giovedì 22 maggio 2008

Chi si rivede: lo Stato!

Le parole d’ordine di questo inizio legislatura sembrano essere “dialogo” e “sicurezza”. Per “dialogo” si intende, in questo caso, “reciproca legittimazione” tra le due forze politiche più importanti dell’odierno panorama costituzionale italiano, le quali, entrambe di recente varo, scommettono sulla possibilità di una loro lunga vita nell’ambito di un gioco le cui regole sono quelle della compiuta democrazia dell’alternanza, tipicamente a carattere maggioritario.
In questo senso “il dialogo” non è frutto di un compromesso ma riconoscimento reciproco quali soggetti alternativi per natura.
Credo insomma che una nuova rivoluzione si stia compiendo nello scenario politico italiano, dopo quella cruenta (che ancora lascia aperte dolorose ferite) rappresentata da tangentopoli.
E bisogna dare atto che i protagonisti principali di questa svolta, che offre la cifra del livello di civiltà politica raggiunto dal nostro Paese, siano stati, con coraggio, soprattutto gli onorevoli Silvio Berlusconi e Walter Veltroni.
In questo senso, nessuno dei due è uscito sconfitto dalle recenti elezioni politiche.
Anzi, per consolidare questo neonato sistema, che può garantire stabilità ai governi e ridare autorevolezza all’Italia negli scenari internazionali, è necessario evidenziare la valenza politica complessiva degli esiti delle ultime consultazioni elettorali e fare in modo che, anche quando si tratterà di eleggere la nostra rappresentanza in seno al Parlamento Europeo, non si ceda alla tentazione di polverizzare nuovamente il mosaico partitico nostrano (l’applicazione di una soglia di sbarramento del 3 per cento potrebbe a mio avviso costituire un provvedimento ragionevole).
L’ormai guadagnata semplificazione del quadro politico consente al nuovo governo di concretizzare la sua presenza sul territorio con interventi importanti, come è avvenuto nella prima seduta del Consiglio dei Ministri svoltasi a Napoli.
Oggi l’Italia può consentirsi un governo forte, capace di operare scelte chiare assumendosene, conseguentemente, la piena responsabilità.Non è poca cosa, tutto ciò, rispetto all’immagine di “Italietta” di cui troppo spesso in passato i governi, di ogni colore, sono stati la più eloquente manifestazione.

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