Ci
approssimiamo alle elezioni comunali in un silenzio assordante, che mi
preoccupa. Abbiamo un Sindaco uscente, Mino Maiorano, che io ho sostenuto e che
sostengo, con il quale ho condiviso ogni scelta strategicamente rilevante del suo
mandato.
Questo
Sindaco, legittimamente, intende riproporre la sua candidatura quale primo
cittadino, esibendo un bilancio del suo operato che - a mio modo di vedere - è sostanzialmente positivo.
E’
quindi auspicabile, nell’interesse dei cittadini, che l’elettorato latianese
rinnovi il mandato a questo Sindaco? Io penso di si. E, tuttavia, non vedo
alcun pericoloso sovversivo tra gli altri candidati Sindaco “in pectore” di cui
oggi si parla (tutte, peraltro, personalità già note nell’agone politico locale,
o socialmente impegnate): quindi, a mio avviso
- ferma restando la preferenza, naturale, per il “mio” Sindaco - se un altro tra questi potenziali candidati
dovesse essere eletto al suo posto, non ritengo che le sorti di Latiano
sarebbero in pericolo.
E
aggiungo: la mia candidatura a Sindaco (per quanto, certamente, divenire
Sindaco della propria Città rappresenti, a mio modo di vedere, un onore senza
pari) non c’è, anche perché sarebbe poco credibile che una discontinuità
dall’Amministrazione – Maiorano (se è questo ciò che si dovesse auspicare) fosse
rappresentata principalmente da chi è stato al fianco dello stesso Maiorano; a scanso
di equivoci preciso anche che non ci sarà una mia candidatura alle elezioni
regionali.
Mi
chiedo, però, da un lato, se sia giusto che tutto prosegua così com’è oggi,
nell’Amministrazione Comunale di Latiano, e, dall’altro, se sia giusto che non
si provi, prima delle elezioni, a fare sintesi tra le diverse risorse che sono disponibili
a spendersi per il governo della nostra Città nei prossimi cinque anni.
Io
penso che la coalizione che oggi governa la Città di Latiano abbia
l’opportunità, con le prossime elezioni, di sottoporre al vaglio dei cittadini
un’idea, un programma ed una squadra che possano rappresentare l’evoluzione di
quelle ragioni da cui ad un certo punto scaturì la volontà di andare avanti con
una coalizione differente da quella che aveva vinto le elezioni nel 2015. Fu,
quello, solo spirito di sopravvivenza? Istinto di autoconservazione di parti
politiche timorose di sottoporsi al vaglio degli elettori? Non credo. Adesso c’è
l’opportunità di dimostrarlo. Oggi si può spiegare che - per la città - ne è valsa la pena e che il percorso
proseguito insieme ai nuovi alleati si è proiettato su un campo politico più
largo di quel solo voto in più che, sulla carta, dal mese di febbraio 2017, l’attuale
maggioranza esprime in Consiglio Comunale rispetto alle forze di opposizione.
Ecco
perché, a mio avviso, non può proseguire tutto così com’è e deve essere
fisiologico un cambio di passo: perché, semplicemente, finora si è governato
con una alleanza politica che ha trovato consenso sufficiente in Consiglio
Comunale; ora, invece, occorre necessariamente trovare consenso tra i cittadini,
dimostrando, se ne si è capaci, che quella alleanza “di palazzo” ha
prodotto - oltre i risultati
amministrativi che non si mancherà di elencare e di discutere in campagna
elettorale - anche un consenso politico,
fuori e dentro il “palazzo”, ben più ampio: un consenso - intorno all’idea ed al progetto - che, a mio avviso, è necessario per affrontare, con spalle larghe, un futuro impegno di governo della
città.
