonia con l’azione di riduzione della spesa pubblica intensificata dal Governo Monti.
In ultima analisi si è considerata la previsione di una soluzione unitaria per tutti i Comuni del territorio brindisino, affinché non si disperdano tante stagioni di coesione la cui continuità agevolerebbe probabilmente, in qualsiasi nuova contestualizzazione, una maggiore forza contrattuale.
In caso ulteriormente negativo, il Consiglio Comunale di Latiano ha invocato un differimento dei termini previsti per l’accorpamento, in modo da consentire lo svolgimento di una consultazione popolare.
Insomma, in una contingenza politica caratterizzata, in terra di Brindisi, da ormai inutili rimpalli di responsabilità e da sterili tatticismi pre – elettorali mentre il destino della nostra realtà territoriale sembra inesorabilmente segnato, a Latiano si è almeno avuta la lucidità di trovare una sintesi dignitosa e coerente con i sentimenti della comunità.
Credo comunque che in questa fase storica, al di là della dialettica, occorra stimolare la consapevolezza comune della necessità e dell’urgenza di destarsi, di ritrovare le motivazioni per concorrere, perché il nostro futuro, mai più di adesso, dobbiamo costruircelo e difendercelo noi.

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