venerdì 16 maggio 2008

Fiducia al Governo Berlusconi

Si è chiuso nei giorni scorsi, con la votazione della fiducia al Governo Berlusconi, l’interessante dibattito parlamentare che ha rappresentato probabilmente - per i toni ed i contenuti - l’avvio ufficiale della Terza Repubblica Italiana. Le cronache hanno rendicontato ampiamente tali fatti. A me piace sottolineare il momento, riportando il resoconto stenografico dell’intervento tenuto a Palazzo Madama dal Senatore Michele Saccomanno, che ha portato in quella sede il “profumo ed il peso” della nostra terra.

Onorevole Presidente del Senato, onorevole Presidente del Consiglio, onorevoli membri del Governo, colleghe e colleghi senatori, il trasferimento rapido dall'aula di un Consiglio regionale al Senato della Repubblica fa sì che i toni del mio intervento conservino il profumo ed il peso dei luoghi di origine. L'Italia intera ha espresso con chiarezza la propria scelta politica, ma ciò nulla toglie alla forza del consenso espresso dal Mezzogiorno in favore di questa maggioranza, che con la fiducia che otterrà il Governo anche in questa Aula, completerà l'iter del contratto elettorale stipulato. Oggi si intraprende il cammino delle concretizzazioni per rialzarsi.
Il clima di condivisione procedurale auspicato, ed oggi percepito e reso pregnante dal comune sentire dei valori fondamentali della nostra democrazia, impegna tutti a cimentarsi con la soluzione dei problemi del Paese, stimolandoci con accresciuta consapevolezza affinché i programmi illustrati divengano progetto esecutivo per tutti, non per alcuni fortunati. Si è un unico treno senza differenze di classe, tutti attori, nelle proprie specificità, di un Paese più efficiente e più solidale.
Signor Presidente del Consiglio, del suo programma che entusiasticamente sposiamo mi consenta tre veloci sottolineature. Lei ha parlato di ridurre la vanità e la visibilità della politica, io aggiungo innanzitutto nel sociale e nella sanità. Nel sociale non vi siano cortesie pelose, regali dalla politica, santini ostentati dai proconsoli, ma uno strutturale atteggiamento di attenzione verso vecchie e nuove povertà, verso emarginati ed ultimi, verso indigenza e precarietà. Ricerchiamo con ansia il mondo del disagio che spesso è chiuso in sé stesso, andiamogli incontro al pari dei privilegiati in cammino verso il successo sociale.
Nella sanità, mondo che tutti condividiamo e che nelle proprie carni apprezziamo, rivediamo gli aspetti infrastrutturali e tecnologici, ma prima e soprattutto interveniamo sugli aspetti qualitativi ed organizzativi dell'offerta sanitaria ad ogni latitudine del Paese; fermiamo gli pseudomanager al servizio del politico di turno più che della politica che ella programma nel suo intervento. Facciamo sì che i concorsi ritornino tali e i primari e i direttori non consumino le stanze del potere prima di accedere nelle corsie o nelle sale operatorie; mai più curricula servili e prebende per vassalli che fanno lievitare solo debiti e tasse sul territorio.
Si chiuda poi l'umiliazione di Stato con i rifiuti a Napoli, come ella lodevolmente si è impegnata a fare; tuttavia, proseguendo in questo impegno, il Governo prevenga situazioni simili, possibili in altre Regioni che non avvertono il peso di chiudere rapidamente, sia pur con nuove e sperimentate tecnologie, il ciclo dei rifiuti. Qualcuno crede che i termovalorizzatori vadano bene, ma a casa di altri: non lo si può consentire. Socializziamo un sentimento orgoglioso di tutela ambientale e superiamo le paure di un inquinamento ad ogni costo collegato ad innovazione e insediamento industriale. La Puglia, la mia Regione, ferita da Manfredonia a Taranto o nella mia Brindisi, torni a un colloquio che superi i no a prescindere ed i sì condizionati dalla spasmodica ricerca del lavoro, trasferendo le certezze di uno Stato che completi rapidamente le bonifiche e infonda certezze che equilibrino sviluppo, progresso e tutela della vita.
In ultimo, il Mezzogiorno non vuole essere periferia, non intendo geografica, ma periferia sociale per essere cuore pulsante delle politiche del e per il Mediterraneo, che tante volte ella ha enunciato. Per non essere periferia la questione meridionale non sia la versione povera della questione settentrionale. Molto ci aspettiamo da questo Governo al Sud; non regali, ma certamente nemmeno vestiti riciclati. Vogliamo misurarci, convinti che l'Italia cresce solo nella sua unitarietà. Per noi, occorrono politiche occupazionali e sostegno familiare per uscire dalle lusinghe della criminalità, dalle prigioni del lavoro nero e dal precariato. Anche tutto ciò, insieme alle forze dell'ordine, trasferirà sentimenti di sicurezza.

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