A
mio modo di vedere - se davvero vogliamo
il bene di Latiano, e se “la politica” (intendo tutto il mondo politico cittadino)
vuole provare a recuperare una credibilità messa in discussione da un numero
sempre crescente di cittadini - non si
deve puntare a vincere le elezioni con una manciata di voti in più rispetto
agli avversari; oggi (cioè prima dell’inizio ufficiale della campagna
elettorale) “la politica” deve provare a realizzare quella sintesi necessaria
ad aprire una stagione il cui obiettivo non siano le soluzioni ad effetto, la
ricerca spasmodica di un consenso volatile, ma l’affidamento sistematico di
ogni decisione, e di ogni azione, ad un pensiero lungo.
Se
è vero, infatti, come ritengo, che purtroppo il perimetro dell’economia della
nostra Città si possa in massima parte, ad oggi, contenere tra le seguenti quattro
coordinate: reddito di cittadinanza, emergenza xylella (con aggravante del
balzello – ARNEO), destino dell’ex ILVA, cooperazione sociale, ebbene
realisticamente non c’è soluzione ad effetto che basti a risolvere la
situazione; occorre un piano di interventi proiettato al futuro lungo; occorre
iniziare a ragionare, su un tavolo largo, di un sistema – città che oggi non
c’è; occorre produrre ricchezza valorizzando, e facendo interagire, ciò che
abbiamo; per determinare una condizione di “ricchezza”, quindi di attrattività,
occorre preliminarmente stabilire un condiviso concetto di “valore”.
Si
tratta, insomma, secondo me, più che di tuffarsi nell’attivismo, di fermarsi a
ragionare, dominando le pressioni, ponderando le emergenze, dedicandosi a ciò
che è fondamentale in chiave strategica.
Faccio
qualche esempio.
L’Amministrazione
Maiorano ha intercettato il finanziamento per la Biblioteca Innovativa di Comunità,
di ormai prossima inaugurazione presso Palazzo Imperiali; tale progettualità
ben si colloca nel solco della valorizzazione dell’asse viario che collega la
Chiesa di Sant’Antonio alla Chiesa del SS. Rosario (sul cui asse viario, con
diversi interventi, avevano già investito anche precedenti Amministrazioni
Comunali); oggi manca un arredo urbano che connoti omogeneamente l’intera area
(e c’è già una progettualità in tal senso, prodotta dall’Amministrazione
comunale in carica, spesa nell’ambito di un bando al fine di reperire il
necessario finanziamento); a mio avviso la prossima Amministrazione Comunale
dovrà provare a ragionare sull’interconnessione
- dei vari elementi, delle diverse risorse ed energie ormai concentrate
su questa “strada dei musei” - e sulla
conservazione di cotanto patrimonio nonché sulla sua narrazione: non è cosa
facile, perché si tratterà di mettere ordine, di sacrificare qualche
entusiasmo, di selezionare le opzioni più efficaci e professionali; non ci
saranno, probabilmente, nuovi nastri da tagliare ma tutto ciò che è stato
realizzato finora - senza ciò che, sul
piano dell’elaborazione culturale, rimane ancora da fare - rimarrà privo di un destino, di una identità,
e sarà condannato a deteriorarsi, a perdersi.
Un
altro esempio.
Latiano,
grazie ad Amministrazioni Comunali succedutesi alla fine del secolo scorso,
vanta una rete importante di fogna bianca; tale canalizzazione va recuperata a
piena efficienza attraverso un intervento straordinario di pulizia e di
manutenzione; si tratterà di sostenere una spesa, per le casse comunali, che
sottrarrà risorse ad altre azioni, forse meno urgenti ed utili per la
vivibilità dei cittadini ma sicuramente di maggiore visibilità (del resto: chi
si accorge di una pulizia e di una manutenzione
- che pure attende da diversi lustri ed è ormai indifferibile - da realizzarsi sotto terra?).
Altro
esempio ancora.
L’Amministrazione
Comunale in carica ha realizzato un numero di assunzioni presso il Comune di
Latiano così elevato che non lo si ricordava da decenni; queste assunzioni a
malapena suppliscono i pensionamenti degli ultimi due lustri; evidentemente si
paga la mancanza di un graduale ricambio generazionale, anche a causa del
previgente blocco del turnover; a guardare oggi i diversi Uffici e Servizi
comunali, balza agli occhi l’emergenza – Vigili Urbani; occorrerà investire per
il potenziamento massiccio del Corpo di Polizia Municipale, affinché si
rideterminino condizioni per un capillare e sistematico presidio del territorio
in integrazione con le altre Forze dell’Ordine.
Ultimo
esempio (ma potrei proseguire a lungo).
Occorre
definire la liquidazione dell’azienda speciale “Pio istituto Caterina Scazzeri”
e riaprire la struttura (so che l’Amministrazione Comunale in carica si è già
attivata in tal senso) completando i lavori di riqualificazione e provando
preliminarmente, a mio avviso, a verificare che tipo di contributo alla
gestione possa essere offerto dalla Congregazione delle Suore Domenicane Figlie
del Santo Rosario di Pompei (magari insieme ad un partner privato professionale
selezionato dal Comune di Latiano).
Per
fare cose di questo tipo è necessaria una coalizione politica che abbia, lo
ripeto, le spalle larghe.
E’
il momento, questo, delle spalle larghe.
E’
il momento, questo, in cui ciascuno deve rinunciare ad un po’ di se stesso, delle
sue ambizioni personali, per favorire la costruzione di qualcosa di più grande,
di più utile per la nostra comunità cittadina.
Non
vedo grandi ostacoli al realizzarsi di tutto ciò.
L’opposizione
ha già preso atto, in questi anni, di una sostanziale continuità programmatica
tra l’Amministrazione – Maiorano e le Amministrazioni Comunali appena
precedenti.
Quindi
auspico che ciascuno offra la propria disponibilità a mettersi in discussione,
ad aprirsi all’individuazione - su base
pragmaticamente programmatica - di quel
campo largo che c’è ma che gli steccati eretti dai personalismi non lasciano
ancora intravedere.
C’è
tanto da fare ed una coalizione che vince di un soffio le elezioni, secondo me,
non avrà la forza per farlo; anche il dotarsi di una figura professionale di
raccordo tra Uffici comunali e Politica (un po’ come fece l’Amministrazione –
De Giorgi, che io - meno consapevole di
oggi - criticai per questo), cosa che
secondo me è utile se davvero si intende lasciare alla Politica un ruolo di
profondo ed efficace indirizzo, richiede un livello di consenso che - a voler insistere con questa ansia da
competizione, con la logica del dispetto -
alla fine nessuno avrà. Allo stesso modo, penso che sarebbe utile
incaricare formalmente un cittadino volontario, capace ed esperto, quale
cerimoniere pubblico e per il coordinamento organizzativo, o la direzione
artistica, delle manifestazioni pubbliche (perché credo che Sindaco, Assessori
e Consiglieri Comunali debbano occuparsi di altro): so che soluzioni di questo
tipo susciterebbero sarcasmo, o addirittura scandalo, in una campagna
elettorale, come quelle che ci piace fare qui a Latiano, “lacrime e sangue”… ma
ci sarà pure qualche buona ragione se a Mesagne le stesse soluzioni già da
qualche tempo si attuano.
Mi
piacerebbe mettere a disposizione il mio consenso candidandomi - nell’ipotesi dell’aggregazione di un campo
politico largo - per portare in
Consiglio Comunale, con una lista, un gruppo che abbia forte spessore politico
e significative competenze professionali: un gruppo che nasca da un reciproco
ri-conoscersi, un gruppo in cui trovi protagonismo anche chi si è disimpegnato,
un gruppo che abbia cultura e senso di coalizione (che è l’opposto, in una
alleanza, del pensiero unico), un gruppo capace di condizionare, un gruppo
indisponibile ad ogni prevaricazione, un gruppo, insomma, che sia unione di ciò
che oggi è velleitariamente diviso e che, con la schiena dritta e l’occhio
vigile, contribuisca in maniera determinante al traghettamento della nostra
Latiano verso il futuro che merita.